Macrina Mirti (QUI la sua Pagina-Autore) ha letto IL MANICOMIO DEI BAMBINI, di Alberto Gaino, Gruppo Abele Edizioni.

“Avevo tre anni quando un’assistente sociale mi portò a Villa Azzurra che di quel colore non aveva proprio nulla. Ci finii perché quella buona donna di mia mamma mi aveva avuto da un uomo che della paternità se ne infischiò allegramente, non l’ho mai incontrato. Lei era giovane e sola”. Comincia così – con una storia terribilmente simile a molte altre – questo libro scritto per non dimenticare; per ricordare a chi è vissuto al tempo dei manicomi e per informare chi non c’era. Ma scritto anche per smontare l’illusione che oggi la fabbrica della follia sia altro da quanto era in passato: fenomeno di massa, fenomeno di poveri, manicomi (o realtà troppo simili) come discariche umane e sociali.

Buongiorno. Oggi si tratta di un consiglio, ma non credo che il libro che vi propongo interesserà tutte/i noi. Si tratta di un saggio particolarmente destabilizzante, che tratta di un problema di cui non avevo idea: “Il manicomio dei bambini” di Alberto Gaino, Gruppo Abele Edizioni. Come e perché mi sia venuto in mente di leggere un testo sull’argomento è presto detto: avevo visto un film horror ambientato in un ex manicomio. L’idea era buona, anche se poi lo svolgimento faceva un po’ acqua da tutte le parti. Comunque, ho cominciato a interessarmi all’argomento. Ne è venuta fuori una realtà sconvolgente e sconcertante, precedente alla legge Basaglia del 1978.

Il bello è che in quegli anni non solo c’ero, ma ero anche in grado di ragionare. Vengo, però, da una famiglia di insegnanti e la realtà delle famiglie poverissime, immigrate, in un’epoca in cui i servizi sociali non funzionavano affatto, non la conoscevo. Si finiva in manicomio a due o tre anni per i motivi più disparati: perché il (o anche i) genitore non vi voleva, perché aveva troppe bocche da sfamare, perché si facevano troppi capricci, perché si era irrequieti, perché si imparava a camminare o parlare troppo tardi. A finire in manicomio erano soprattutto gli epilettici. Insomma, una situazione che per me che ho insegnato tutta la vita e che ho iniziato la carriera su posti di sostegno è parsa incredibile.
Continuo a pensarci. Come si fa a condannare un bambino di tre anni, mi chiedo? Forse ci scriverò su qualcosa, non lo so. Al momento ho ancora lo stomaco stretto da una morsa a causa della terribile ingiustizia sociale che molti bambini nati prima del ’78 si sono trovati ad affrontare. Ragazzi con un leggero ritardo, o epilettici (quanti ne ho avuti in classe!) ai quali è stata negata ogni possibilità di una vita normale.
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Viviana Giorgi (QUI la sua Pagina-Autore) ha letto IL GIARDINO DELL’AMORE INASPETTATO, di Iona Grey, Newton Compton Editori.

1925. Selina Lennox è una ragazza di buona famiglia che trascorre la sua giovinezza incantata tra feste, balli e divertimento. Preferisce non preoccuparsi troppo della vita che i suoi genitori hanno pianificato per lei, ed è decisa a rendere memorabile ogni occasione di libertà. Lawrence Weston è un artista squattrinato che in una magica notte d’estate resta stregato dall’esuberante bellezza di Selina. Nonostante sappiano entrambi che uno come lui non potrà mai ottenere la mano di una ragazza come lei, l’amore che li travolge è potente e inaspettato. Quando arriverà il momento di prendere una decisione in grado di determinare il loro destino, che cosa farà Selina?
1936. Alice trascorre un’infanzia solitaria e sente molto la mancanza di sua madre Selina, ma è costretta a vivere con i nonni, fantasticando sulla grande casa in cui vive e sui segreti che nasconde. Saranno proprio le lettere di Selina a svelarle la via d’accesso a quei segreti, con lo stratagemma di una caccia al tesoro il cui premio finale è la sconvolgente verità…

Così così.
L’Inghilterra aristocratica e debosciata degli anni ’20, affogata da alcool e droghe, contro l’Inghilterra degli anni ’30, che si prepara alla seconda guerra mondiale. Il tutto visto attraverso gli occhi di due donne, Selina e Alice, madre e figlia. Alice impara a conoscere il passato della madre seguendo gli indizi di una caccia al tesoro che qualcuno prepara per lei. E conoscerà così anche il suo vero padre.
Quello che mi è piaciuto: la storia d’amore destinata a naufragare tra l’aristocratica Selina e il suo amante pittore e fotografo, il geniale Lawrence. Ciò che non mi è piaciuto: la debolezza di Selina, che obbedisce alle regole della nobiltà e non a quelle del cuore.

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