GRAZIA MARIA FRANCESE consiglia REGINA DI FIORI E DI PERLE, di Gabriella Ghermandi.

Debre Zeit, cinquanta chilometri da Addis Abeba, 1987: una grande famiglia patriarcale; un legame speciale tra il vecchio Yacob e Mahlet, la più piccola di casa. Lui la conosce meglio di chiunque altro: la guarda negli occhi, mentre lei divora le storie che lui le narra. Così, un giorno si mette a raccontarle del tempo degli italiani, venuti a occupare quella terra, e degli arbegnà, i fieri guerrieri che li hanno combattuti. Quel giorno, Mahlet fa una promessa: da grande andrà nella terra degli italiani e si metterà a raccontare… Un lungo viaggio nel tempo e nello spazio, in cui scorrono la vita e le vicende di una famiglia etiope nel periodo della dittatura di Mengistu Hailè Mariam, e nel decennio successivo dell’emigrazione. Un romanzo che percorre oltre cento anni di storia, dal tempo di Menelik ai giorni nostri. Una narrazione che non riguarda solo la dimensione del passato etiopico, ma è anche un modo di interrogarsi sull’identità della memoria coloniale italiana. A cavallo tra lingue ed etnie, tra nazioni e continenti, tra occupazioni militari e guerre fratricide, si dipanano le mille storie di questa Shahrazade dei nostri tempi, fiera delle sue origini etiopi ed eritree.

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Romanzo che ho trovato interessante perché racconta l’occupazione italiana dell’Etiopia, dalla parte di chi l’ha subita. Lo fa senza pesantezza né odio, perfino con un po’ di humor.
Vale la pena di leggerlo anche solo per ricordare queste pagine di storia, che perlopiù sono ignorate nel nostro Paese… quando non c’è chi nega o minimizza le atrocità commesse dai “tallian soldati”!
Purtroppo quello che mi convince poco è lo stile. Vorrebbe richiamare la narrazione orale dei paesi africani, ma a tratti diventa ripetitivo e non mi ha entusiasmata.
Peccato, un pizzico più brillante o visionario e sarebbe stato un capolavoro. Ma forse l’autrice, più che fare della letteratura voleva trasmettere una testimonianza. Da leggere comunque.

EMANUELA LOCORI consiglia ARRIGONI E IL DELITTO DI VIA BRERA, di Dario Crapanzano.

È una calda mattina di luglio e molti milanesi sono partiti, per godersi qualche giorno di villeggiatura o per raggiungere i parenti lontani. Anche sua moglie e sua figlia sono andate nella casa di campagna in Brianza, e il commissario Mario Arrigoni si gode i ritmi blandi della città estiva.
Ma la sua quiete viene interrotta da una telefonata del questore. C’è una penuria di agenti disponibili e ad Arrigoni, stavolta, viene chiesto di spingersi oltre la sua zona di competenza e di indagare su un delitto avvenuto nell’elegante cornice di Brera.
La vittima è l’architetto Osvaldo Verga, un pubblicitario di successo. Il suo corpo esanime è stato trovato riverso sulla scrivania da una sua dipendente, Mariangela Marangon, ragazza veneta di umili origini e straordinaria bellezza. Verga l’aveva conosciuta in un negozio del centro, dove Mariangela faceva la commessa, e le aveva offerto un lavoro nel suo studio. E c’è chi insinua che i rapporti tra i due non fossero puramente lavorativi.
L’indagine procede e via via che gli interrogatori si susseguono emergono luci e ombre, più ombre che luci, della vita di Verga, bell’uomo intraprendente e sfacciato, con una passione per le belle donne, le auto sportive, la pelota basca e il gioco d’azzardo.
Torna, in un’edizione riveduta e corretta dall’autore, la terza indagine di Mario Arrigoni. Dopo le case di ringhiera e gli ambienti popolari dei primi due libri, questa volta il romanzo è ambientato in uno dei quartieri più belli e ricchi di Milano, che agli inizi degli anni Cinquanta si apprestava a raggiungere il culmine della sua stagione d’oro. E come sempre Crapanzano non solo appassiona i lettori con un perfetto meccanismo giallo, ma è straordinario nel restituire le atmosfere, le usanze di un mondo che è al tempo stesso vicino e lontano, e nel raccontare l’umanità che lo abitava, creando personaggi con cui è facilissimo entrare in contatto e identificarsi.

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Non so se ne avete già parlato, sicuramente sì, comunque vorrei aggiungermi alla lista dei lettori/fan di Dario Crapanzano. Per l’ambientazione prima di tutto: i lontani anni ’50, Milano (città dove ho lasciato il cuore) e i suoi angoli nebbiosi, i Navigli, la Stazione Centrale, Lambrate, Porta Venezia, via Fatebenefratelli (abitavo da quelle parti). Il protagonista, il commissario Arrigoni, uomo d’altri tempi e allo stesso tempo attuale, inflessibile nella ricerca della giustizia ma impastato di umanità, semplice e direi “casareccia”, sempre acuto e di una calma invidiabile (quando non lo fanno proprio arrabbiare, perché è capace di zittire anche il terribile superiore…). Ora sto leggendo questo, che consiglio.

I romanzi di Grazia Maria Francese li trovate QUI.

Emanuela Locori la trovate su Facebook.