EDITING IN ITINERE = FARE IL PUNTO

Scrivere un romanzo, un racconto è viaggiare. Lo fai per una gran varietà di motivi: dal desiderio di allontanarti da dove sei alla necessità di raggiungere una particolare destinazione (desiderio e necessità sono termini intercambiabili).
Ma nessun viaggio è al cento per cento alla cieca, è importante controllare ogni tanto se la rotta è giusta.

Hai cominciato a scrivere una storia. Perché proprio quella? Avevi in mente una prima scena molto bella? Sapevi cosa volevi comunicare al lettore? Avevi una specie di sinossi quasi fatta?
Per qualsiasi motivo tu abbia cominciato, la vera bussola è “cosa volevo dire al lettore”. Dire non significa fargli subire la lezione, ma comunicargli emozioni e/o opinioni. La tua storia è sulla giusta rotta se le emozioni che volevi comunicare si sentono e le opinioni che volevi far conoscere hanno preso corpo in persone e non in manichini.

Alcuni esempi.
1)Volevi scrivere una storia romantica-frizzante? Ogni tanto fermati e rileggi. È romantica-frizzante o romantica-drammatica? Soltanto tu lo sai. Quindi soltanto tu puoi sapere se stai rispettando la consegna.
2)Volevi un “giallo” classico, una storia di indagine e sta virando sul thriller? O viceversa?

Se rileggendo ti accorgi che la storia cambia, hai alcune alternative: la abbandoni (sta lì, prima o poi capirai come assestarla), la forzi a seguire le tue direttive (non funziona, la tua frustrazione aumenterà e finirai per odiare quello che scrivi), ti adegui ma questo ti porterà a modificare anche quello che avevi scritto all’inizio quando avevi un’idea un po’ diversa. Una storia è meglio della vita: si può tornare indietro, modificare le aspettative, riscrivere l’inizio, cambiare i personaggi. È peggio, perché nessuno ha il diritto di recensire la tua vita, ma tutti i lettori potranno recensire la tua storia.

Non ho parlato soltanto di emozioni da comunicare ma anche di opinioni da far conoscere. Questo è MOLTO difficile.
Ovviamente evita i proclami e controlla di mettere in scena persone e non manichini.

Alcuni esempi.
1)Volevi una storia che condannasse la violenza sulle donne? Ti accorgi che tutte le donne in scena subiscono violenza; questo appiattisce e dà l’idea del pistolotto, dell’omelia, del “basta che me l’hai già detto”. Anche se è storia drammatica, ricordati che il buio si nota meglio accanto a un pizzico di luce.
2)Volevi scrivere un romanzo storico? Controlla che i due aspetti, invenzione e rigore storico, siano ben bilanciati e viaggino su due binari paralleli. Se scopri che accade fissa un appuntamento a invenzione e rigore e falli incontrare! Nessuno lo farà al posto tuo. Come scoprire se accade? Trucco da mestierante: evidenzia con un colore i pezzi solo storici e con un altro i solo invenzione. Deve restare buon spazio per una terza parte di incontro.

Perché ho parlato di editing in itinere di assoluta competenza dell’autore? Perché soltanto tu puoi sapere cosa avevi in mente.

Ma non ho ancora spiegato due parole: quel “ogni tanto” ricorrente. Diciamo che è come il “sale q.b.” delle ricette. Quanto basta. Il mistero assoluto. Ormai ho dei ritmi consolidati (noir da 340 mila battute? Dopo 100 mila circa, mi viene voglia di fermarmi e dare un’occhiata. Capita che spesso la parte iniziale debba subire modifiche corpose.) Ogni autore ha i propri tempi e sa quando fermarsi all’autogrill per caffè, pipì e benzina. Quando senti che subito dopo accadrà qualcosa di molto importante (un picco nella storia, uno di quei momenti che il lettore deve memorizzare. Di solito, quando viaggio, mi concedo una sosta prima di un tratto pesante) fermati, prendi fiato e dai una letta.

Ripeto che le beta a cui hai già parlato del romanzo non servono a un tubo in questa fase. Perché sanno meno di te e insieme caricano di aspettative quello che leggono, trovano nel romanzo quello che hai anticipato a parole ma non sei riuscita a mettere.

EDITING ALLA FINE = VALUTAZIONE DEL RISULTATO

Se soltanto tu sai cosa volevi scrivere, soltanto tu sai se c’è una possibilità che la tua storia sia come la volevi. Attenzione “Una possibilità”. Per chi ci acchiappa di matematica: condizione necessaria ma non sufficiente.