Un regalo di Natale che proviene dalla Regina del romance storico italiano. Mariangela Camocardi, tornata in possesso dei diritti de “I sogni cominciano all’alba”, regala questo breve romance alle lettrici del Blog di Babette Brown.
Questo il calendario:
24 dicembre, prima puntata.
31 dicembre, seconda puntata.
7 gennaio, terza puntata.
14 gennaio, quarta puntata.
21 gennaio, quinta puntata.
Buona lettura!
Primavera, 1860
Nelly
Avere una sorella dotata di un fascino irresistibile poteva essere una vera maledizione. Odeana, del resto, era assolutamente incantevole, un surplus di avvenenza che irretiva gli uomini, attirandoli come falene impazzite verso lo splendore della fiamma. Benché non facesse nulla per sedurli, era quel tipo di donna che finiva per averli tutti o quasi ai suoi piedi. Nugoli di ammiratori l’assediavano ai ricevimenti cui partecipava, contendendosi un giro di valzer o una quadriglia per il piacere di tenerla tra braccia anche per un fuggevole giro di danza. L’oggetto di tanta galanteria ne era ovviamente lusingata: sembravano disposti a qualsiasi cosa per uno sguardo, un fugace sorriso, un battito di ciglia che lasciasse intuire, oltre il ventaglio, l’arma con cui si divertiva a civettare con loro, un labile interesse per questo o quel gentiluomo. Nelly si soffermò a riflettere sulla sostanziale diversità che, sebbene gemelle, le caratterizzava. Odeana aveva emesso il primo vagito mezz’ora in anticipo rispetto a lei: in apparenza indistinguibili come gocce d’acqua, in realtà era dissimile dalla sorella come può esserlo la notte dal giorno. Oscurità contrapposta alla luce e personalità agli antipodi. Una per indole preferiva passare inosservata, l’altra era viceversa l’emblema dell’esuberanza e dello charme. Perché Nelly, al contrario di Odeana, era schiva all’accesso e così incurante dell’aspetto da rasentare la goffaggine se si accorgeva che la fissavano per cogliere le differenze tra lei e la gemella.
Celata tra i tendaggi, distolse la mente dai pensieri inopportuni per riportare gli occhi sull’uomo e sulla donna che, tra le siepi del parco, erano avvinti nella perfetta icona dell’abbandono romantico. Nelly aveva sentito dire, chissà da chi, che un bacio poteva risultare un’esperienza più sconvolgente dell’amplesso stesso. Davanti agli occhi aveva la dimostrazione che ciò era inconfutabile: da come Arderico baciava Odeana era palese che l’attrazione era così intensa e incontrollabile che definire “intimità” le loro effusioni sarebbe stato più appropriato. Ne provò un’invincibile gelosia, e tuttavia fu incapace di smettere di fissare la coppia che, tra le ortensie, sembravano solo consapevoli della passione che condividevano. La luna quasi piena lasciava indovinare il profilo virile e incisivo di lui strappando riflessi bluastri ai suoi folti capelli bruni. Quelli lunghi e sciolti di Odeana apparivano di un biondo argenteo, rendendola simile a una creatura fatata. Ma Odeana era umana e carnale, pensò lei vedendola circondare la nuca di Arderico con le braccia e schiacciarsi impudica contro il suo corpo.
Nelly si costrinse a quel punto a ritrarsi dalla finestra. Il risentimento verso la sorella era a un tratto sfociata in una sensazione di sgomento e vergogna. Spiare furtivamente quelle effusioni al limite della decenza era indegno di lei! Eppure era in effetti quanto stava facendo e ne fu così mortificata da arrossire per l’imbarazzo nonostante fosse sola nella stanza. Sospirando si diresse allo scrittoio per riporre il suo diario in un cassetto segreto. Non ci aveva annotato nulla, quel giorno, troppo avvilita per avvertire la minima voglia di riordinare i pensieri e fermarli sulla pagina bianca. Cosa avrebbe potuto scriverci d’altronde? Che si era perdutamente, irrimediabilmente innamorata del conte Arderico Dalboni Savini, e che lui lo era di Odeana? Coglieva il ridicolo di una simile grottesca situazione, lo ammetteva.
Non era mai stata gelosa della sorella, cui voleva molto bene. Come poteva essere altrimenti? Già da piccola aveva intuito che Odeana aveva qualcosa di speciale, un quid che a lei era stato negato dal destino. Alla lunga si ci rende conto di non poter ambire al centro della scena, se gli adulti riservano la loro attenzione alla tua gemella. Lei adorava le luci della ribalta puntate sulla propria persona, conscia di esercitare un carisma capace di relegare in secondo piano chiunque. Nelly si era ovviamente adeguata: primedonne si nasce e ormai le veniva spontaneo defilarsi, scevra da qualsiasi forma di animosità nel riguardi di Odeana. Insomma, si era trattato di accettare le rispettive peculiarità evitando di soffrirne se il temperamento effervescente di lei incantava gli ospiti di casa Marzorati. Papà era comunque imparziale e amava entrambe senza predilezioni; mamma era più in sintonia con la più quieta delle figlie. Nelly ebbe un soprassalto, colta alla sprovvista, quando la sua vulcanica sorella, l’espressione sognante, irruppe nella camera.
– Arderico è mio!- esclamò gongolante. – È così invaghito di me da avere le vertigini. Mi darebbe la luna, ma mi accontento di diventarne moglie.
Nelly avvertì uno spasimo di dolore, ma si sforzò di non far trapelare dal viso quale tempestoso stato d’animo albergasse in lei. – Devo esprimerti le mie congratulazioni, allora, perchè chiederà la tua mano, presumo.
– Sussistono dubbi in proposito?- Fece un’espressione eloquente e scostò un boccolo dalla fronte, manifestando il suo giubilo con una piroetta. – Ma ci pensi? Le mie saranno le nozze più clamorose dell’anno! Ordinerò un abito fantastico alla migliore sarta della città. Lui è uno scapolo che molte giovani da marito vorrebbero accaparrarsi ma sarò io ad averlo. Di certo sarò la sposa più invidiata della città.
– E Bartolomeo Montanari?
– Che c’entra lui?- Odeana parve contrariata dall’obiezione e un po’ della sua euforia si afflosciò come una vela durante una fase di bonaccia.
– Suppongo che l’addio al tuo amante sarà inevitabile, dovendo sposare un altro- le disse, stentando a intuire cosa mai frullasse nel cervellino della sua frivola gemella. Odeana, forse per alleggerire una coscienza dalla morale elastica, era usa a rivelarle i suoi segreti, anche quelli scabrosi confidando sulla complicità e sui consigli della saggia e indulgente Nelly.
Appoggiandosi al comò di noce, un sorrisetto divertito e comprensivo allo stesso tempo che le aleggiava sulle labbra rosate, questa replicò:– Cara, la tua insana propensione per la lettura e i libri, più che per altre attività, ti ha portata a distorcere l’obiettiva visione della vita reale. Pare infatti che tu abbia sviluppato una concezione piuttosto arcaica dei rapporti uomo-donna.
– Devo darti atto che sei tu l’esperta in materia – ironizzò lei.
. Appunto, e ti rispondo: perché mai una cosa deve escludere l’altra?
– Da quel poco che conosco Arderico, credo sia quel genere di marito che non tollera affatto l’infedeltà. Non dalla donna che porta il suo nome.
Odeana scosse con noncuranza le spalle. Mieteva successi da che aveva memoria, e i privilegi li dava per scontati. In caso contrario se li concedeva da sé. – Userò la necessaria discrezione quando io e il mio bel cavalleggero in quel di Pinerolo avremo uno scambio di opinioni in privato.
– Se già ora ti prefiggi di barcamenarti tra marito e amante – interferì Nelly in tono di severa riprovazione – vorrei dissuaderti fin da ora dal fare affronti del genere a un uomo orgoglioso come Arderico Dalboni Savini.
– Guarda che le dame del bel mondo tradiscono abitualmente i mariti.
– Può darsi, ma è una mancanza di rispetto che non giustifico.
– Posso vivere anche senza la tua approvazione, mia cara.
– Lo so che mi consideri una rigida bacchettona destinata a restare zitella, ma ciò non mi impedirà di esprimerti la mia opinione in proposito e dirti che trovo disdicevole decidere di sposare un uomo che è all’oscuro dei tuoi altarini. Se sì è impegnati sentimentalmente con un altro, non è onesto!
– Quella con Bartolomeo è una relazione di lungo corso che così com’è va bene a tutti e due. Alludo al sesso che condividiamo, cioè qualcosa che non puoi comprendere, casta e pudica come sei. Lui ha le sue consuetudini, io le mie, non c’è altro da aggiungere. Inoltre ho chiarito fin dall’inizio che miravo a un buon matrimonio: si guarderà bene dall’osare intromettersi.
– Arderico dovrà quindi adattarsi suo malgrado a fare da terzo incomodo tra voi? Lo hai circuito soltanto per calcolo?
– Be’, non proprio…- tergiversò Odeana. – Fisicamente mi attrae.
– In effetti, escluso Bartolomeo, non ti eri mai incapricciata di qualcuno così in fretta! Quando un paio di mesi fa tu e Arderico vi siete conosciuti al veglione di Carnevale della baronessa Ebe Zandonai ho pensato, vedendovi insieme, a una specie di colpo di fulmine.
– Lo è, in certo qual modo – ammise Odeana. – Lui riesce a turbarmi… mi toglie il respiro solo a posarmi addosso quei penetranti occhi blu.
Nelly abbassò le ciglia a quelle parole, sollevata che la penombra avesse celato alla sorella il suo involontario moto di disappunto.- Sì, ho visto le signore bisbigliare eccitate allorché ha fatto il suo ingresso dalla Zandonai, inequivocabile dimostrazione che piace loro parecchio. Lui ne ha notata e corteggiata solo una: tu. Ero seduta alle tue spalle e dubito mi abbia vista. Il suo sguardo era inchiodata su di te. Perciò mi indigna che a mente fredda stabilisca di agire così male con entrambi: Bartolomeo è pazzo di te e non merita di essere il tuo giocattolo sessuale. Né Arderico l’adulterio.
Odeana sospirò. – Non hai torto, ma ti confido che non saprei a chi dei due rinunciare. Voglio diventare la moglie di uno e nel contempo è impensabile troncare con l’altro. La bassa estrazione sociale di Bartolomeo lo esclude però da ogni possibilità in tal senso, temo? Il padre fa il guardiacaccia e ha nove bocche da sfamare, la madre incrementa il bilancio familiare come lavandaia e lui, come modesto sottufficiale dell’esercito piemontese, non ha una luminosa carriera davanti, sprovvisto com’è di patrimonio. Io pretendo invece un marito facoltoso, Nelly: sono così da biasimare se ambisco allo status che il conte Arderico Dalboni Savini mi garantisce?.
– Attenta ai passi falsi Odeana: corri il rischio che lui finisca per scoprire che hai una relazione, e saranno guai per te.
– E come potrà scoprirlo?- un lampo infastidito passò negli occhi neri di lei. Era insofferente alle regole e agli obblighi imposti dalle convenienze e non ne faceva mistero. – Mi tengo Bartolomeo e pure Arderico. Noi siamo più ricchi di molti spocchiosi blasonati che ostentano il loro rango, ma lui è l’unico che si è fatto avanti con intenzioni serie. Ora, benché la nostra sia una famiglia socialmente in vista, i Dalboni Savini erano aristocratici da prima ancora che Milano diventasse signoria dei Visconti.
– Papà non darà mai il suo consenso. Ha praticamente detto sì al cugino Aroldo, la cui proposta di matrimonio è stata presentata prima di quella di Arderico. Le terre del cugino sono limitrofe alle nostre e…
– Nessuno, nemmeno papà, può obbligarmi a sposare qualcuno che mi sta cordialmente antipatico!– tagliò corto Odeana, esacerbata.
– La parola è parola e papà è un galantuomo.
– Ebbene, visto che esiste una copia sputata alla sottoscritta – Odeana fece una pausa a effetto e la squadrò allusiva – al limite mi rimpiazzi e te lo sposi tu il cugino Aroldo! Tanto per te un marito vale l’altro, no?
Voilà, ecco come la sua pratica sorella stabiliva egoisticamente e in modo sbrigativo chi tra loro due doveva assumersi certe responsabilità: per le sue esigenze, e ne aveva a iosa, era sempre pronta a rivendicarne la priorità, si disse Nelly, raggelata alla prospettiva che i genitori trovassero logico tale paradossale ragionamento. Oh, come avrebbe voluto che Arderico si fosse accorto della tranquilla Nelly, anziché farsi abbagliare da Odeana, farfalla variopinta che ammaliava tutti quanti. Erano gemelle ma chi mai sembrava avvedersene, pensò avvilita? Nella mente le sfilarono le immagini di quella sera di alcune settimane prima quando, alla festa di Ebe Zandonai, chissà mai perché lei si era a un tratto voltata verso l’ingresso del salone e il suo sguardo si era posato su Arderico, che vi era appena entrato.
Il frac gli squadrava le spalle, enfatizzando l’alta statura e il corpo atletico. Aveva folti capelli bruni lunghi sulla nuca e pettinati con la scriminatura da un lato; il naso aquilino e la piega imperiosa del mento erano stigmate che, con l’innata distinzione di una classe che non si inventa, gli conferivano l’aura del nobile di razza. I modi impeccabili e il perfetto baciamano con cui aveva reso omaggia alla padrona di casa avevano incantato Nelly, quasi incapace di staccare l’attenzione dalla sua persona. Non era esattamente un Adone ma nessuno l’aveva attratta in precedenza nella misura in cui ci era riuscito Arderico. Non era l’unica: c’era stato un simultaneo convergere di sguardi su di lui da parte delle molte dame presenti. Sguardi che si erano soffermati oltre il lecito sull’ultimo arrivato. Ma era naturale che così fosse con un uomo tanto virile da colpire d’impatto l’immaginario femminile.
Non che Nelly annoverasse stuoli di accaniti pretendenti, ben inteso: solo il maturo barone Garutti aveva avanzato una timida offerta di fidanzamento. Senza insistere quando aveva gentilmente rifiutato. Non avrebbe respinto Arderico. Ma lui, ovviamente, si era infatuato della gemella appariscente, limitandosi a gettare una fugace, superficiale occhiata a lei. Intimidita e paralizzata da una parossistica emozione, il cuore che pulsava impazzito, Nelly aveva distolto a precipizio gli occhi, intrecciando spasmodicamente le dita per vincerne il tremito. Odeana era invece già tutta sorrisi e sbattere di ciglia, calamitando tutta la sua l’attenzione su di sé. I due si incontravano alla chetichella, da allora, e quando erano venuti a trascorrere la Pasqua nella casa sul Lago Maggiore dove trascorrevano l’estate, Arderico li aveva seguiti prendendo alloggio in un albergo di Stresa, per non restare separato dall’amata durante tale periodo. Approfittando del mite clima primaverile, la permanenza si era protratta per quasi tutto aprile, ma ormai il rientro a Milano si approssimava e l’idillio, come aveva verificato osservandoli dalla finestra poc’anzi, si era fatto ancora più confidenziale. Prima di lasciare Milano per quel soggiorno lacustre Nelly era casualmente venuta a sapere che Arderico era un patriota e un fervente sostenitore di Garibaldi, figura leggendaria per tutti coloro che anelavano l’Unità d’Italia, compresa lei. Si era sempre interessata di politica e ora finalmente qualcosa si muoveva. Vittorio Emanuele aveva tenuto un discorso in parlamento proclamando di non essere insensibile al grido di dolore che da più parti della Penisola si levava verso il Piemonte. Uno squillo di guerra, quello del sovrano. Anche i mazziniani confluiti nel Partito d’Azione si dicevano pronti ad azioni rivoluzionarie per abbattere governo Pontificio e Borboni, così da ottenere rapidamente l’Indipendenza e mettere l’Europa di fronte al fatto compiuto. La prudenza dell’azione diplomatica di Cavour faceva però mordere loro il freno, sebbene i tempi per un’insurrezione popolare fossero ormai maturi. Garibaldi, con il suo grande prestigio di condottiero, poteva trasformare in realtà la grande, legittima aspirazione degli italiani. Nelly aveva letto su un giornale lasciato in giro da suo padre che c’erano sottoscrizioni pubbliche per finanziare un’impresa che si stava organizzando per liberare il Regno delle due Sicilie. Erano in atto anche raccolte di fondi nate spontaneamente tra la gente, sempre straordinaria in iniziative come quelle. Avevano aperto l’arruolamento pubblico di volontari che volevano aggregarsi a Garibaldi.
– Mi hai sentita, sorellina?
Strappata bruscamente alle proprie considerazioni, lei annuì. – Sì, certo, ma non credo di ambire alle nozze con il cugino Aroldo.
– Temo che volerlo o meno non rivesta alcuna importanza per papà, e tutto sommato, se valuti la cosa con l’indispensabile obiettività, converrai che rappresenta la soluzione ideale. Io detesto la campagna e a te è congeniale, invece. Per di più sei così accomodante di carattere che ti troverai bene con Aroldo. Lui sarà il classico consorte vecchio stampo e saprà prendersi cura di te, ergo, convincerò papà che come moglie sei molto più adatta di me.
– Ma, Odeana, io non…
– Non appena gli avrai dato un erede – proseguì imperterrita, impedendole di proferire un qualsiasi parere in merito – potrai persino disertare il talamo, se la faccenda non dovesse suscitare il tuo entusiasmo. – Ondeggiando i fianchi con la sensualità che madre natura le aveva elargito senza lesinare, lei si avviò all’uscio con l’incedere maestoso di chi si sente già contessa. Prima di congedarsi sistemò l’aderente giacchetta di velluto verde mela sul seno prosperoso e aggiunse:- Non puoi farmene una colpa se mi difetta il senso del dovere, mia cara, e d’altronde una di noi due deve assecondare le ambizioni espansionistiche di papà, non credi?
– E dovrei essere io a sacrificarmi per gli interessi familiari?
– Vuoi scommettere che non sarò io a scaldare il letto del cugino Aroldo?
Nelly, sconvolta dal cinismo della sorella, non trovò la prontezza di spirito per ribattere a tono. Attonita, fissò a lungo il battente di noce, dopo che la sorella si fu eclissata. Era consapevole che nessuno era imbattibile come Odeana a scavalcare qualsivoglia ostacolo si frapponesse tra lei e quanto si prefiggeva di arraffare. E se ne appropriava senza scrupoli, se reputava le spettasse di diritto, disarmandoti con il sorriso sfrontato di chi sa di avere in mano le carte migliori. Nelly, però, non era affatto disposta a cederle graziosamente il passo. Per la prima volta avvertiva un acuto senso di ribellione: Arderico Dalboni Savini era una posta troppo importante per tirarsi semplicemente da parte senza reagire. Perché avrebbe dovuto darla vinta a Odeana senza colpo ferire? Perché non provare almeno mettersi in lizza? Probabilmente sarebbe stato inutile, ma lei voleva scrollarsi di dosso quell’inerzia. Non ne poteva più di quel ruolo di pedina passiva, divenuto ormai soffocante come un nodo scorsoio. Stavolta non poteva consentire a chicchessia di rubarle un sogno che aveva perfino paura di sfiorare. Sicché, aggrappandosi a una determinazione che stupì lei stessa, Nelly si ripromise di sfoderare le unghie e difendersi dall’egoismo altrui: improvvisamente erano i suoi desideri e le sue esigenze ad avere la priorità, ed era pronta a raccogliere la sfida che il destino le aveva lanciato.
Mariangela Camocardi è nata a Verbania nell’immediato dopoguerra e ha sempre vissuto nella sua bella e amata Intra. Decide di cimentarsi nella scrittura, che rappresenta una sua grande passione, quando resta priva di occupazione a causa della grave crisi industriale che colpisce l’alto novarese nel 1983.
C’è un sogno che da anni accarezza: riuscire a pubblicare un romanzo, perché scrivere è un’aspirazione cui ambisce fin dalla giovinezza. Finalmente le circostanze, seppure avverse, le consentono di verificare se possiede realmente le doti indispensabili a intraprendere un mestiere non certo facile.
Grazie, Mariangela, per questo strepitoso regalo. Grazie da parte mia e di tutti i lettori che si “immergeranno” in questa storia.
Bellissimo regalo di Natale, grazie mille
Grazie a te, Annamaria Babette, per l’amicizia, soprattutto.
Auguri di Buone Feste a tutti, e buona lettura.
Auguri affettuosi anche a te, Mariangela.