Una parola per spiegare Patrick Fogli? Credibilità. È infatti quello il suo punto di forza (o almeno lo è secondo me) che trapela dai suoi libri, dalle sue riflessioni, dalle sue parole. L’attualità è tutta in un personaggio, quale lui è, che sa avvincere e trafiggere al petto con la spietatezza dei termini che, come egli stesso spiega, hanno un loro ben preciso significato e distorcerli muta ogni prospettiva. Ecco perché la parola che meglio gli si addice, secondo me, è, appunto, credibilità.

Patrick, il tuo scrivere sa di impegno umano: cosa vuol dire impegno umano oggi, e lo stiamo perdendo o solo modificando? Non so dirti se si tratti di impegno umano, so che vorrebbe essere un racconto da diverse angolazioni e con temi differenti di quello che vedo e che vivo. Mi interessano gli esseri umani e i loro sentimenti e credo che la paura, l’incertezza, l’inquietudine, siano oggi i sistemi migliori per raccontarli. Per tentare di rispondere alla seconda parte della domanda, non stiamo perdendo la nostra parte umana, l’abbiamo solo rinchiusa in uno spazio sempre più piccolo. Siamo stati la terra dei comuni, oggi siamo il territorio della singolarità, ognuno di noi chiuso nel suo piccolo mondo, braccati dall’insoddisfazione e a caccia di qualcuno a cui dare la colpa.

Spieghiamo in due parole ai nostri lettori chi è Alfa? Ognuno di noi. Noi siamo Alfa. Se fossimo diversi anche la storia che racconto nel libro lo sarebbe. Non ha spunti presi dalla Storia o dalla cronaca, ma è il romanzo più reale che abbia mai scritto. Alfa è paura, quella che non ti aspetti, che può colpirti senza un motivo, solo perché esisti. L’uomo nero riportato nella realtà, scaraventato nell’età adulta dai tuoi sogni di bambini. Solo che non è un mostro o un fantasma e potrebbe essere chiunque.

Quanto ti emoziona scrivere e quanto invece finire l’opera? Scrivere mi diverte moltissimo, come mi diverte moltissimo pensare una storia. Così tanto che, se ne arriva una nuova mentre sto scrivendo, devo sforzarmi di darle le coordinate fondamentali e di metterla da parte. Finire un romanzo è curiosità, non so cosa è venuto fuori, finché non mi rileggo ogni cosa è possibile.

Non ti farò domande specifiche sull’impegno sociale, solo una domanda sulla letteratura in generale: deve avere un ruolo civile e sociale per forza? C’è chi dice sì, chi dice no, chi dice ‘nì’… Tu? La letteratura è tante cose. È Camus ed è Dumas, è Handke e King, è DeLillo e Rushdie. La letteratura è l’autore e la sua storia, ognuno la interpreta come vuole, diversa da libro a libro. E sarebbe interessante capire che cos’è l’impegno sociale, che spesso è proprio dove non sembra che sia.

Cosa rispondi se ti chiedo quali pagine non riscriveresti di un qualche tuo libro? Che una volta usciti non rileggo mai i miei libri, quindi non lo so. Forse proprio per non saperlo.

Cosa ti suona dentro quando scrivi e come ti accorgi quando stona? Difficile rispondere. Dal punto di vista della trama, se c’è un punto su cui continuo a riflettere, significa che non torna. Dal punto di vista della lingua, rileggo sempre a alta voce quello che scrivo. E deve suonare, è una specie di metrica, non saprei spiegartela meglio. A volte è anche questione di una singola parola. Ma la frase deve avere quel ritmo, quella cadenza. Vado a orecchio e di solito funziona.

Cambiamo argomento. La vita di un autore oggi è fatta di pochi (a volte zero) soldi e tanta passione: come si concilia la vita di ogni giorno con il tempo (e lo stato d’animo) necessario per scrivere? Facile. Tagliando le ore di sonno.

Come bilanci la tua emotività e la razionalità necessaria per scrivere di argomenti scottanti (vedi quelli su mafia e strage di Bologna)? Con la curiosità, forse. I due romanzi che citi vengono da anni di ricerche e la storia – quella vera – l’avevo così tanto assimilata che è uscita da sola. In altri casi cerco di tenere il mirino sui personaggi. Ho l’ambizione di raccontare persone, non caratteri e tentare di farlo riesce, credo, a conciliare interiorità e ragione.

Patrick, fai una promessa ai tuoi lettori. Che scriverò sempre quello che mi pare, senza condizionamenti

Penitenza se non dovessi mantenerla? Non ce n’è bisogno, non potrei più scrivere.

È nato a Bologna ed è ingegnere elettronico. Ospite al Festivaletteratura di Mantova, finalista al Premio Scerbanenco al Noir in Festival di Courmayeur, è considerato dalla critica uno degli scrittori più interessanti e originali della narrativa italiana di oggi. Per Piemme ha scritto Lentamente prima di morire – il cui protagonista, Gabriele Riccardi, torna anche ne La puntualità del destino – L’ultima estate di innocenza e i romanzi Il tempo infranto, sulla strage alla stazione di Bologna, e Non voglio il silenzio, con Ferruccio Pinotti, sull’omicidio Borsellino e la trattativa Stato-mafia. Ha scritto con Stefano Incerti la sceneggiatura di Neve, il nuovo film del regista napoletano. È di quest’anno Io sono Alfa.