Se potesse fare di testa sua, Tristan Bawden vivrebbe nella felice condizione di raffinato nullafacente, come si addice al figlio cadetto di una nobile famiglia. Questo, se il suo fratello maggiore, il Marchese di Edgerton, non l’avesse destinato alla poco desiderabile carriera di ecclesiastico: la morte sociale, per un giovane con ambizioni di eleganza. Un matrimonio d’interesse con una bella ragazza di buona famiglia potrebbe essere la sua salvezza… se dei riccioli rossi e delle graziose fossette non rischiassero di fargli riconsiderare quella seccante faccenda della carriera. Fossette e riccioli che appartengono però a una ragazza su cui una persona del suo rango non dovrebbe mai posare gli occhi, a meno di non mettersi contro il suo mondo… e soprattutto, suo fratello, il marchese!
Un’altra commedia leggera * * * *
Confesso che sulla base della sinossi non mi aspettavo molto: è vero che Tristan è solo un quartogenito, ma è comunque il fratello di un marchese; e quindi mi pareva impossibile un lieto fine con una cameriera, sia pure figlia di due locandieri (che poi vuol dire di famiglia benestante, come a un certo punto arriva a pensare Tristan: ah! l’amore). Però stimo troppo la Ciuffi e quindi speravo che sarebbe riuscita a trovare una soluzione. E l’ha trovata! Intendiamoci, non aspettatevi che Gracie sia in realtà una nobildonna almeno per parte di padre. Niente affatto: l’autrice non si abbassa a questi mezzucci e sceglie piuttosto una via rivoluzionaria alla Richardson. Accompagnandola con dialoghi scoppiettanti e insieme naturali e con una straordinaria capacità di rappresentare psicologie con pochi tratti, il tutto in un ritmo narrativo sostenuto e avvincente.
Linda Castillo, In un vicolo cieco
Gli Slabaugh sono una famiglia prospera e laboriosa della comunità amish. Ma un orribile incidente porta alla morte i genitori e lo zio, lasciando orfani i quattro ragazzi. Il capo della polizia Kate Burkholder, nata e cresciuta Amish, sa che per loro sarà ancora più duro perdere l’innocenza e affrontare il dolore. E quando scopre che una delle vittime ha subìto una ferita alla testa prima del decesso, si immerge con determinazione in un’indagine di omicidio, forse legato ai recenti casi di persecuzione della minoranza amish. I superiori le affiancano John Tomasetti, collega, amante e amico, e davanti a una nuova missione insieme, Kate sarà costretta a rendersi conto di quanta profondità ci sia nel loro rapporto e dove potrebbe portarli. Ma non è la sola superficie oltre la quale dovrà andare. Kate dovrà scavare anche nel suo passato di Amish per trovare la forza di spezzare il silenzio di una comunità chiusa, protettiva, ostile a ogni intervento esterno, che nasconde molte verità insidiose.
Un thriller appassionante, in cui il pericolo e l’azione sono resi ancora più intensi dalle atmosfere rarefatte che circondano i protagonisti.
Discreto * * *
Giallo a tinte forti, come al solito, ma per più di un motivo. Personalmente avrei gradito qualche altro dettaglio sulla conclusione perché la ricostruzione dei fatti non mi ha convinto del tutto.
La storia d’amore fra Kate e John procede con lentezza patologica e forse l’autrice avrebbe potuto fare a meno di alludere tante volte e addirittura con le stesse parole al passato della protagonista.
Cecil Bertod, Ti amo ma non posso
Dall’autrice del bestseller Non mi piaci ma ti amo. Sam lavora da quattro anni al «Chronicle» e, dal primo momento in cui l’ha incontrato, è segretamente innamorata di Dave, il vicedirettore del giornale. Nonostante faccia qualsiasi cosa per essere notata, non sembra avere speranze: è timida, insicura e un po’ troppo in carne, mentre Dave ama il lusso, le modelle e ai sentimenti preferisce i flirt di una sera. Quando lo vede in TV accanto a una donna bellissima, Sam si rende conto che non può continuare a sprecare il proprio tempo dietro a un sogno irrealizzabile. Basta con Dave! Durante la settimana della moda di San Francisco, che vede Dave e Sam presenti per lavoro, il bel giornalista scopre però una ragazza che non sospettava esistesse: Sam è molto di più della schiva e silenziosa redattrice sempre infagottata nella sua felpa di pile. Ma anche per lei quei giorni saranno decisivi. Forse ha più d’un motivo per credere in se stessa. E forse c’è qualcuno che, molto prima di Dave, se n’era già accorto…
Un’autrice da oltre 90.000 copie.
Tra Il diavolo veste Prada e Il diario di Bridget Jones, un romanzo divertente, emozionante e romantico
«Se cominciate questo romanzo affamate della sua grande ironia, le sue battute acute e irriverenti, i sospiri, le risate, l’irritazione… insomma tutta la gamma di emozioni assicurate dal marchio Bertod, allora avete trovato pane per i vostri denti.» Crazyforromance.
«Cecile Bertod ha uno stile impeccabile, una lingua perfetta e un esilarante senso dell’umorismo.» Anni di nuvole.
Cecile Bertod ha trent’anni, è una restauratrice archeologica e vive a Napoli. Tra un restauro e l’altro, ama leggere. Ha iniziato a scrivere con un fantasy, poi ha proseguito con il rosa. Nutre una certa avversione per i nerd, le cene alla romana e la piastra per i capelli. La Newton Compton ha già pubblicato, con notevole successo, Non mi piaci ma ti amo (tradotto anche in lingua inglese) e Tutto ma non il mio tailleur.
Un romanzo mediocre * *
Per le prime 100 pagine non ho fatto che sbadigliare e più volte sono stata sul punto di buttare la spugna, sopraffatta e rimbambita da una babele di personaggi, di cui spesso non arrivavo a capire non dico la personalità, ma addirittura il sesso. Non parliamo poi di ricostruire le azioni della protagonista, una novella ‘amleta’. Infine la trama si è sbloccata e ho cominciato ad orientarmi. Qualche volta ho pure riso, lo ammetto.
Il problema maggiore, oltre alla lentezza, secondo me, è il finale: mi ha fatto proprio venire voglia di prendere a schiaffi la protagonista. Non che lo avrei fatto neanche se avessi potuto, ma come si fa ad essere così masochiste?
Qualche refuso di troppo. Mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse perché più volte vengono riportati in corpo minore i bla-bla di una radio più citazioni in inglese, che immagino appartengano a qualche canzone. Ma probabilmente non capirei: sono troppo vecchia per queste cose.
Sulla Bertod mi permetto di dissentire, non l’ho trovato affatto mediocre, anzi. Nella selva di romance moderni “Ti amo ma non posso” lancia un messaggio di grande positività e coraggio.
Anche la scelta finale di Sam rappresenta la sua autenticità. Sì, neppure io sono d’accordo con lei e avrei scelto altro, ma l’alternativa era decidere sulla base di “ciò che farebbero tutti”, non ciò che farebbe Sam.
Non vado avanti, altrimenti spoilero 😛
Grazie per il tuo intervento, Eiry.
Il problema è che io mi identifico troppo con le protagoniste.