TRULLION ALASTOR 2262, DI JACK VANCE (DELOS DIGITAL EDITORE). QUI per acquistarlo. Romanzo (252 pagine).

Certa fantascienza, soprattutto quella cinematografica, ci ha abituato negli ultimi anni a un’escalation delle poste in gioco. Quasi che, se la Terra non sta per essere distrutta (ma la Terra sta sempre per essere distrutta, come diceva Z in Men in Black) non valga la pena di seguire una storia. Ecco, nel libro di Jack Vance non stanno per essere distrutti né l’universo, né la Galassia, né il pianeta su cui si svolgono gli eventi. Che non è neanche un pianeta importante, anzi è solo il numero 2262 dell’enorma ammasso di Alastor (***), al quale appartengono migliaia di pianeti colonizzati dall’uomo. Jack Vance ci racconta una storia piccola, quella di un uomo tornato a casa dopo il servizio militare che trova una famiglia che lo sopporta a stento e che sta dilapidando i propri beni dando retta ad abili truffatori. Ci si innamora facilmente di questi luoghi, di questi personaggi, di queste usanze. È per questo che Jack Vance, poi, si finisce sempre per amarlo.

(***) Laggiù, verso il confine della galassia, c’è l’Ammasso di Alastor, una spirale di trentamila stelle in un volume di spazio dal diametro irregolare, fra i venti e i trenta anni luce. Sparsi in tutto l’ammasso ci sono tremila pianeti abitati, con una popolazione umana di circa cinquemila miliardi di persone. Si tratta di mondi diversi fra loro, con popolazioni altrettanto diversificate, ma hanno una lingua comune e sono tutti soggetti all’autorità del Connatic, con sede a Lusz, sul mondo di Numenes.

EPICA, ETICA, ETNICA, SANITAS, DI LUKHA B. KREMO (DELOS DIGITAL EDITORE). QUI per acquistarlo. Racconto lungo (25 pagine).

La quasi totalità del genere umano vive nelle cubocliniche: alveari tecnologici in cui i corpi vengono accuditi da macchine mentre la mente vaga nel metaverso. Un luogo in cui si può essere ciò che si vuole, in cui non esistono dolore, sofferenza o malattia.

Una realtà artificiale in cui la vita si perde e l’umanità scompare. Un luogo di svago o di redenzione, che ha come unici sorveglianti i medici addetti alle cubocliniche. Sono loro che si prendono cura dei corpi inerti, che controllano la felicità dei pazienti e che ne giudicano le scelte. Sono giudici e giurie di un mondo effimero in cui, forse, anche loro vorrebbero scappare.