Robert Capa, pseudonimo di Endre Ernő Friedmann (Budapest, 22 ottobre 1913 – Provincia di Thai Binh, 25 maggio 1954), è stato un fotografo ungherese naturalizzato statunitense.
I suoi reportage rendono testimonianza di cinque diversi conflitti bellici: la guerra civile spagnola (1936-1939), la seconda guerra sino-giapponese (che seguì nel 1938), la seconda guerra mondiale (1941-1945), la guerra arabo-israeliana (1948) e la prima guerra d’Indocina (1954).
Capa documentò inoltre lo svolgersi della seconda guerra mondiale a Londra, nel Nordafrica e in Italia, e in particolare lo sbarco in Normandia dell’esercito alleato e la liberazione di Parigi. (Wikipedia. Per saperne di più, fate click QUI).

La mostra “Robert Capa – L’opera 1932 – 1954”, in corso nella struttura di Palazzo Roverella, a Rovigo, costituisce un’occasione unica, sia per chi ama la fotografia, sia per tutti coloro che abbiano intenzione di avvicinarsi a un mito del fotogiornalismo.

Robert Capa, ebreo, nato in Ungheria  e arrivato a Parigi nel 1934 per sfuggire al nazismo, entrò in contatto con alcuni giovani fotografi, tra cui Henry Cartier-Bresson, che in seguito divennero  nomi prestigiosi e fondatori, assieme a lui, della famosa Agenzia Magnum, pietra miliare della fotografia e del fotogiornalismo di altissima qualità.

Capa visse la sua prima esperienza come reporter bellico durante la Guerra Civile Spagnola, a fianco della sua compagna, Gerda Taro, che vi rimase uccisa. Entrambi i loro nomi d’arte furono inventati da lei, che li creò cercando parole che fossero facili da pronunciare.

Lui divenne noto a livello internazionale quando i giornali pubblicarono la famosa foto del  miliziano colpito a morte, immagine che è stata al centro di numerose polemiche che ne contestavano l’autenticità. Ebbe modo di assistere, sempre a fianco delle truppe, a tutte le più importanti guerre della sua epoca e morì nel 1954, calpestando una mina, durante la Seconda Guerra d’Indocina.

La mostra, in ordine cronologico e divisa per tematiche, offre un’ampia panoramica sul lavoro di Capa e sul suo modo di intendere la fotografia. Scorrono davanti ai nostri occhi soldati che combattono, muoiono, soffrono, ma anche momenti di riposo, brevi ore di sonno rubate alla guerra, partite a scacchi con il fucile a fianco. Il reporter ci fa vedere la realtà, terribile anche nelle immagini sfocate, scattate di fretta, ma immerse in un vissuto tragico che non ha bisogno di foto perfette per suscitare un senso di angoscia.

Seppe cogliere momenti di vita in ognuna delle situazioni che, di volta in volta, si dedicava a documentare. Gli operai in sciopero mostrano volti segnati, sguardi intensi, gesti solidali; il pubblico che assiste al Tour de France è gioioso  ed entusiasta; gli emigranti trasportano con dignità le loro poche cose.

Robert Capa condivise il suo sguardo sul mondo e sull’umanità senza paura, con il rispetto che si prova davanti alla vita, colta nei suoi momenti più intensi.

La mostra rimarrà aperta fino al 29 gennaio 2023.

Di Fernanda Romani vi segnaliamo “La maschera del Dio senza cuore”, che contiene due racconti fantasy male to male, prequel del romanzo “I tre giorni di Atavanno”.

Nel Ducato di Odi, patria degli Aldair, diventare guerrieri è sempre stato un onore riservato ai nobili, ma da diversi decenni le leggi sono cambiate.
Nilio è il figlio di un ricco mercante e sta per compiere quindici anni. Diventerà un adulto e potrà realizzare il suo più grande desiderio: accedere alla casta dei guerrieri.
Vikandro ha diciassette anni, appartiene a un’antica casata nobiliare e gli è stato insegnato a disprezzare quelli come Nilio.
Ma l’attrazione che li spinge uno verso l’altro è un istinto che nessuno dei due potrà fermare. Cosa possono fare le tradizioni e i divieti paterni contro due ragazzi decisi a non rinunciare ai propri sentimenti?

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