Nel 1947 è morta una donna che aveva cambiato il mondo.
Mmm, magari così è eccessivo.
Proviamo in questo modo.
Nel 1947 è morta una donna che nel 1905 aveva pubblicato un libro ambientato nel 1792. Potrebbe essere eccessivo dire che ha cambiato il mondo, l’immaginario collettivo, la storia della narrativa e dell’intrattenimento. Potrebbe essere estremamente eccessivo dire che senza di lei un altro autore, nel 1919, non avrebbe avuto l’idea che ha in effetti avuto. Però nel 1919 quella stessa donna di titoli ne aveva pubblicati già sei, e quell’anno ne uscì un settimo. Quindi… quindi, proviamo a immaginare che davvero, senza di lei e senza il successo delle sue opere, l’altro magari avrebbe pensato “mah, non me lo comprerà nessuno, mangiare bisogna, facciamo che scrivo qualcosa di diverso”. E che quindi, magari, non essendoci stato lui a fare una certa cosa nel 1919, non ci sarebbe stato nessuno ad ispirarsi a lui nel 1939. E che quindi, magari, non essendoci stato nessuno a fare una certa cosa nel 1939, non ci sarebbe stato nessuno a fare “una cosa completamente diversa però ci sono delle assonanze” nel 1963.
Ecco.
Nel 1947 è morta una donna che nel 1905 aveva pubblicato un libro ambientato nel 1792.
Senza di lei potreste non aver mai avuto Zorro, Batman, Iron Man. Senza di lei la storia della narrativa e dell’intrattenimento potrebbe essere diversa. L’immaginario collettivo potrebbe essere diverso. Il mondo potrebbe essere diverso.
Nel 1947 è morta la donna che per prima aveva messo al mondo il concetto di “eroe con un’identità segreta”. Ed essendo morta nel 1947, nel 2017 i diritti sulle sue opere sono scaduti. Ed essendo scaduti i diritti, chiunque può pubblicare i suoi libri senza pagare un soldo, o tradurli, sempre senza pagare un soldo. Il che significa che “io”, singola individua senza casa editrice alle spalle, senza rete di sicurezza, posso permettermi di fare quello che desideravo fare da decenni: metterli in mano a qualcuno che non sa l’inglese, e darglieli tutti, non “solo il primo e poi mi fermo”, non “solo il primo e poi aspetto diciotto mesi e poi un altro e poi boh, vediamo”, ma tutti, cosa che in Italia non è mai successa (giuro, l’unica e ultima edizione “integrale” del ciclo della Primula Rossa è stata negli anni 60 e in realtà si sono fermati prima della fine). E per giunta, posso levarmi lo sfizio di rimaneggiare la sequenza mettendoli il più possibile in ordine di cronologia interna invece di saltellare avanti e indietro nella linea temporale. E come se non bastasse, dato che Amazon permette di scegliersi un “marchio editoriale” di fantasia anche se non si è una casa editrice, posso levarmi lo sfizio di ripescare un mio vecchio nickname e usarlo per rendere più facili le eventuali ricerche, visto e considerato che di traduttrici che si chiamano Sara Benatti ce ne sono due, e anche se lei (gran donna fra parentesi, ottima traduttrice e ottima persona, le voglio un bene dell’anima) usa “Sara A. Benatti” con l’iniziale puntata a volte i sistemi ci confondono (che è anche il motivo per cui a un certo punto ho iniziato a firmare i lavori mettendoci pure il mio secondo nome).
E quindi, ecco Saliranda – l’anagramma di Sara Linda – con tante scoppiettanti intenzioni di traduzione per più avanti, quando avrò terminato questo progetto… o forse anche durante, chissà. Perché di libri “vecchi”, a diritti scaduti, e che vorrei tanto farvi leggere, ce ne sono un bel po’.
P. S. S. – post-scriptum scientifico: non è una primula. È un centonchio. Che per decenni è stato tradotto con “primula”. Colpo di fortuna: in seguito, tutti i vari tipi di centonchio sono stati riclassificati tra le primulacee. Pensate un po’, potevamo ritrovarci con “Il Centonchio Scarlatto”.
Parigi, settembre 1792. Il sangue scorre, la ghigliottina reclama nuove vittime ogni giorno, e alla Porta Ovest un sergente sbruffone sta per scoprire che qualcuno è molto, molto più furbo di lui.
Dover, settembre 1792. La cucina lavora a pieno regime, la pioggia si rifiuta di smettere, e dei viaggiatori provati dalla traversata della Manica stanno per fare un incontro poco gradito.
Londra, settembre 1792. La grande novità della stagione è l’Orfeo di Gluck, agli eventi mondani compaiono sempre più volti che proprio non sono inglesi, e una giovane donna sta per scoprire un segreto molto importante.
E uno più importante ancora.
TITOLO: La Primula Rossa.
AUTRICE: Emma Orczy.
TRADUZIONE: Sara Linda Benatti.
GENERE: Romanzo storico: Avventura.
EDITORE: Saliranda (Prima edizione, 20 marzo 2020).
PREZZO: euro 5,99 (eBook).
LINK per l’acquisto.
Sara Linda Benatti dice di risalire a tempi immemorabili, e difatti non si ricorda di quando è nata. Però si ricorda di essersi innamorata di Sandokan più o meno a tre anni. Ha giocato a Pong su un Commodore 64 e viaggiato in lungo in largo per Fantàsia con Bastiano a sette anni e per la Spagna con Don Chisciotte a dieci, in un’epoca in cui Internet non esisteva ancora, i libri di casa erano tutti di carta e la possibilità di leggerli o no dipendeva dall’altezza dello scaffale (e l’edizione integrale illustrata, essendo grossa e pesante, stava in basso). Passa ancora la maggior parte del tempo in vari tipi di altrove e altroquando inventati da qualcuno, oppure immersa fino al mento nei gomitoli. Ha un paio di lauree inutili, un triceratops da compagnia, e una tendenza quasi irrefrenabile a parlare per ore se la conversazione finisce su libri o serie tv.
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