Una strada in mezzo al bosco d’inverno è un’esperienza strana.
Durante l’estate le fronde rigogliose schermano la luce, in autunno i colori sono infuocati, sgargianti, incredibili, ma poi tutto finisce in poche settimane, qualche volta in giorni se arriva quel vento improvviso e forte che, come un bambino dispettoso, strappa di colpo tutte le foglie e le sparge quasi fossero coriandoli colorati.

In inverno gli alberi spogli lasciano filtrare la luce; il bosco è più luminoso, ma anche irreale. È raro incontrare qualcuno: escursionisti, villeggianti o paesani di rado vi si avventurano, non ne vedono il motivo. Anche la natura tace; non si odono gli uccellini, non si sente lo scrosciare d’un ruscello, tutto è ammantato da un silenzio ovattato, un silenzio che un po’ può inquietare, inducendo ad affrettare il passo.

E.C. Bröwa vive in montagna, nel paese dove da generazioni è radicata la sua famiglia. Scrive romanzi che raccontano natura e persone delle sue terre. I suoi romanzi li trovate QUI. Oggi, vi presentiamo QUEI GIORNI D’INVERNO.

Infiniti sono i sentieri della montagna. Quelli di Pier e Lothar si incontrano quando una furiosa tormenta li intrappola fra le mura d’una baita solitaria. Il pianoro immenso tutt’intorno diventa la prigione dei due uomini e la bellezza sfolgorante che li circonda assume il volto della paura, mentre la neve cresce, i soccorsi non arrivano e la disperazione si fa strada.
Di fronte all’inverno della montagna, la presunta superiorità degli umani sulla natura viene d’un tratto ridimensionata, i ruoli si invertono e le certezze si frantumano.
Quando tutte le regole ordinarie della vita sono messe in discussione, quanto sappiamo davvero degli altri e di noi stessi?

Le immagini appartengono a Eward C. Bröwa