D’inverno gli alberi dormono. Il riposo vegetativo è il loro letargo, il metodo che hanno affinato in milioni di anni per affrontare il freddo, tentando di raggiungere vivi la bella stagione.

Foto di E.C. Bröwa

Non tutti gli alberi, però, in inverno dormono. A vegliare sul bosco restano i sempreverdi, sulle mie montagne gli abeti, che spiccano con il loro verde serioso in mezzo a tutti gli altri alberi svestiti.
Ci sono abeti solitari, che devono essere forti e maestosi per riuscire ad affrontare le tempeste invernali che li spezzerebbero se non fossero ben radicati. Altri abeti vivono in foreste, e per loro la vicinanza è il miglior rimedio contro le bufere, che affrontano appoggiandosi gli uni agli altri, sorreggendosi a vicenda; nel loro caso è l’unione che fa la forza.

Foto di E.C.Bröwa

Ma che cresca solitario o in gruppo, l’abete mantiene i rami rivolti verso il basso, così che la neve gli scivola addosso senza provocare danni. Quando il peso diventa eccessivo, i rami si incurvano e si liberano di quell’ingombro fastidioso con movimenti quasi impercettibili che a poco a poco lo fanno scendere lungo tutta la chioma, fino a terra.

Foto di E.C.Bröwa

Chi vive in montagna sa di dover essere un po’ come gli abeti, capace di farsi scivolare addosso le nevicate di guai, imparando quando affrontarle flettendosi e quando a muso duro.

Primavera, estate, autunno, inverno: momenti su una linea circolare senza fine, che scandiscono l’anno, e non solo. Sulle montagne, le stagioni hanno bellezza e fascino unici, ma possono racchiudere in sé anche un’altra storia, una storia antica di milioni d’anni, che parte da ere remote, attraversando il tempo della terra, quello della natura e quello degli umani.
Ha modo di accorgersene Pietro, abitante della città che ogni tanto ama camminare in montagna, il quale, durante un’escursione che minaccia di finire male, fa un incontro capace di fargli scoprire, a poco a poco, un universo nuovo e differente, un altro modo di guardare la realtà e, forse, di trovare un’«anima» dove mai avrebbe immaginato che se ne potesse celare una.

Per leggere l’anteprima di Le cinque stagioni della montagna: QUI.