Reduce dalle gozzoviglie
ferragostane, è caduta dalla padella alla brace la scrittrice Maria Masella,
che ha appena pubblicato per la Collana YouFeel di Rizzoli “Il cliente”, un
Romantic suspense hot quanto basta. Dopo i convenevoli d’uso (olio, sale q. b., peperoncino e salvia) la rosoliamo a fuoco lento…


B. Quando hai cominciato a scrivere?
M: da ragazzina scrivevo
racconti di ogni genere, figurati che una compagna di scuola è arrivata alla
presentazione di un mio libro riportandomi una dozzina di pagine, scritte a
mano. Una storia drammatica, intitolata “Ultimo giorno” (di un suicida.) Una
cosetta da seconda media… di nessuna importanza, come le poesie e i mini
racconti scritti sulle pagine bianche delle antologie. Verso i trenta ho
cominciato a scrivere romance storici, a mano, nei fogli a quadretti con i
buchi. Li scrivevo come conforto per una carissima amica di nome Julie (vi dice
qualcosa?): buttavo giù una decina di pagine e le passavo in lettura. Non
prevedevo di scrivere davvero, ero abbastanza impegnata fra laurea in
matematica, abilitazioni, inizio della carriera di insegnante, concorsi a
cattedra. E famiglia! E amori vari! La svolta è stata nel 1986 (sono del ’48!),
quando su Segretissimo Mondadori ho letto il bando per un racconto spy. Scritto
e inviato, ma proprio senza nessuna speranza… “Una donna comune” era uno spy molto
anomalo, una storia sugli anni di piombo. A settembre ho trovato su
Segretissimo la richiesta all’autore di “Una donna comune” di palesarsi. Ho
telefonato e per poco non mi è venuto un coccolone, perché mi ha risposto Laura
Grimaldi, uno dei miei miti, che mi ha fatto i complimenti: non l’avevano
inserito in concorso perché privo dei dati anagrafici, anzi sospettavano di
avere di fronte una terrorista in incognito… L’ha pubblicato e me ne ha chiesto
altri. Ho obbedito. Mi ha proposto di cimentarmi con un romanzo, ma avevo molto
da fare per lavoro e mi ero pure innamorata di uno stronzo (si può dire?)
l’unico ex con cui non sono rimasta amica. Lo stronzo non sopportava l’idea di
una compagna scrittrice. Per anni ho smesso di scrivere ed è stata una specie
di amputazione. Poi ho ricominciato di botto, spedendo un romance storico e un
contemporaneo a Curcio. Nel frattempo, avevo pubblicato con una piccolissima
casa editrice un noir “Per sapere la verità” ambientato a Genova fra matematici
di professione. Il buffo è che era già stato recensito quasi dieci anni prima
sul “Manifesto”, quando l’avevo spedito al giornalista e scrittore Giorgio
Boatti.
B. Un curriculum bello lungo…
M. Troppo? Sai, i miei inizi
sono stati numerosi e i miei percorsi “carsici”.
B. come scrivi? PC, penna, piuma d’oca. Prendi appunti?
E prepari le schede dei personaggi?)
M: Un tempo, nella preistoria
quando i PC non c’erano, a mano (bic nera) e ripassavo su Olivetti 22. Ora con
il PC, senza scaletta, senza appunti, senza schede, spesso senza un’idea del
percorso, neppure l’identità dell’assassino. Durante la prima revisione, quella
“grossa”, tengo accanto al PC un’agenda, omaggio della banca, in cui annoto
indicazioni relative ai capitoli.
B. Morirei, se dovessi scrivere così. Io appartengo
alla banda dei maniaci precisi compulsivi con schede e sottoschede, cartelle e
sottocartelle… E sono una blogger, non una scrittrice! Da dove ti arriva l’ispirazione?
Fantasia sfrenata, esperienze personali o di persone che conosci, letture di
articoli/notizie su giornali vari?
M: tutto! Talmente
intrecciato, però, che riconosco i vari fili soltanto rileggendo o su
indicazione di amici che mi conoscono bene!
B. Fra tutti i libri che hai scritto, qual è il più
amato? E perché?
M: “Morte a domicilio”, il
primo della serie Mariani. Ho conosciuto il protagonista, Antonio, ed è stato
un grande amore.
B. E fra i libri letti, quale ti ha coinvolto di più?
M: Lo so, qualcuno dirà che
poso a intellettuale, ma “Edipo re” di Sofocle. Penso che niente sia mai stato
scritto di così intenso e profondo. L’ho letto a quattordici anni e continuo a
rileggerlo, purtroppo non so il greco (liceo scientifico), ma la traduzione di
Quasimodo è di alto livello. Mi affascinano il male e il destino e come si
intrecciano le vite…
B. L’ho letto, a scuola. E poi riletto per piacere
personale. Ti affascina e ti fa male. Del resto, la bellezza è sempre fonte di
dolore, per me. Passiamo ai progetti? Cosa stai scrivendo?
M: ho appena corretto le
bozze per un Mondadori Classic, uscirà a ottobre; ho consegnato all’editore il
Mariani autunnale. Ho dei progetti, romanzi iniziati e accantonati perché i due
lavori appena citati erano urgenti. Un Romantic Suspense, un romanzo storico… Temo che
resteranno in lista d’attesa, perché devo consegnare a breve un noir, run acconto
lungo sulle 80 mila battute che dovrebbe essere pubblicato in una raccolta di
noiristi genovesi. E continua a infiltrarsi quell’idea per il prossimo romance
storico, mi distraggo e, zacchete, arriva un altro dettaglio. Perché ho un
problema: devo alternare i generi. E’ come il corpo, che sente la necessità
delle stagioni. Se scrivo uno dopo l’altro due romanzi del medesimo genere, il
secondo a un certo punto si pianta e non va avanti. Oppure soffro troppo.
 
B. Hai un rapporto molto “fisico” con la scrittura. Mi
è piaciuta quella commistione “testa-corpo” che hai fatto prima. Una curiosità:
dove scrivi? Hai una stanza tutta per te?
M: non ho mai avuto problemi
di concentrazione. Ho uno studio confortevole: sedia impagliata, ampia
scrivania e un altro piano d’appoggio alle spalle, tutto in un meraviglioso
disordine. La comodità è il bagno accanto. Nonostante l’età (ehi, abbiamo la stessa età, ragazza!) non sono
incontinente, ma sono una fumatrice incallita. Siccome non voglio fumare davanti
al PC, mi alzo e vado in bagno, apro la finestra e accendo.
B. Una domanda che rivolgo sempre: come tieni a bada i
familiari, quando scrivi?
M: Vivo con mio padre,
anziano e di salute cagionevole, in due appartamenti comunicanti.
Semplicissimo! Non lo tengo a bada, non scrivo o interrompo il
lavoro se lui ha bisogno di me. Lui è in soggiorno, io nello studio, abbiamo le
porte aperte e lo sento quando mi chiama per cambiare canale tv. Interrompo,
faccio quello che devo, torno al PC e ricomincio. E’ pratica di anni d’insegnamento:
non si perde il filo per un’interruzione. Più di due ore al giorno per
scrivere, inclusi social e contatti vari, non riesco a recuperare, ma poi sono
veloce.
B. Scava fra le pieghe di ciò che hai detto finora e
raccontaci qualcosa di più di te.
M: sono nata nel ’48 (anno
che è tutto un programma), di martedì grasso (altro dettaglio) e sono stata
allattata da una zingara che sgranocchiava chicchi di caffè: vi basta? No?
Aggiungo: mi ritengo una persona fortunata, perché vivo in una città che amo,
Genova, che è la location preferita di molte mie storie, ho svolto per anni un
lavoro che mi piaceva e ora qualcuno paga per leggere quello che scrivo. No,
non si sono avverati tutti i miei sogni, ma qualcuno sì!
B. Concludi con la citazione preferita dal romanzo
YouFeel?
M: “Camminando mi vengono le
storie. Cammino e comincio a vedere i personaggi, a sentirli.” Lo dice Marc, ma
sono io, maria masella che si firma sempre minuscolo, a dirlo alla mia amica
Julie che mi ha chiesto “senti, marri, ma da dove ti vengono fuori le idee?”
B. Grazie per la compagnia e per averci lasciato
qualcosa di te.
M. è stata una chiacchierata piacevole. Un saluto a chi ci
legge.
La scheda-libro de “Il
cliente” e la recensione le trovate QUI:
I libri di Maria Masella li
trovate QUI: