Roberta Marcaccio (QUI i suoi libri) è nata a Rimini nel 1965 e vive in Romagna.
Ha pubblicato Il cactus non ha colpa con Triskell Edizioni nel 2021, ha collaborato con la rivista Il Colophon e nel 2015 ha ricevuto il Diploma di Merito per il racconto L’Hotel Rimini al concorso Scintille in 100 parole.
A breve uscirà, per CaRoL Books, la nuova edizione dei suoi romanzi Tranne il colore degli occhi (2016) e Ti raggiungo in Pakistan (2017).

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1. Due righe per presentarsi?
Sono sensibile, emotiva e socievole. Allo stesso tempo solitaria e distaccata. Non sono capace di descrivermi, posso raccontare ciò che amo. Amo il mare e l’alta montagna, amo i colori compresi il bianco e il nero. Amo le persone solari e odio ipocrisia ed egoismo. Il contatto con la natura è il modo migliore per rigenerarmi. Sono una Bilancia e ho bisogno di equilibrio.

2. Che genere scrive? Oppure, svolazza di genere in genere come una leggiadra farfalla?
Scrivo storie di vita, storie d’amore in senso lato, non per forza romance canonici. Sono storie in cui l’amore fa da contorno. Mi piace raccontare come le persone vivono le difficoltà della vita e da queste traggano insegnamento. Mi piace mostrare la rinascita delle persone. La rivincita contro le avversioni di ogni giorno. Amo immedesimarmi nei personaggi a provare a comportami come farebbero loro; inventare e sentire dentro di me.
Non ho ancora capito quale sia il mio genere, ho scritto un romanzo di narrativa che si è rivelato un mistery senza assassinio, un romance in senso stretto, un romanzo contemporaneo e una raccolta di racconti. In questo momento sto lavorando a un nuovo contemporaneo e sto collaborando alla realizzazione di un’opera molto insolita per me, un genere totalmente nuovo, sconosciuto e inesplorato di cui parlerò a tempo debito.
Direi quindi che svolazzo abbastanza di fiore in fiore.
Ah! Ho in mente anche un crime femminile…

3. Come scrive? Penna e quaderno? Oppure, tecnologia a tutto spiano?
La tecnologia mi velocizza e di solito la preferisco. Quando però devo focalizzare i pensieri e raccogliere spunti, appunti, idee, uso la carta e la matita o la penna. Non sono fedele a una tipologia, adotto ciò che in quel momento soddisfa la mia pancia: carta sfusa e matita, quaderno intonso con penna e matite colorate, a volte uso le pagine dell’agenda come raccoglitore di promemoria e note che poi ricopio e modifico nell’archivio informatico.
Per raccogliere i risultati delle mie ricerche ho usato Evernote per anni; in questo periodo sono particolarmente affezionata al paper di Dropbox.
Quando devo iniziare a scrivere, dalla prima stesura in poi, mi affido alla mia tastiera.

4. Quando scrive? Allodola, o gufo?
Con costanza e quando posso ritagliarmi del tempo mio per scrivere. Ho premesso “con costanza” perché quando si inizia a scrivere si scrive. È fondamentale per non perdere il benedetto filo. Se scrivo oggi e poi tra una settimana devo, come minimo, rileggere ciò che ho scritto fino a quel momento.
Quindi non ho un tempo preferito, ma un tempo che mi devo ritagliare nella giornata.
Fino a qualche anno fa ero più arzilla di mattina presto, ora mi viene più facile verso sera.
L’ideale sarebbe potermici dedicare nelle ore diurne, ma lavorando si fa di necessità virtù.

5. Coinvolta sempre in quello che scrive, oppure distaccata?
Stracoinvolta al centodieci per cento. Io sono di quelle (per fortuna non sono l’unica) che, mentre tutt’attorno gli altri parlano, vive a fianco dei personaggi, ha la testa nella storia, e rimugina su cosa deve succedere, come fare progredire la narrazione, come fare incontrare i vari soggetti, come terminare il capitolo, cosa fare rispondere o domandare. Immagino, fantastico, mi scrivo frasi e dialoghi in testa (che poi dimentico), e faccio vivere la storia e i suoi protagonisti dentro e vicino a me. Eternamente con la testa tra le nuvole.

6. Scaletta ferrea, o sturm und drang?
Scaletta molto ferrea, ben programmata, dettagliata, pagine e pagine di progetto per descrivere soggetto, personaggi, capitoli, periodo storico, ordine temporale, stile di scrittura, tempo verbale, soggetto narrante… fino a quando qualcuno (di solito uno dei personaggi) e qualcosa (la storia stessa) non intervengono per rompere le uova nel paniere e buttare per aria la mia scaletta. A quel punto diventa una caciara. Chi impreca a destra e chi spinge a sinistra, se non voglio soccombere devo dare voce ai nuovi arrivati: e allora introduco nuovi personaggi che vogliono entrare, acconsento a dialoghi non previsti e lascio che la storia segua il suo corso, che in fondo è un po’ come nella vita vera.

7. Metodica nella scrittura, oppure “quando-posso-non-so-se-posso”?
Metodica senza un orario/momento preciso, anche solo mezz’ora, anche a mano per poi ricopiare, anche solo col pensiero costante o la rilettura… ma tutti i giorni.
Non conto battute o parole scritte e non faccio a gara a chi è più bravo e scrive di più. La gara è con me stessa: darmi un obiettivo e raggiungerlo, puntare a un risultato (ad esempio terminare la stesura di un romanzo) e vincere (arrivare all’ultima parola scritta).
Mi do anche dei tempi, ovvio, una scadenza che cerco di rispettare. Questo mi aiuta a essere costante e a non procrastinare.
Poi a volte capita che non rispetti la data di scadenza, però porto a termine il compito magari con uno sforamento di una settimana, qualche giorno, un mese. L’importante è arrivare in fondo. Tante volte ho finito prima del tempo che mi ero imposta.
Questo metodo (che non ho inventato io) mi consente di guardarmi indietro e osservare le cose che ho realizzato. Con una punta di orgoglio.

8. Legge molto? A noi piacciono i topi di biblioteca.
Sì, leggo molto, tutti i giorni, anche se ho solo dieci minuti liberi prima di uscire, mentre faccio colazione, mentre aspetto che cuocia la pasta, prima di dormire, anche se sono le due di notte.
Non sono veloce, sono abbastanza lenta, non leggo venti libri al mese e a volte neanche due. Il tempo libero mi serve per studiare (sono iscritta a naturopatia e leggo tantissimi libri didattici), per fare ricerche per i libri che scrivo (una delle prossime storie si snoda tra tre regioni italiane e affronta tematiche per me nuove) e infine per il gusto e il piacere di leggere (come lettrice prediligo i gialli e le storie ironiche, ma amo anche la narrativa, il romance e la saggistica; inoltre sono una fan sfegatata di Harry Potter!)

9. I concorsi: nota dolente. Sì, o no?
Domanda difficile a cui non so rispondere perché, a parte un piccolo evento a cui ho partecipato qualche anno fa e che mi ha dato molta soddisfazione, non ho aderito a nessun altro concorso.
Nel 2015 partecipai al concorso Scintille in 100 parole con un racconto breve il cui tema era L’Hotel Rimini. Il mio scritto fu premiato con un diploma di merito; fu una sorpresa enorme, un risultato che non mi aspettavo e che mi riempì di orgoglio e gioia.
Per ora ho una esigua esperienza come partecipante di concorsi. In futuro chissà!

10. Progetti per il futuro?
Tanti! Innumerevoli! Forse anche troppi.
Mentre parliamo, sta per uscire una mia raccolta di racconti e, quando verrà resa pubblica questa intervista, il mio nuovo libro sarà già disponibile. Si intitola C’è poco da ridere e contiene i miei racconti più belli. Il libro esce con CaRoL Books in versione ebook e cartaceo e sarà disponibile su tutte le piattaforme.
Contemporaneamente sto lavorando per ripubblicare Tranne il colore degli occhi e Ti raggiungo in Pakistan (per il primo si tratta di una nuova edizione, per il secondo una ripubblicazione), sempre con CaRoL Books.
Per i nuovi progetti ho un romanzo in valutazione presso un editore, un nuovo libro che sta riempiendo la mia testa e diverse pagine di file sul mio PC , più un’opera insolita che sto scrivendo a più mani, di cui forse parlerò in futuro; e qualche altra idea su progetti vecchi.
Ah! Nei prossimi mesi uscirà un’antologia, pubblicata da Triskell Edizioni, che conterrà un mio racconto molto dolce.
In tutto questo devo anche preparare un esameee, uno dei tanti!
Annamaria, grazie di cuore come sempre per l’opportunità di farmi conoscere e, spero di chiacchierare di nuovo con te.

Mia cara, è stato veramente un piacere!