Diamo il benvenuto ad Annarita Petrino che, come vedremo, è un’autrice un po’ particolare.
Tu sei una scrittrice di Fantascienza cristiana. Che cosa significa? La fantascienza cristiana si inserisce nel filone di quella fantascienza detta “umanistica”, ma io preferisco chiamarla cristiana. A un certo punto nella mia vita e, dunque, nella mia scrittura è apparso chiaro il valore della fantascienza come unico genere capace di gettare uno sguardo sul futuro dell’umanità. L’occhio lungo della fantascienza ci permette di riscattarla da quella categoria di genere di evasione o addirittura per ragazzini e di restituirle la sua vera vocazione.
Dalla tua passione per la fantascienza è nato “You God”, una serie di racconti pubblicata nel 2013. Ce ne vuoi parlare? Molto volentieri, perché ne vado assai fiera. You God incarna già nel titolo l’anima della fantascienza cristiana, ossia dell’uomo che si mette al posto di Dio con le conseguenze che possiamo immaginare. Contiene i primi due racconti di fantascienza cristiana nati in ordine di tempo: Judy Bow e Imperfezioni, due racconti che trattano l’uno il tema controverso dell’eutanasia e l’altro il valore della diversità intesa come disabilità fisica, che ben si ricollegano alla cultura dello scarto che oggi ci troviamo a vivere.
Ho letto che scrivi da quando avevi 13 anni. Sempre Fantascienza? E c’è un autore che ti ha influenzato? Sì! Racconti di ragazzina, avventure nello spazio. Il LA alla mia scrittura l’ha dato Isaac Asimov, l’autore che ho amato più di tutti. I primi veri racconti sono arrivati quando ero un po’ più grande e hanno subito influenze di autori come Gibson. C’è stata una parentesi di scrittura di racconti di genere spirituale e religioso in un periodo della mia vita, dal quale infine è scaturito il compromesso tra la mia fede e la mia scrittura di fantascienza.
Il tuo primo romanzo? Anche non pubblicato. Era più che altro una lunghissima avventura nello spazio, scritta quando il PC non era ancora arrivato nella case e si usava il commodore con i primissimi programmi di scrittura… Bei tempi! Poi sono seguiti i racconti e nel 2004 il primo romanzo pubblicato dalla Delos Books “Ragnatela Dimensionale”.
Il tuo prossimo? E’ già realtà! “Racconti nascosti nei sogni” una raccolta di nove racconti di fantascienza cristiana, nato a gennaio come ebook sul Kobo Store e ora, grazie alla fiducia dell’editore Donatella De Bartolomeis, diventato anch’esso un quaderno di fantascienza!
Sei insegnante di Scuola dell’Infanzia. Un lavoro difficile, delicato. Racconti mai storie ai tuoi alunni? E se sì, di che genere? Un lavoro assai difficile, oggi più che mai, per la presenza di una grave crisi educativa che investe gran parte delle famiglie di oggi, in cui troviamo genitori che non riescono a dare regole (anche poche, anche semplici) e che quindi non riescono a gestire i loro figli. E inoltre per la presenza di un’altra grave crisi che è quella delle famiglie divise o “allargate”, in cui i bambini perdono i loro punti fermi di riferimento e si trovano spaesati. Scelte alle volte dettate dall’egoismo dei genitori. Non racconto loro le mie storie, ma mi piace molto scriverne con loro. Noi insegnanti abbiamo molte guide in classe, tuttavia io preferisco inventare insieme ai miei piccoli alunni, lasciare che siano loro a “scrivere”, ad esempio, la recita di Natale o la recita di fine anno. Vengono fuori delle storie stupende!
Entrando nel “mestiere”, che metodo di lavoro usi? Schede, semplici appunti, scaletta… Se ti riferisci al mestiere di scrivere… io non uso nulla. Di solito parto da qualcosa che mi colpisce all’esterno, nel quotidiano, o da un’immagine che mi viene in mente e poi scrivo. Lascio riposare un po’, rileggo e definisco. Tutto qui.
Riesci a coniugare con facilità la scrittura con la vita quotidiana? Direi di sì, ho dei periodi molto fruttuosi e altri per così dire di riposo, ma si può dire che io scrivo “sempre”. Se non lo faccio fisicamente, lo faccio immaginando la storia.
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