Fernanda Romani ci ha fatto una gradita sorpresa! Abbiamo qui molte “chicche” sull’atteso secondo capitolo della Serie Endora.
Cominciamo con l’incipit. Ricordate Naydeia?

Iene.
Interi branchi banchettavano lungo la pista, attorno a quelli che ormai era arduo considerare cadaveri. Dikkral, erano tutti Dikkral. Dovevano essere lì da diversi giorni.
Naydeia trattenne il senso di nausea che le saliva dallo stomaco.
Il fetore appestava l’aria, rendeva ripugnante il solo respirare.
Guidò il cavallo ai margini della lunga distesa di corpi mentre le esploratrici tentavano di scacciare i predatori.
Non c’era più nulla, dei morti, che fosse riconoscibile; solo le divise a brandelli distinguevano le donne dagli uomini. Chiazze di sangue rinsecchito, ancora capaci di attirare qualche mosca, facevano da cornice a pezzi di carne ormai senza più forma.
Dopo che ebbe terminato il giro del massacro una voce la raggiunse alle spalle.
– Non abbiamo trovato vodron nei dintorni, eppure abbiamo usato i richiami diverse volte. Io non capisco. Come hanno potuto mandare qui un simile convoglio senza una scorta di lupi da guerra?
Naydeia non rispose all’esploratrice, non la guardò neppure. L’imbecillità delle ufficiali superiori non era cosa di cui discutere con una subordinata.
Continuò a osservare il risultato dell’idiozia di qualche incompetente, di certo mai stata nelle zone di confine.
I Qanaki avevano portato via i propri guerrieri caduti, come sempre.
I carri erano stati depredati, ma non si vedeva un solo cavallo in giro. Prede troppo preziose per essere eliminate.
Da uno dei veicoli partiva una scia di fagioli secchi che subito si disperdeva nell’erba appiattita da grumi scuri. Vari passi più in là giaceva un sacco sventrato, circondato da poche tracce di farina.
– Questi erano i rifornimenti per l’avamposto di Oden.
Aveva parlato più che altro a se stessa, ma la sua accompagnatrice non tardò a rispondere.
– Passeranno più di venti giorni prima che l’Alto Comando riesca a far arrivare un altro convoglio.
Venti giorni.
Una folata di vento le assalì le narici. Il violento puzzo di carne decomposta la fece vacillare, ma subito si ricompose.
Ricordava l’avamposto.
Duecento donne e una cinquantina di uomini. Non era possibile sapere da quanto tempo aspettavano le scorte di cibo, ma la situazione richiedeva decisioni, e ordini.
Naydeia voltò la giumenta e la spronò.
– Torniamo al campo!

SINOSSI – Il reggimento guidato da Naydeia è arrivato nei territori di confine, dove le incursioni dei Qanaki si fanno sempre più sanguinose. E qui, tra agguati, battaglie e assedi, lei deve arrendersi all’idea che anche la sua vita privata non è scevra da pericoli e da scontri. Soprattutto l’unione con l’uomo che ha sempre amato, ma che non ricambia il suo amore.
Anche Killiar sta cominciando a pensare che quel matrimonio non sia stato una buona scelta. Continua a rimpiangere Izrhad, la sua prima moglie, una donna con un carattere totalmente diverso, e la sua inquietudine lo porta ad agire in maniera impulsiva e a correre rischi che potrebbero costargli molto, forse troppo.
E Daigo, infine, è inquieto. Il suo amore verso Naydeia è senza speranza, il suo astio contro Killiar cresce di giorno in giorno. Eppure l’Aldair è un uomo astuto e intelligente: sa che le sue intenzioni potrebbero fargli rischiare la forca, ma non rinuncerà a costruire le proprie trame.
Nel frattempo, a Omira, la capitale, il potente Yadosh sta per cadere in una trappola. Il suo progetto segreto per ridare dignità agli uomini di Endora ha scatenato una ferocia inestinguibile, perché chi ancora porta avanti il complotto storico che ha dato il potere alle donne non può permettere che le cose cambino. Persino un uomo furbo e senza scrupoli come lui può trovarsi avviluppato in una rete di inganni, tessuta da una nemica di grande intelligenza.
All’orizzonte si profilano nubi nere per tutti…
A Endora il matrimonio può essere una condizione molto pericolosa. Per un uomo.

Dopo l’incipit e la sinossi, ecco una scena che vi sorprenderà.

Il ruggito la colse di sorpresa. Il tono non era particolarmente alto, ma era impossibile non udirlo. Naydeia si immobilizzò, così come fece l’ufficiale delle arciere che le stava esponendo il problema di uno dei carri che trasportavano armi.
Fu soltanto un attimo, un battito di ciglia in cui tutto si fermò. Il fermento dei preparativi della partenza divenne un caos dove nulla più si muoveva. Poi un fremito percorse l’aria, tutto si rimise in movimento, e iniziarono i richiami di risposta.
E il grido.
− Uomo in pericolo!
Tutti gli Aldair abbandonarono quanto stavano facendo e si precipitarono in un’unica direzione. Solo loro sapevano quale fosse, senza incertezze.
– Per gli Dei! – esclamò l’ufficiale. – Chi è la stupida che ha aggredito un Aldair?
– Meglio scoprirlo subito! – rispose Naydeia. – Voi procedete! – ordinò, affrettandosi dietro ai mercenari.
Mentre correva verso il luogo del richiamo, confusa tra mercenari e guerriere ansiose di sapere cosa fosse accaduto, Naydeia vide il giovane Naimio sbucare alla sua destra, proveniente dai recinti dei cavalli. Impugnava il bastone tribale e percorreva a lunghe falcate i pochi spazi a disposizione tra le tende quasi smontate e le persone intente a lavorare.
Anche lui la notò e, passandole vicino, le gridò: – Comandante, è Daigo! È in pericolo! – poi la superò, abilissimo nell’intrufolarsi tra la folla.
Daigo!
Com’era possibile?
Il suo amante prediletto non aveva mai litigato con una donna. Nessuna si era mai lamentata di lui. Cosa poteva aver scatenato un’aggressione?
Mi è stato riferito che, spesso, dove c’è mio marito, poco lontano, ci sei tu.
Appena quella frase le apparve nella mente il cuore fece un balzo. Non aveva motivo di pensare che c’entrasse Killiar, ma qualcosa le diceva che era così.
Si scagliò in avanti spintonando due guerriere che trasportavano un sacco.
– Largo! Fate largo!
Afferrò il fodero con la spada e lo tenne stretto, per evitare che la disturbasse mentre correva e si lanciò in mezzo ai mille ostacoli che si frapponevano tra lei e il grido che continuava a risuonare nell’accampamento.
− Uomo in pericolo − mormorò.

Prossimamente, la RECENSIONE A QUATTRO MANI (Maria Teresa Siciliano, L’Artiglio Rosa, e Babette Brown).