In un pomeriggio d’estate, Marco e Francesco scovano un vecchio armadio nelle stanze in disuso della casa dei nonni. Marco chiude Francesco nell’armadio, per gioco. Non sa che quel gesto cambierà per sempre la sua vita e metterà fine a quella del fratellino. Qualcosa di terribile e oscuro si annida oltre le ante dell’armadio, ma solo molti anni dopo Marco scoprirà di cosa si tratta e deciderà di combatterlo, per se stesso e per il fratello scomparso. Spaventose divinità, riti druidici e la storia di una vita alla costante ricerca di riscatto.

Buongiorno, Lucia, grazie di essere con noi.
Grazie a te, Babs. Felice di stare qui.

Complimenti per il premio, intanto. L’ho saputo l’altro giorno, proprio per sbaglio. Magari, non so… Mandarmi la notizia? Una foto? Ho dovuto andare a caccia su Facebook.
Ehm… Ehm…

Cominciamo, allora. Come è nato “Il dio dalle lunghe dita”?
Le mie storie nascono quasi tutte da un “e se”. E se un bambino trovasse un armadio abbandonato e dentro ci fosse qualcosa che non ci dovrebbe essere? E se succedesse qualcosa di brutto e nessuno gli credesse? Così è nata la storia di Marco, raccontata in prima persona quindici anni dopo quel maledetto pomeriggio che ha rovinato la vita sua e di tutta la sua famiglia, e di cui si sente totalmente responsabile.

Mi ha colpito il senso di vicinanza al protagonista che emana dalle parole che usi. Ho percepito una profonda empatia per Marco.
Mi piace calarmi nella psicologia dei personaggi, non limitarmi agli eventi sconvolgenti, come a volte accade negli horror, volti solo a spaventare. Io punto anche a far empatizzare con i personaggi, forse perché da sempre leggo King e lui è un maestro in questo. Mi è venuto naturale esplorare sentimenti, relazioni, pensieri del protagonista, da cui emergono tristezza e senso di colpa, che attraversano tutto il libro e sono probabilmente il suo tratto principale.

Un protagonista a tutto tondo. Con mille sfaccettature. Spezzato, all’inizio, poi via via pronto a prendersi una rivincita sul destino (e non solo). Marco sembra una luce fioca, quasi spenta, che a un certo punto comincia a diventare sempre più luminosa, fino a splendere.
Marco si sente immeritevole di amore e comprensione, anche solo di avere una vita degna di essere vissuta. È responsabile della scomparsa del fratellino e sente di dover pagare per ciò che è successo… almeno fino a un certo punto. Al punto in cui, cioè, succederà qualcosa che gli farà capire che la colpa non è sua e gli farà sperare che ci sia un modo per rimediare.

Ho notato un importante lavoro di ricerca, su cui hai poi basato la creazione di un’intera mitologia. Un bel viaggio!
È stato un viaggio fluido, e mi è piaciuto molto creare una “mitologia” della Val Chisone, là dove la storia è ambientata. In questo è stato fondamentale l’aiuto di un esperto di civiltà celtica, Guido Pecorelli, che mi ha guidato per uscire dal solito cliché di Halloween e dei druidi, che sono comunque esistiti davvero nelle zone di cui parlo.

Stavo parlando l’altro giorno con un gruppo di autori. Quasi tutti mi hanno detto che “devono” trovare una faccia – famosa o meno – per creare il/la protagonista. È successo anche a te?
Sì, in questo caso è accaduto. Marco, il protagonista, ha per me la faccia di Luca Marinelli, anche se quello con l’accento romano è il suo amico Andrea. È stato così fin dall’inizio. Quegli occhi tristi hanno lasciato il segno.

Concludo qui la chiacchierata con Lucia Guglielminetti, che spero verrà a trovarci per il prossimo romanzo. 

Titolo: Il dio dalle lunghe dita.
Autrice: Lucia Guglielminetti.
Genere: Horror.
Editore: Dark Zone.
Prezzo: euro 14,15 (copertina flessibile).
Link: per acquistarlo, fate click QUI.

Lucia Guglielminetti nasce ad Asti nel 1969.
Laureata in Lingue e letterature straniere moderne, insegna inglese nelle scuole medie. Vive con la famiglia in un piccolo paese della provincia astigiana.
È autrice della serie urban fantasy dedicata al vampiro centenario Raistan Van Hoek, di romanzi horror e di numerosi racconti. I suoi libri potete trovarli QUI.
Ama la lettura, la scrittura, il cinema e le serie TV, oltre agli scrittori come Stephen King, che non ti fanno dormire la notte.