Cari amici, ho letto questo pacato intervento di Piero Cecchinato, avvocato, marito e papà (classica “famiglia tradizionale”). Leggetelo, ne vale la pena.

La vostra Lara Haralds, l’Inviata Specialissima.

Nell’asilo di mia figlia è affisso il manifesto dei diritti naturali dei bambini, bella idea di Gianfranco Zavalloni che ormai più di quindici anni fa provò a enunciare dei diritti fondamentali per i più piccoli, dei diritti che vengono prima di qualsiasi proclama giuridico. Un manifesto rivolto ai grandi, come diceva Zavalloni, perché i bimbi lo capiscono al volo.

L’ultimo punto del manifesto è dedicato al diritto alle sfumature, diritto che molti grandi, oggi, vorrebbero togliere ai loro stessi figli. “Anche quando con i bambini usiamo i colori”, diceva Zavalloni, “non ci ricordiamo più delle sfumature. Il pericolo è quello di vedere solo nero o bianco. Si rischia l’integralismo. In una società in cui le diversità aumentano anziché diminuire, quest’atteggiamento può essere realmente pericoloso”.

Coloro che hanno sfilato in piazza sabato per il family day non si rendono conto di cosa davvero stiano osteggiando. Nel disegno di legge Cirinnà non si parla di genitorialità omossessuale, né di utero in affitto. Tanto meno si parla, come da qualcuno tristemente sento dire, di soddisfare i capricci di adulti omosessuali che cercherebbero per legge una genitorialità che la natura precluderebbe.

Si parla, invece, di diritti dei bambini. Ma questo sarebbe eccessivo da riconoscere per le gerarchie ecclesiastiche e per quella politica che se ne fa portavoce.

L’art. 5 del disegno di legge estende al contraente di un’unione civile la possibilità, già prevista dalla legge per le coppie eterosessuali, di adottare il figlio del partner (il figliastro appunto, in inglese stepchild).

Pensate al caso di un genitore vedovo che decida di risposarsi o che crei un legame affettivo stabile con una persona del suo stesso sesso. Quel genitore ed il suo nuovo partner cominceranno a frequentarsi sempre di più, a darsi assistenza reciproca, giungendo magari a convivere. Anche il figlio di quel genitore creerà così un legame con il nuovo partner.
Queste situazioni esistono e oggi lasciano i bambini privi di un pezzo di tutela.

Grazie al disegno di legge Cirinnà, invece, quel bambino potrà vantare diritti e tutele non solo verso il suo genitore, ma anche verso il partner di quest’ultimo.

Non si tratta affatto, invece, di permettere alla coppia omosessuale di adottare. Nel disegno di legge Cirinnà adotterebbe sempre e solo il singolo.

L’adozione a cui potrebbe accedere l’individuo di un’unione civile non è l’adozione piena e legittimante (ossia quella che rende l’adottato figlio legittimo a tutti gli effetti, rompendo il legame con i precedenti genitori). Si tratta, invece, di quella speciale forma di adozione definita “adozione in casi particolari” e prevista dall’art. 44 della L. n. 184/1983. Un’adozione che non rende il bimbo a tutti gli effetti “figlio” dell’adottante, ma che gli attribuisce diritti che altrimenti non avrebbe.

Per effetto di tale adozione il minore adottato:
– non acquista alcun legame di parentela rispetto ai familiari dell’adottante;
– acquisisce nei confronti dell’adottante diritti successori (mentre l’adottante non acquisisce alcun diritto sulla successione del figlio adottivo);
– acquisisce il diritto verso l’adottante di essere mantenuto, istruito ed educato e di ricevere gli alimenti nei casi previsti dalla legge.

Competente a pronunciarsi su questo tipo di adozione è il tribunale per i minorenni, il cui compito è di verificare tra l’altro “se l’adozione realizza il preminente interesse del minore”, ricorrendo anche ad indagini da effettuarsi, tramite i servizi locali e gli organi di pubblica sicurezza, sull’adottante, sul minore e sulla famiglia di quest’ultimo (art. 57 L. 184/1983).

Il tribunale deve altresì acquisire il consenso del legale rappresentante del minore e verificare che vi sia il consenso diretto dello stesso adottando che abbia compiuto i quattordici anni, mentre se l’adottando ha compiuto gli anni dodici deve essere personalmente sentito. Se di età inferiore, il minore dovrà deve essere sentito in considerazione della sua capacità di discernimento.

Il tribunale dovrà inoltre verificare (ancora art. 57):
– l’idoneità affettiva e la capacità di educare e istruire il minore, la situazione personale ed economica, la salute, l’ambiente familiare degli adottanti;
– i motivi per i quali l’adottante desidera adottare il minore;
– la personalità del minore;
– la possibilità di idonea convivenza, tenendo conto della personalità dell’adottante e del minore.

Questa è la tanto temuta stepchild adoption (letteralmente adozione del figliastro). Direi che non c’è nulla di automatico come qualcuno in mala fede o molto disinformato va in giro a dire.

Ora, per tornare all’esempio del genitore vedovo (ma si pensi anche al genitore divorziato o allo stesso single, omosessuale o meno, che abbia legittimamente adottato un bambino o che ne sia comunque genitore), non trovate corretto che a quel bambino venga data la possibilità di avere una tutela in più verso la persona con cui il suo genitore stringe un legame? O ritenete più opportuno che quel bambino rimanga con tutele inferiori ? O, peggio, pensate che lo Stato debba intervenire per togliere quel bambino al genitore, colpevole di avere una relazione omosessuale, per affidarlo ad una coppia eterosessuale? Perché questo vorrebbe dire assicurare il diritto di un bambino ad avere una mamma ed un papà. Togliere brutalmente agli affetti e riassegnare a famiglia degna di questo nome.

È sbagliato, inoltre, opporsi alla stepchild adoption per paura di ratificare pratiche vietate in Italia come la maternità surrogata. E’ sbagliato perché non possiamo vietare la circolazione delle auto per paura degli incidenti. Se questo fosse il modo di legiferare, con una soglia di prevenzione tanto anticipata, lasceremmo privi di tutela quei bambini che invece attendono di sapere se verso la persona che tutti i giorni li accudisce, li accompagna a scuola e prepara loro da mangiare possano vantare qualche pretesa. O se, invece, questa persona possa legittimamente sparire quando vuole dalla loro vita, lasciandoli privi di assistenza.

Del resto, lo stralcio della stepchild adoption dal ddl Cirinnà non escluderebbe certo la formazione di unioni omosessuali con figli. Certe fattispecie continuerebbero a sussistere, ma lascerebbero, appunto, i bambini privi di un pezzo di tutela.

Chi è contro la maternità surrogata, in particolare, sbaglia partita scagliandosi contro la stepchild adoption. La partita corretta è eventualmente quella per far passare l’emendamento Dalla Zuanna, ma non quella che toglie tutele ai bambini. Sono due battaglie diverse. Ci si batta finché si vuole per punire gli italiani che ricorrono a tale pratica in paesi in cui sarebbe lecito. Nel frattempo, per favore, non si riducano le tutele di quei bambini che legittimamente vengono in Italia o che in Italia ci nascono e si trovano, per le circostanze della vita, a far parte di una nuova convivenza.

Si consideri poi che la stessa giurisprudenza va evolvendosi più velocemente di quanto non faccia il legislatore. E ciò sempre nell’esclusivo interesse del minore.

Ricorrendo ad una interpretazione estensiva di un’altra parte della legge 184, il tribunale dei minorenni di Milano ha ammesso nel 2007 la stepchild adoption per una coppia eterosessuale di fatto non coniugata (mentre la legge la consentirebbe solo alle coppie coniugate).
Ricorrendo alla stessa interpretazione, nell’estate del 2014 il tribunale per i minorenni di Roma ha invece ammesso a tale tipo di adozione anche il partner omosessuale del genitore del minore, riconoscendo già, pertanto, quello che il ddl Cirinnà vorrebbe normare.

Entrambe le sentenze hanno ritenuto di agire nell’esclusivo interesse del minore.

Nell’interesse di chi, invece, sono scesi in piazza sabato a Roma i sostenitori del family day? Non dei bambini, a cui la piazza intende negare diritti.

Nei loro striscioni i sostenitori della c.d. famiglia tradizionale hanno scritto: “Siamo qui per amore dei nostri figli”, senza accorgersi che rivendicare un assurdo diritto ad avere un padre ed una madre equivale in realtà a chiedere che lo Stato tolga brutalmente un bimbo ai suoi affetti e lo riassegni ad una famiglia come la intendono loro. Poco male che un bambino possa soffrire. E’ molto più importante salvaguardare il dogma. Esproprio e riassegnazione secondo schemi contemplati dal catechismo della Chiesa cattolica. Questa sì che sarebbe una legge che potrebbe trovare il gradimento della piazza, a quanto pare.

Sempre i sostenitori del family day hanno minacciosamente detto che si ricorderanno di chi voterà il disegno di legge Cirinnà. Ogni bambino che dovrà, per colpa loro, rinunciare a maggiori tutele non potrà non ricordarsi, invece, delle loro assurde bandiere.

Come diceva il Piccolo Principe, “ai grandi bisogna sempre spiegare tutto quello che i bambini capiscono subito”.