di Alessandro Ceccarelli
Il pianoforte è stato sempre uno strumento fondamentale, una
voce quasi essenziale nella storia del jazz. Da Duke Ellington a Brad Mehldau,
un secolo di storia della musica afroamericana è stata narrata da questo
straordinario mezzo espressivo. Anche in Italia la tradizione del pianoforte
jazz ha prodotto grandi talenti come Bruno Martino, Sante Palumbo, Enrico
Pieranunzi, Danilo Rea, Cesare Picco, Stefano Bollani, Franco D’Andrea, Giorgio
Gaslini e Rita Marcotulli. Uno degli ultimi significativi interpreti del
pianoforte è senza ombra di dubbio Giovanni Guidi, non ancora trentenne, 
ha dimostrato una grande sensibilità sulla tastiera e una notevole maturità
artistica. “Scoperto” da Enrico Rava, il celebre trombettista lo fece entrare
nel suo gruppo appena ventenne. Dopo aver suonato in due album di Rava, ha
collaborato con Gianluca Petrella ed è  attualmente leader di gruppi
propri.
Il suo ultimo album è stato pubblicato da uno delle più
importanti case discografiche mondiali del jazz, la Ecm del tedesco Manfred
Eicher che fece debuttare nel 1975 il giovanissimo Pat Metheny.

Il nuovo album
“This is the day” è il titolo dell’ultima fatica discografica di questo giovane
talento del pianoforte. Il jazzista di Foligno ha chiamato Thomas Morgan al
contrabbasso e Joao Lobo alla batteria. “Volevo
dare proprio l’idea dell’inizio di un nuovo giorno”
, spiega Guidi, che la
prossima settimana sarà impegnato nel tour di presentazione del nuovo lavoro
(Bologna, Vicenza, Napoli, Roma, Ostenda, Ferrara, San Dona’ di Piave, Firenze,
Londra, Brema, un arco di tempo dal 25 marzo al 25 aprile).
“This is the day”, spiega il pianista nelle note di copertina, “cerca di porre
delle domande sia per noi sia anche per chi ascolta. L’obbiettivo è di far
entrare l’ascoltatore in mezzo anche a quei meandri della musica che a volte
restano un po’ sconosciuti, ma forse è lì che si trova il vero senso e
l’intensità di quello che si fa”. “Nel corso degli anni – prosegue il pianista-
molti esponenti della scena contemporanea hanno lavorato più
sull’interpretazione, laddove il nucleo duro del jazz è nell’improvvisazione,
senza la quale questa musica diventa sterile. Quelle contenute nel nuovo album,
allora, sono mie canzoni senza un testo, molto semplici, nate per
l’improvvisazione; brani -prosegue, pensando al tour- che offrono possibilità
di lavoro diverse ogni sera, ogni concerto. A questo si aggiungono la
profondità e l’intensità del modo di suonare di Thomas e Joao: free, diretto, e
con una forte emotività, caratteristiche che ho trasferito nei brani”.
“L’impegno per la semplicità non è diverso da quello
per la complessità”, prosegue, indicando come sia un dovere dell’artista quello
di “trasmettere un messaggio in modo onesto”. L’eleganza di “Trilly”; il melodismo di un brano come “Game Of Silence”; il frammentato
dialogo di “Cobweb” fino a
passaggi dissonanti o vorticosamente ritmici come quelli di “The Debate”, i due standard “Quizas Quizas Quizas” e “I’m Through With Love”: ciascuno dei
tre musicisti contribuisce alla costruzione di una struttura sonora solida
godendo di autonomia creativa e offrendo quella che Guidi definisce
“disponibilità”. Il jazz  è soprattutto incontro”.
“Quando intuisco le doti di un giovane, lo coopto subito. Ma non
è altruismo, mi diverto molto a suonarci. Vivendo in divenire ho bisogno di
essere sorpreso e Giovanni Guidi è come Stefano Bollani e Gianluca Petrella: mi
stupisce ogni volta. Ogni tanto il Jazz ci regala una splendida sorpresa:
Giovanni Guidi è la sorpresa più recente.” 
(Enrico Rava)
“Il jazz italiano ha oggi un altro peso nel panorama
internazionale rispetto al passato. E i giovani talenti non si contano. Non ho
avuto esitazioni a scritturare Giovanni Guidi dopo averlo visto al lavoro con
il Quintetto Tribe di Enrico Rava.” 
(M. Eicher, Presidente Ecm)