Al di là del Ponte, appare Nebula, intrisa di nero inchiostro e popolata da semantica. Galleggia e si staglia nel bianco eburneo della Coltre, e si preserva nell’Empasse del contrasto. Così è, imperscrutabilmente oscura tanto più è magnificamente chiara, e impeccabilmente limpida, laddove è definita e nera.
Per chi ci vive e la visita, Nebula è anche un luogo confortante, a patto che non diventi mai interessante. Il tempo, del resto, ha valore di disturbo, e come tale non deve assolutamente accadere. Niente deve rompere l’Empasse.
I suoi cittadini si sentono tutelati e felici. Adorano l’indiscussa universalità delle leggi, e dei loro invalicabili confini.
Per raggiungerla, quindi, bisogna predisporsi a saltare. Cambiare piano, allinearsi.
Solo così si può entrare a far parte di Nebula.

Titolo: La coltre.
Autore: Alessandro Giannotta.
Serie: Tesseract.
Genere: Fantasy.
Editore: Self-Publishing.
Prezzo: euro 9,99 (copertina flessibile).
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“La coltre” di Alessandro Giannotta non è un libro per tutti. E non è colpa sua (del libro, ma neanche dell’autore). Siamo in un mondo di fantasia dove una città, Nebula, convive con una coltre nebbiosa totalmente candida che, ogni sera (ma questa è una deduzione perché il tempo, lì, non procede, gira in cerchio come un criceto), sale e avvolge tutto in un colore e rumore bianco che addormenta, placa, annulla, dissolve. I nebulesi vivono nell’empasse e sono tranquilli, sereni. Felici no, la felicità è una scossa e a Nebula le scosse non esistono, il tempo non scorre, le decisioni vengono prese dall’autorità, ai creativi viene detto, da un Guru, cosa e come devono creare. Nessuno deve raccontare nulla, le cose devono essere evidenti, nessuno sforzo interpretativo, nessuna partecipazione. Se ci pensate c’è un sacco di gente che vorrebbe vivere così. Anzi, a ben guardare ci sono molte persone che vivono così. Nessun giudizio negativo: l’inconsapevolezza, la zona di conforto, è comoda, accogliente, avvolgente come l’abbraccio di una mamma chioccia. Però. Però, nel romanzo, fin dalle primissime pagine, qualcosa cambia. E a cambiarlo siamo noi, io e chiunque si sia avventurato sul Molo, all’ombra del Monolite, in quel mondo tutto bianco e tutto nero, dove si pesca per estrarre inchiostro da seppie e polpi. Cisterne d’inchiostro che servono a creare, scrivere, disegnare una realtà fittizia. Però noi lettrici e lettori siamo l’elemento di disturbo, siamo il Viandante, l’estraneo. Portiamo un cambiamento ed è un cambiamento che ci somiglia, quindi diverso per ognuno di noi. Non c’è nulla di rassicurante, ne “La coltre”. Niente di facile, di fruibile. Ogni pagina (non numerata) una sfida, uno sforzo di interpretazione. Sì, è un libro interattivo, perché leggerlo richiede partecipazione attiva. E chi legge vìola, per la sua stessa presenza, tutte le regole di Nebula, tutti i dogmi del Guru. Se poi, oltre a leggere, amate scrivere e vi cimentate con la creazione di romanzi… beh, leggendo questo libro (esclusivamente cartaceo e non vi spoilero il motivo, ma il motivo c’è) riderete. Riderete moltissimo. Riconoscerete cose e persone, atteggiamenti e alleanze. Che altro devo dirvi? Io l’ho letto, l’ho amato, ho cercato di sviscerarne tutti i livelli di comprensione. Ho prestato attenzione (non è un libro da ombrellone), ho inveito contro l’autore e mi sono divertita a scovare le trappole che ha seminato, i sottotesti, le citazioni (dotte, dottissime, ad alcune proprio non potevo arrivarci ma… tutto viene spiegato), i significati metaletterari. Ve l’ho detto all’inizio, non è un libro per tutti. È scrittura sperimentale dove anche l’allineamento delle righe sul margine ha un significato preciso. All’autore è stato detto che ha una cover orribile, che non venderà nulla, che non sarebbe stato letto neanche se lo avesse regalato. Io l’ho acquistato, l’ho letto, ho trovato la cover perfettamente allineata a ciò che contiene. E arrivo a consigliarvelo, pensate un po’.
Quattro stelline.

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Copertina: elaborazione Canva. Foto inviata da Laura Costantini. Cover del libro recensito.