Sadie Jane Baldwin (QUI la sua Pagina-Autore su Amazon)
Mi sento di proporvi un romanzo datato ma sempre attuale e, a mio giudizio, bellissimo. Si tratta di “Insieme con i lupi”, di Nicholas Evans.
Io abito in una zona di montagna, e non passa giorno (o meglio notte) che non abbia a che fare con questi animali che stanno ripopolando le mie zone e portando scompiglio tra gli allevatori. Ma dopo averlo letto, mi sono fatta un’idea diversa su questo predatore.
Vi lascio la trama: In un tranquillo pomeriggio d’estate a Hope, selvaggia cittadina del Montana, un lupo scende a valle uccidendo un vitello e avvicinandosi a un bambino. La popolazione è in allarme, i lupi riaccendono negli animi una cieca paura, antichi odi e un irrefrenabile desiderio di vendetta, anche se ora sono una specie protetta. In questo clima di tensione, arriva da New York una biologa specialista in lupi, Helen Ross, una ragazza insicura e assillata dalla vita, che ha l’incarico di sorvegliare gli animali e proteggerli da coloro che vorrebbero abbatterli. Qui incontra Luke e inizia una difficile storia d’amore che vede nell’ipocrisia della provincia e soprattutto nel padre del ragazzo i maggiori nemici. Un’emozionante storia d’amore, passione e redenzione e una suggestiva esplorazione dei sentimenti, delle ragioni del cuore, sullo sfondo di uno straordinario paesaggio.
A Hope, selvaggia cittadina del Montana, sono tornati i lupi: fanno strage di animali, si avvicinano ai bambini. La gente ha paura ed è pronta a ucciderli. In questo clima di tensione, arriva da New York una biologa specialista di lupi, Helen, una ragazza insicura e assillata dalla vita, che ha l’incarico di proteggere gli animali da coloro che vorrebbero distruggerli. Con lei, sulle tracce del branco, c’è un diciottenne timido e sensibile, Luke, che ha imparato a “parlare” con i lupi.
Sonia Morganti (QUI la sua Pagina-Autore su Amazon)
Ho terminato in settimana di leggere “Creature di un sol giorno” di Mauro Bonazzi e mi sento di consigliarlo, davvero di cuore.
Iniziamo col dire che è un saggio, che parla di filosofia e lo fa anche attraverso la poesia, che ne è il canto. Avete mai fatto caso come dono dei Poeti sia sintetizzare in poche sillabe musicali l’intero spirito del loro tempo, un sistema di pensiero o un messaggio che richiederebbe interi tomi per essere articolato?
In questo saggio si parla di vita e di morte e del senso del nostro esistere.
Roba grossa, insomma, affrontata con semplicità e una squadra di pezzi da novanta.
Si parte da Omero, si passa per Platone, Socrate, Aristotele, Pericle per arrivare quindi a Nietzche, Epicuro e approdare alle parole di Lucrezio, Orazio e Dante. E secondo me c’è anche un tocco del Leiji Matsumoto di Galaxy Express 999.
Se Canova avesse usato la penna invece dello scalpello, il fraseggio sarebbe stato simile a quello che si trova in queste pagine: elegante, aggraziato, misurato.
Si legge come si sorseggia un vino da meditazione. L’ideale sarebbe avere davanti a sé il mare calmo o un bel camino, io me lo sono letta nel tragitto Montespaccato-Tiburtina e ritorno ma sono una che si accontenta pur di godere così così.
È un libro-medicina che offre vari dosaggi di cura.
Nessuna filosofia – lenimento per i mali dell’anima – è priva di effetti collaterali, ognuno però può scegliere quale sia più compatibile con il proprio sentire e può cambiarla al bisogno.
Il pensiero è come il vento, non puoi incatenarlo. Anche Aristotele, a volte, cambiava idea.
A margine, leggere questo libro mi ha fatto incontrare di nuovo “vecchi amici” che mi hanno accompagnata per anni e mi hanno aiutata a superare tante prove amare. Ma il buon Lucrezio di “miele delle Muse” ne capiva parecchio.
Lo consiglio di cuore a chi apprezza l’argomento, come antidoto per affrontare questi tempi dementi.
E consiglierei, a chi non lo bazzica ma è un po’ curioso, di dargli una possibilità.
Un tempo molto lontano gli esseri umani erano diversi. Avevano quattro gambe, quattro braccia e due volti che permettevano di vedere ovunque. Simili a sfere si muovevano rotolando velocissimi. Erano lisci e levigati, felici e potenti. A causa della loro superbia però furono puniti dagli dèi. E da quel momento non si sono mai piú sentiti completi. Hanno iniziato a soffrire e a temere la morte. La storia del pensiero è la storia dei tentativi di porre un rimedio a questa incompletezza, per tornare a essere felici. Di questo, e di nient’altro, hanno parlato i piú grandi scrittori greci, fossero poeti come Omero o filosofi come Platone e Aristotele.
Mauro Bonazzi ci accompagna nel labirinto di risposte che gli antichi hanno cercato di dare alla domanda piú annosa di tutte: dove si nasconde il senso delle nostre esistenze? Cercare di comprenderlo, attraverso l’aiuto della filosofia, costituisce ancora oggi uno sforzo decisivo per chi è impegnato nel mestiere piú bello e difficile, che è quello di vivere bene.
«La civiltà greca ha prodotto una riflessione luminosa sul senso della condizione umana – su quello che siamo e sul valore delle nostre vite – capace di attraversare i secoli, influenzando e stimolando grandi scrittori e grandi pensatori. Lo ha fatto partendo dal tema della morte: questo è il punto di attacco. La morte è uno scandalo, un mistero, qualcosa che non riusciamo e non possiamo accettare. Il problema non è tanto quello di dover morire; ne siamo tutti consapevoli. A essere insopportabile è l’idea che questo fatto, il fatto che prima o poi ce ne andremo, rischia di togliere valore alla nostra esistenza, qui e ora. Quale è il senso di qualcosa che non c’era, c’è e non ci sarà? Quale il valore di qualcosa destinato a scomparire nell’oblio? È questa la domanda a cui bisogna trovare una risposta, perché è qui la chiave per comprendere il senso della nostra esistenza».
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