Ho “incontrato” quest’autrice alla fine del 2012, quando Mondadori pubblicò Mezzanotte è l’ora nella collana Extra Passion. Appena cinque anni fa! E mi pare di conoscerla da sempre.

Attenzione: ci sono spoiler!

Per tutto un gruppo di lettrici, quelle che non amano Lora Leigh, fu il salto di qualità di una collana per l’epoca audace e che aveva suscitato molte polemiche. Nasceva come costola dei Passione per ospitare testi dichiaratamente erotici, ma stentò a trovare una sua fisionomia, dal momento che non esiste niente di più personale dei gusti sessuali, per cui quello che ad una piace follemente ad un’altra fa schifo.

Per quanto mi riguarda capii subito che Lisa Marie Rice è nel settore la scrittrice a me più congeniale.

Innanzitutto la sua caratteristica più apprezzabile è la concisione, la capacità di asciugare la trama senza perdersi in bamboleggiamenti che confondono la lettrice (cioè me) e insieme di concepire finali fulminanti.

Poi al centro delle sue storie ci sono uomini dotati di grande passionalità: insomma, se devo sognare, preferisco sognare in grande, altrimenti che gusto ci sarebbe? Che poi la realtà sia diversa lo so, ma in questo contesto non mi interessa.

Sono grandi amatori, capaci di vere e proprie maratone di sesso, che però non annoiano mai la lettrice, e insieme molto protettivi nei confronti delle loro donne. Del resto si tratta in gran parte di ex militari, spesso ex agenti speciali, quasi sempre infallibili. Per la verità a volte possono sembrare davvero troppo protettivi e immagino che nella vita reale mi sentirei soffocata, ma non è che l’opposto sia più desiderabile.

Manco a dirlo anche le protagoniste sono donne fuori dal comune: quando scopre di essere l’unica testimone in grado di incastrare un narcotrafficante spietato assassino, Suzanne non esita a fare il suo dovere civico ed entrare in un programma di protezione che sconvolgerà la sua vita, separandola per sempre da John. Ma sarà proprio John a risolvere la situazione in modo, diciamo, sbrigativo: individuerà il luogo dove il criminale si è rifugiato in un falso senso di sicurezza, si apposterà con un fucile di precisione su un’altura che domina la proprietà e, immobile per quattro giorni, senza mangiare, né bere, lo farà secco alla prima occasione, ripristinando l’ordine sociale infranto secondo le regole del giallo classico.

All’epoca nel blog dei Romanzi ci furono molte polemiche, perché non si può negare che la cosa tutto è tranne che legale: alcune avrebbero preferito un duello piuttosto che un assassinio, altre che il tizio venisse arrestato. Quanto a me, ammetto che, nonostante la mia reverenza per Beccaria, la cosa non mi sconvolse, dal momento che il cattivo in questione era proprio un supercattivissimo: narcotrafficante, torturatore ed assassino di innocenti. Ammetto però che invece non riuscii a mandare giù i metodi di Kowalski, che in A mezzanotte un angelo assolda addirittura un killer per eliminare in carcere il delinquente che minaccia la vita della sua donna. Non mi piacque perché in questo caso il villain è uno psicopatico e quindi un malato da tenere sotto controllo e curare, non da assassinare. Altrimenti siamo dalle parti dell’eugenetica hitleriana.

Un po’ diversa si presenta la Serie Dangerous pubblicata da Leggereditore. Qui domina incontrastato il male assoluto e coinvolge in qualche misura anche i “buoni” fino al punto di individuare un percorso di redenzione persino per il terribile Drake. La prima volta lo incontriamo di sguincio già in Amanti pericolosi e ricompare solo nel terzo volume, Passione pericolosa: fin dall’inizio sappiamo che è un grande criminale, che si è costruito dal nulla un impero, vendendo armi e altro (per esempio documenti falsi e simili), ma non droga, mai droga, l’unica cosa di cui si accerta Grace, subito fin dall’inizio. Nel crimine ha comunque portato intelligenza, strategia e spietatezza, ma anche regole curiose almeno per quel mondo: lealtà (la sua parola è sacra), mai gratuita crudeltà, soprattutto assolutamente mai crudeltà verso donne e bambini.

Si tratta di un volume che non sono sicura tutti abbiano capito. Molti rimangono sconcertati dall’atmosfera favolistica e anche da tratti insoliti per un RS.

Di passaggio si può sottolineare che il romanzo è costruito impeccabilmente all’interno della narrativa della Rice. I due protagonisti si scambiano i ruoli fra loro. A Drake spetta l’inizio, in cui da solo riesce a eliminare (spietatamente) i quattro killer mandati ad ucciderlo e insieme a liberare la donna che ama. Però è merito di Grace se nel finale del romanzo riescono a scamparla, dal momento che lui viene ferito all’inizio dell’attacco ed è in preda ad una commozione cerebrale.

È una cosa che il suo nemico Rutskoj (non a caso steso in agguato sul pavimento per giorni, come John nel primo Mezzanotte) non arriva neanche ad immaginare.

Drake era scappato. Okay. Ma la partita non era ancora finita. Era ferito e non era riuscito a scappare con molte risorse.
E stava scappando con una donna a cui teneva. Lei lo avrebbe rallentato, lo avrebbe obbligato a fare errori. Drake era uno operativo, intelligente, concreto. Avrebbe fatto quello che era necessario per sopravvivere. Ma con una donna da trascinarsi dietro e da proteggere, presto avrebbe commesso un passo falso. E Rutskoi lo avrebbe preso.

E perché?

La donna lo avrebbe rallentato, lo avrebbe reso vulnerabile. Sarebbe stata la causa della sua morte.

E invece è proprio Grace che nel momento cruciale riesce a seguire al meglio le sue istruzioni e a portare in salvo entrambi.

Quindi insieme, sotto la nuova identità di Rabat e Victoria, andranno a costruirsi una nuova vita ricca, felice e assolutamente legale in un’isoletta del Pacifico. Basta seguire lo sguardo di Jim, l’autista-guardia del corpo.

Jim si stupiva tutte le volte.
Rabat era un duro. Era difficile immaginare quello sguardo sul viso di un uomo come lui. Tutta la durezza, il contegno e il freddo distacco erano spariti.
Victoria sussurrò qualcosa all’orecchio del marito e lui la sollevò e la fece girare, mentre la risata felice di lei riecheggiava nell’aria tropicale.
Quella era felicità a un livello che quasi spaventava Jim. Rabat mise giù sua moglie e le sfiorò la guancia. L’espressione di tenerezza e desiderio sul suo viso era evidente e Jim distolse lo sguardo, sentendo una stretta al petto.
Certe cose sono troppo da vedere per i comuni mortali.
Come guardare il sole.

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