Si conclude con questa puntata la serie di risposte alla domanda che avevo pubblicato nel Blog: Come nasce una storia. Procedete liberamente, seguendo l’ispirazione, senza nessuno schema? Oppure costruite la trama e le scene in modo dettagliato?
Le idee in me nascono un po’ da sole, a volte dalla suggestione che mi suscita un luogo (è per questo che spesso colloco le mie storie all’estero, non per esterofilia sfrenata), a volte da un flash che spesso riguarda il primo incontro dei due protagonisti. Poi da lì vado a mano libera, senza schemi e neppure senza una sinossi precisa in testa. Chi scrive romance, tanto, sa come andrà a finire la storia. Scherzi a parte, non sono certo una da prendere a esempio, sono disorganizzata e poco scientifica. Ogni tanto, di solito quando arrivo a 3/4 della stesura, prendo in mano carta e penna (aiuta la mia concentrazione) e cerco di riordinare le idee facendo una specie di scaletta, punto per punto. Ma poi non è detto che la segua. In ogni caso, credo che ci siano delle regole da seguire (Stephen King docet), ma io faccio come mi viene, non le seguo. Cerco solo di scrivere tutti i giorni, anche se solo poche righe, e rileggo la parte scritta il giorno precedente prima di ricominciare. Altro non saprei dire. Mi reputo solo un’artigiana (mi piace definirmi scrittrice e non autrice), quindi credo molto nel lavoro sul campo. L’ispirazione – se poi di ispirazione si tratta – viene mentre scrivo (e a volte mentre cammino o non riesco a dormire).
Come nasce una storia? Da una lettura, da un pensiero, un ricordo o dall’immagine di un film. Per me sono anche sogni e pensieri notturni. “Roma 40 d. C.” è nata nelle mie notti insonni, nel buio Rufo & C erano personaggi quasi reali. Poi però dal sogno si passa alla pagina, qui sta il difficile. Come dice il proverbio: dal dire al fare. In questo caso, dal sognare o immaginare al mettere sullo schermo di un PC o sulla carta. L’importante è dare continuità e coerenza alla storia in embrione. È dura portarla alla fine, aggiungere scene, dialoghi, descrizioni. Il mio è un film immaginario che si srotola nella mente: i personaggi parlano, ridono, vivono e sono reali. Li vedo io, devono vederli anche i lettori. Io stessa a volte sono sorpresa da ciò che accade ai miei personaggi ed è bellissimo. Restare sorpresi dalle proprie storie, fare in modo che poi si compongano come in un puzzle ben riuscito è la più grande soddisfazione per me. Ho in mente un accenno, la storia in generale. Nei particolari scendo quando la scrivo. Ho sempre chiaro nella mia testa un po’ sopra le righe che il compito di un autore è quello di sedurre e incuriosire, promettere la “felicità” al lettore. Ogni storia quindi è un impegno che prendo con chi mi legge. Per questo ogni libro è ansia e una “terra incognita” che mi mette un po’ di strizza. Ho gli ingredienti, sono come un cuoco che maneggia carote, cipolle, pesce, carne, riso… assemblo e poi rimango pietrificata in attesa dell’opinione di chi assaggia il mio piatto (o il mio libro…). E se il lettore “mangia di gusto” finalmente mi rilasso. Si è capito che mi piace scrivere e pure cucinare?
Come scrivo? Ho una scena iniziale, so bene la sensazione che voglio comunicare e il tema del romanzo. Se è un noir, si scopriranno assassino e movente, se è un romance finirà bene. Scrivo veloce, senza appunti, senza niente, spesso senza rileggere neppure una riga dopo un’interruzione. Ispirazione? Facce e voci, luoghi e ricordi. Ma finita la prima stesura e dopo averla lasciata decantare, comincia il lavoro serio. Ringrazio Babette per avermi consentito di riciclare un pezzetto scritto per Mara Roberti, pezzetto che ora copio e incollo.
spoiler spoiler su MORTE A DOMICILIO…
Due parole guida per chi scrive (e legge) noir (e non solo).
Se dico due intendo due: coerenza e movente.
La mancanza di coerenza allontanerà chi legge noir e un buon approfondimento sul movente inviterà ad acquistarne altri tuoi.
Spesso la lettrice e il lettore leggono velocemente, a spizzichi, ma di solito chi legge noir ha buona memoria e un buon allenamento a riesaminare mentalmente i fatti narrati, disponendoli in ordine cronologico anche se li ha incontrati in ordine diverso. Mi spiego meglio: in una storia è normale fare riferimento a eventi precedenti, anzi a più eventi precedenti, e non sempre si cita prima il più antico. Spesso c’è un lavorio di scavo a ritroso nel tempo. Ecco, parlando con chi legge noir, ho riscontrato la tendenza o la capacità a risistemare gli eventi e in modo cronologicamente corretto.
Quindi chi legge noir trova abbastanza facilmente incongruenze temporali e spaziali.
Come risolvere il problema di fornire un romanzo impeccabile (si spera)?
Che siate “da scaletta” o “all’arrembaggio” (come me) è opportuno, dopo aver scritto la parola fine (che scriverete molte volte!), aprirsi un file nuovo e scrivere la storia del delitto. Un chiaro elenco puntato e numerato in cui non compare il romanzo, ma proprio il delitto.
Esempio? Il mio primo Mariani, “Morte a domicilio”.
1) anni prima Mariani, durante un’indagine sull’omicidio di una prostituta (X), commette l’errore di rendere pubblico l’agendina della vittima, in cui compare anche il nome di una donna che ha abbandonato il mestiere, si è sposata, ha una figlia e continua a frequentare la prostituta X perché le “fa i capelli”.
2) la leggerezza di Mariani distrugge la vita di Y: il marito si uccide per la vergogna, uccidendo anche la bambina.
3) Y, anni dopo, tenta il suicidio buttandosi dal balcone. Non muore ma trascorre molto tempo in ortopedia dove conosce la madre di Mariani (volontaria AVO). Comincia a pensare alla vendetta.
Non procedo oltre perché è già chiaro che non ho lavorato al meglio. Riprovo. (Chiaro perché ho consigliato PC e non carta e penna?)
1) una donna abbandona il mestiere di prostituta, si sposa, ha una figlia. Continua a frequentare una ex collega (X) soltanto perché le “fa i capelli”.
2) qualche anno dopo X viene uccisa.
3) Mariani, durante le indagini, commette l’errore di rendere pubblico l’agendina della vittima, in cui compare anche il nome di Y.
4) la leggerezza di Mariani distrugge la vita di Y: il marito si uccide per la vergogna, uccidendo anche la bambina.
5) Y, anni dopo, tenta il suicidio buttandosi dal balcone. Non muore ma trascorre molto tempo in ortopedia dove conosce la madre di Mariani (volontaria AVO). Comincia a pensare alla vendetta.
In pratica questo è l’antefatto che Mariani e chi legge scoprirà poco per volta.
Lo stesso lavoro deve essere realizzato per ogni delitto, mettendo ordine nei passi dell’assassino che scopriremo poco alla volta e non sempre nella sequenza in cui li ha fatti. Soltanto rileggendoli si possono trovare incongruenze temporali o spaziali.
Ora si rilegge il romanzo e accanto a ogni punto di quello che fra me chiamo SCHEMA (sì, lo penso maiuscolo) indico in quale pagina del romanzo si scopre quello che lì è detto. Quante volte mi sono accorta di non aver mai scritto nel romanzo un passo importante importantissimo dell’assassino! O di averlo scritto più di una volta (le azioni dell’assassino sempre una volta, non di più per non confondere. Se è qualcosa che riguarda il movente, la ripetizione aiuta). Lo conoscevo ma avevo dimenticato di inserirlo a forza di dire “lo metto dopo che è meglio”.
Quando dico che la revisione di un noir è laboriosa, esagero?
Io sono una pianificatrice. Prima di partire mi devo già essere costruita la trama e possibilmente averla suddivisa in scene. È come un viaggio, a tavolino costruisco l’itinerario fino alla meta finale ma, proprio come un viaggio, se mi colpisce una nuova bellezza, una curva inaspettata nella trama, cambio percorso senza problemi. Persino con i racconti seguo questo metodo. Ho provato a fare “a ispirazione”, ma ho faticato troppo a proseguire.
OoO
La prima e la seconda puntata sono state pubblicate il 6 e il 9 marzo 2016.
Quanti metodi e punti di vista diversi. Ma in fondo quel che conta è il viaggio, e queste donne sanno mostrarci i loro con grande maestria. Grazie.
AH! Sarà un caso che sto leggendo Morte a domicilio? Ma quanto è brava la Masella?
Detto ciò, proprio lei ha aggiunto stamattina nel gruppo di Babette un commento che condivido: pianificazione a posteriori. Descrive benissimo il mio procedere. A volte il mio NON procedere.
Grazie Babs per avermi citata e per aiutarci spesso a riflettere “sulla carta”. Utilissimo!
Viviana