Nasce con la musica, Veronica Niccolai. Ma da lì a fermarsi a quello, ce ne corre: vocalist e autrice delle ‘Kimagure’, voce radiofonica per Radio Bruno, per poi scoprire di sé che è anche brava come autrice, già premiata e conosciuta, senza tralasciare ora anche il ruolo di giurata in blasonati premi letterari. Ma tu in realtà chi sei Veronica, e qual è il tuo approccio con la vita e l’arte?

‘L’arte è qualcosa che ha sempre fatto parte della mia vita, da un lato perché i miei genitori sono due artisti (mia madre dipinge e mio padre componeva e suonava in un complesso), dall’altro perché il percorso che ho intrapreso mi ha permesso di entrare in contatto con molte sue forme e mi ha dato la possibilità di collaborare con persone di talento che mi hanno arricchito sia da un punto di vista umano che professionale. Come spesso ripeto, per me nella vita è importante “condividere” e trovare punti di incontro, lasciando da parte il proprio ego personale.’

Veronica, mi parli di arte come punto d’incontro e condivisione, tralasciando il proprio ego: sarà perché hai fatto (e fai ) anche musica, ambito in cui le rivalità sono meno accese che nelle Lettere. Come ti spieghi invece tanta rivalità che (purtroppo) esiste tra chi scrive?

Al contrario di quanto si pensa, le rivalità nella musica sono tante se non di più che in ambito letterario: purtroppo l’invidia è un male comune, specialmente in campo artistico… L’importante è non lasciarsi condizionare da chi cerca di demolire gratuitamente il nostro lavoro e saper riconoscere con umiltà le critiche costruttive che ci vengono fatte.

Esistono nello scritto ‘note stonate’ che hanno comunque un ruolo nel testo? In ogni caso, come le riconosci?

Credo che la perfezione consista proprio nell’imperfezione… Talvolta, una strategia vincente può essere quella di mettere in evidenza un difetto anziché cercare di nasconderlo, così da farlo apparire al pubblico come qualcosa di voluto. Magari da una “nota stonata” potrebbe nascere un nuovo accordo!

Collaborare con altri artisti ti ha arricchito sotto il profilo artistico e umano. Cosa invece fa più male alle Lettere oggi, quali atteggiamenti?

Incontro spesso persone convinte di aver scritto la storia più bella del mondo e che si presentano come scrittori affermati. Da parte mia credo che uno scrittore, o un artista più in generale, dovrebbe mettersi continuamente in discussione, sentirsi sempre “alla ricerca”, non al traguardo prima ancora di cominciare.

Perché hai scelto il fantasy come argomento principale della tua scrittura (la saga di Wolves, nda) avendo iniziato con un altro tipo di libro?

In realtà mi è capitato di scrivere un fantasy per caso, da una “sfida” che mi ha lanciato un’amica, anche se ho sempre amato il genere fin da quando in Italia non era ancora così popolare. Ho sempre scritto di tutto senza pensare di seguire un filone in particolare, lasciando libera la mia immaginazione.

Qual è la caratteristica più umana e reale del genere di cui scrivi?

Sicuramente, nell’urban fantasy, l’ambientazione in un contesto realistico. Molti preferiscono ambientare questo genere di storie all’estero, o in città immaginarie, mentre io amo moltissimo l’Italia e preferisco far muovere i miei personaggi tra le tante meraviglie, talvolta sconosciute, del nostro paese.

Cantautrice, conduttrice radiofonica, scrittrice, membro di prestigiose giurie letterarie… E sei ancora giovane! Dove vuole arrivare Veronica ‘da grande’? cosa ti piacerebbe fare che non hai ancora fatto?

Non escludo mai niente a priori: se mi si presentano occasioni che ritengo valide, generalmente le accolgo un po’ come “segni del destino”

La musica sta vivendo la stessa crisi dell’editoria, o c’è differenza di proporzione tra i due ambiti?

Credo che l’arte stia soffrendo parecchio in generale, ma che allo stesso tempo ci siano in giro tante idee e tanta voglia di risollevarci.

Cosa ti piace della Letteratura di oggi e cosa eviti accuratamente? 

Leggo un po’ di tutto, anche i cosiddetti “fenomeni di massa”, spesso considerati “trash”, perché sono convinta che per capire il pubblico si debba conoscere anche ciò che non ci piace.

C’è qualcosa del tuo metodo di lavoro che reputi unico, valido solo per te stessa? E cosa cambieresti in tal senso?

Credo di potermi ritenere una persona metodica, sono la cosiddetta “goccia che scava la roccia”.

Fai una promessa ai tuoi lettori.

Un promessa? Rimanere sempre coerente con me stessa e con le mie idee.

Penitenza se non dovessi mantenerla?

Io mantengo sempre le mie promesse (sorride).