Ancora con il patema d’animo di chi ha appena dato alle stampe l’ultimo romanzo, Carla Maria Russo si è sottoposta volentieri al consueto fuoco di fila di domande.

Benvenuta. Raccontaci
di te.
Mi chiamo Carla Maria Russo, sposata, due figlie e una stupenda nipotina nata
il 5 gennaio di quest’anno. Laureata in lettere moderne, ex insegnante del
triennio del liceo classico,  books and
chocolate (fondente) addicted, motivo per cui devo avere scorte considerevoli
di entrambi i generi di sopravvivenza altrimenti vado in panico da ipotetica
astinenza. Sono arrivata alla scrittura piuttosto tardi e in modo quasi
inconsapevole, mentre ero impegnata in altri percorsi, in particolare la
ricerca storica, nel corso della quale, però, mi sono imbattuta in storie umane
così profonde, moderne, emozionanti che mi è venuta voglia di narrarle,
soprattutto per mantenerne una traccia. E, istintivamente, la forma che la mia
narrazione ha preso è stata quella del romanzo.

Che tipo di scrittrice
sei e qual è il genere che più ti rappresenta?
Direi che sono una
scrittrice istintiva, emotiva, “di pancia”, se posso usare questa espressione.
Per scrivere ho bisogno di provare forti emozioni, forti sentimenti, la storia
che narro deve coinvolgermi nel profondo e in qualche modo rappresentarmi.  Mi affido molto all’ispirazione del momento,
soffro gli schemi, i piani minuziosi dell’opera stesi prima di iniziare. Quando
inizio a scrivere, ho in mente solo un canovaccio di massima, anch’esso vago e
labile. Tutto il resto, la narrazione vera e propria, che è una elaborazione
personale della realtà, viene dal profondo, dall’irrazionale ed è una sorpresa
innanzi tutto per me.
Non posso dire che esista un genere che
mi rappresenti, sebbene  fino ad ora mi
sia lasciata affascinare prevalentemente da vicende del passato e dunque in
genere i miei romanzi vengono identificati come storici.  Io però soffro un po’ il concetto di genere,
mi pare che rappresenti poco e male il mio modo di sentire. Non mi capita mai
di dire: adesso voglio scrivere un romanzo storico. A me interessa la vicenda
nella quale mi sono imbattuta e che mi ha colpito. Mi piace? Mi coinvolge? Mi
rappresenta? La racconto. E’ ambientata nel passato e vogliamo classificare il
romanzo come “storico”?  Benissimo. La
cosa importante è che, al di là del momento in cui è accaduta, essa sia contemporanea, ovvero moderna, una
storia umana capace di parlare alle donne e uomini di oggi, nella quale i
lettori  si possano identificare.
Hai un autore (o
un’autrice) al quale (alla quale) ti ispiri?
Ci sono molti autori e autrici che
ammiro incondizionatamente e trovo bravissimi/e, appartenenti ai più svariati
generi ma, proprio per le caratteristiche di cui parlavo prima, non mi ispiro a
nessuno.
Qual è il primo
romanzo che hai pubblicato?
Il primo, a dire il vero, è stato un
romanzo per ragazzi, come il secondo e il terzo.  Proprio quest’ultimo, intitolato “Il mio
amico Napoleone” è stato pubblicato da Il
battello a vapore
. Tramite l’editor del Battello, sono entrata in contatto
con l’editor di Piemme, cui ho fatto leggere La sposa normanna. E’ stato un colpo di fulmine e il libro è stato subito
preso. In effetti si è rivelato un grandissimo successo che, anche a dieci anni
dalla prima uscita, vende sempre tantissimo.
Qual è l’ultimo? LA BASTARDA DEGLI SFORZA, uscito il 31 marzo.
Da dove arriva
l’ispirazione?
Si tratta di una storia che mi attraeva da parecchio tempo ma dalla quale
mi tenevo alla larga perché sapevo che avrei dovuto affrontare alcune vicende
della protagonista piuttosto forti e difficili, che non ero certa di saper
rendere con la delicatezza ma anche l’efficacia necessari. Inoltre la figura stessa
della protagonista richiedeva uno scavo psicologico accurato e impegnativo
perché subisce un trauma che condizionerà in modo profondo la sua vita futura. Alla
fine, però, è giunto il momento in cui mi sono sentita pronta a narrare anche
questa storia. Le lettrici e i lettori diranno se con il tocco felice che
desideravo.
Hai un luogo speciale
nel quale ti rifugi per scrivere?
Adoro scrivere in Toscana dove ho un
piccolo agriturismo chiamato Boschi di Montecalvi, in una località che è un
incanto della natura, circondato a perdita d’occhio da colline sempre
verdeggianti e con vista sul mare. E’ un luogo di grande ispirazione e concentrazione
per me, dove ho scritto davvero molta parte dei miei libri, inclusa l’ossatura
di questo nuovo romanzo. Non sempre però posso lavorare in Toscana e dunque ho
imparato a concentrarmi e ispirarmi anche nel mio ufficio milanese, le cui
finestre guardano sul vecchio, elegante e austero liceo classico Manzoni, un
luogo della memoria importante per me, visto che l’ho frequentato come alunna, vi
sono tornata come insegnante ed è stato la scuola frequentata dalle mie figlie.
Qual è il tuo metodo
di scrittura?
Mi verrebbe da dire: banale. Mi siedo al computer e mi lascio guidare dall’ispirazione.
In realtà, non è così. Scrivere è l’atto conclusivo di una lunga fase di studio,
perché io sono molto pignola sulla documentazione. Leggo una grande quantità di
libri sui protagonisti, sui personaggi che ruotano loro intorno e sul periodo
in cui vivono. L’esperienza mi ha dimostrato che per una ricostruzione
psicologica convincente e ricca di spessore, oltre che per alimentare la
fantasia e l’ispirazione, devi conoscere alla perfezione i fatti di cui parli.
E io conosco solo due modi per raggiungere lo scopo: o attraverso la diretta
voce dei protagonisti o attraverso i libri, studiando cioè i fatti in modo così
approfondito che quasi mi sembra di averli vissuti. Quando mi sembra di
padroneggiare bene la materia in tutte le sue sfaccettature, inizio a scrivere.
Come tieni separate
(se ci riesci) la vita di tutti i giorni e l’attività di scrittrice?
Non le separo, anche
perché nei miei libri travaso molto di me stessa e sono persuasa che questo
valga per ogni vero scrittore. Al di là della veste sensibile attraverso cui ciascuno
sceglie di raccontarsi (il passato, il presente, questo o quel genere) in fondo
chi scrive trasferisce sempre nei sui libri se stesso, il proprio mondo, la
propria sensibilità ed esperienza.  Se
poi sto attraversando un periodo “creativo” , tenere separate vita e scrittura mi
è praticamente impossibile, perché vivo con la mente sempre più o meno protesa
verso le idee che mi frullano nel capo. In questi casi, mio marito si lamenta
che divento intrattabile.
Vuoi mandare un saluto
a tutti i tuoi lettori?
Vi lovvo tutti e spero tanto di incontravi numerosi in occasione
di qualche mia presentazione!
BIOGRAFIA
Carla Maria
Russo è nata a Campobasso, in Molise, dove ha vissuto solo quindici giorni,
peregrinando poi in varie città d’Italia. Dall’età di tredici anni vive a
Milano, dove ha compiuto gli studi prima nel liceo
classico “A. Manzoni”, poi presso l’Università degli Studi,
dove si è laureata in Lettere Moderne. Ha insegnato Italiano e Latino nel
triennio del Liceo classico fino a quando ha deciso di passare
dall’insegnamento alla ricerca storica, una delle sue grandi passioni. 
E’ stata proprio la
ricerca a fornirle lo spunto per i suoi libri. Ha scritto quattro romanzi
per ragazzi e cinque per adulti. Il sesto – LA BASTARDA SGLI SFORZA – è uscito
il 31 marzo per Piemme.