Nicola Rocca nasce a Bergamo il 23 settembre 1982.
Dopo la pubblicazione con due piccole case editrici, decide di camminare con le proprie gambe, diventando un autore indipendente (con il marchio ENNEERRE) e affidando ad Amazon l’esclusiva per la distribuzione delle sue opere.

FRAMMENTI DI FOLLIA – 2013;
CHI ERA MIO PADRE? – 2014;
LA MORTE HA L’ORO IN BOCCA – 2015;
DUE GOCCE D’ACQUA – 2016;
IL BURATTINAIO – 2017;
LA CASA DEL DIAVOLO – 2018;
BUGIARDE VERITÀ – 2019;
SCHELETRI NELL’ARMADIO – 2019;
STALKER – 2020;

Oltre a questi libri, disponibili sia in cartaceo che digitale, su Amazon è possibile trovare altrettanti racconti brevi, esclusivamente in formato e-book.
Nel gennaio 2021 sarà disponibile IL DISCEPOLO, il sequel di “La morte ha l’oro in bocca”, che chiuderà definitivamente la vicenda del Killer della Cravatta.
L’autore sta lavorando ad altri romanzi, tutti rigorosamente thriller.

QUI la Pagina-Autore di Nicola Rocca su Amazon.

1.     Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Diamoci del tu. Sarà tutto più semplice.
Scrivo thriller e noir, anche perché leggo soprattutto thriller e gialli. La scelta è dettata dunque dalla smisurata passione per questo genere. Per tutto ciò che racchiude un mistero, che crea suspense.
Fin da ragazzino ho nutrito una passionaccia per questo genere. Inizialmente nei confronti dei film. Poi, crescendo, è arrivata anche la magia dei libri. E, in seguito, all’età di circa ventiquattro anni, ho iniziato a scrivere il mio primo racconto. All’inizio, la scrittura è stata una sorta di sfida, poi è divenuta un bisogno fisico e mentale.

2.     Come scrivi? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Capita raramente che prenda appunti su foglietti di carta, sparsi qua e là. Posso definirmi un autore digitale a tutti gli effetti. Mi appunto le idee sullo Smartphone. Poi, con più calma, le elaboro con il PC, aprendo un documento Word. In merito al PC… be’, è un laptop scassato, pagato poco meno di trecento euro qualche anno fa. Ma del resto, dicono che non serva un processore NASA per scrivere dei buoni romanzi (sperando che i miei thriller siano tali). Basta un’idea e tutti i tasti del computer funzionanti.

3.     C’è un momento particolare nella giornata in cui prediligi scrivere i suoi romanzi e racconti?
Diciamo che sto facendo della scrittura uno stile di vita. Sto investendoci quasi tutto il mio tempo. Quindi: scrittura, revisione, lettura, promozioni, creazione di post pubblicitari,  rapporti con i miei lettori, marketing, eccetera.
Quindi, la mia giornata tipo è: sveglia presto, colazione e PC. Molte volte è “colazione al PC”. Il tutto fino all’ora di pranzo, magari con una breve pausa verso le undici del mattino. La stessa cosa avviene di pomeriggio, lavoro fino all’ora di cena.
Dopo cena, avviene più o meno lo stesso.
In sintesi, le mie giornate sono fatte perlopiù di scrittura, intervallate da momenti di pausa per mangiare e dormire. Qualcuno storcerà il naso per questa routine, per me è il paradiso.

4.     Quando scrivi, ti diverti oppure soffri?
Quando scrivo, prima mi diverto e poi soffro.
La prima stesura è sempre divertente, perché scrivo tutto quello che la mia mente mi detta. Lo faccio a rotta di collo, senza preoccuparmi né della forma, né della grammatica, né del fatto che possa scrivere castronerie. La prima stesura è dedicata alla trama.
Poi, quando rileggo, inizia la sofferenza. A quel punto, mi rendo conto che ci sono alcune parti in netto contrasto fra loro, che richiedono un intervento di modifica. Lì inizia la parte dura del mestiere: la sistemazione. Perché un romanzo è come un puzzle complesso: alla fine, ogni tassello deve incastrarsi esattamente al proprio posto, se si vuole ottenere un lavoro ben fatto.
Il culmine della sofferenza lo raggiungo quando inizia il lavoro di editing. O meglio, quando mi vedo tagliare intere pagine dalla mia editor. Per me è come ricevere una pallottola nel cuore. Anche se so che è indispensabile, mi fa sempre male.

5.     Nello scrivere un romanzo, “navighi a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usi la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Credo di adottare entrambe le tecniche. Mi spiego meglio.
Quando vengo fulminato da un’idea, me la appunto semplicemente. Poi, nei giorni successivi, lascio che il mio cervello navighi, al fine di auto-raccontarsi una storia. Quando la vicenda è più o meno delineata nella mia mente, la sistemo a mo’ di schema, suddividendo la storia in scene (in pratica, in capitoli). A quel punto, inizio a scrivere, il più delle volte “scassando” lo schema che mi sono fatto. La vera magia è che, alla fine, ogni cosa torna al proprio posto e tutti i tasselli del puzzle si incastrano perfettamente.

6.     Quando scrivi, lo fai con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure ti lasci trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Quando ho in testa una storia, mi ci butto dentro a capofitto. Pertanto, scrivo quotidianamente, fino a che non sopraggiunge la parola “fine”. A quel punto mi prendo una pausa più o meno lunga, che può andare da una settimana a qualche mese. Poi, riprendo il manoscritto e me lo leggo daccapo. È lì che comprendo se la storia vale la pena di essere raccontata, oppure è carta da macero.

7.     Ami quello che scrivi, sempre, dopo che lo hai scritto? 
Certo… che no!
Spesso, mi trovo a rileggere le bozze e pensare “Com’ero combinato per scrivere una tale stronzata?”.
Quando rileggo opere risalenti ad anni prima, mi capita sempre di criticarmi per l’immaturità. Trovo anche il lato positivo: se è così, significa avere avuto una crescita professionale.

8.     Rileggi mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Sì, mi capita spesso. Più che altro in qualità di “controllore.”
Anche in questo caso, come appena risposto alla domanda precedente, spesso mi ritrovo a criticarmi; altre volte (molto raramente) mi elogio, sempre con una nota di monito. Per non rischiare di montarmi la testa (ride).

9.     C’è qualcosa di autobiografico nel tuoi libri?
In quasi tutti i miei libri c’è qualcosa di autobiografico. Perché, prima di scrivere, ero un killer di professione. Ho ucciso così tante persone da aver perso il conto (ride, di nuovo).
Scherzi a parte, nei miei scritti c’è sempre qualcosa di autobiografico, in quanto a ogni personaggio associo qualche mia caratteristica. O la caratteristica di persone di mia conoscenza.
Il libro più autobiografico è “Scheletri nell’armadio”, in cui il protagonista (Roberto Marazzi) è un autore in erba che cerca di emergere. Ecco, io mi auguro che uno dei miei romanzi diventi un best-seller, proprio come quelli di Marazzi.

10.  Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: sei un lettore assiduo? Leggi tanto? Quanti libri all’anno?
Credo che sia una cosa ovvia, per scrivere bisogna leggere. E tanto.
In merito ai libri letti in un anno, a fare la differenza non è il numero, ma la qualità.
Leggo libri per il puro piacere della lettura, ma anche perché possano aiutarmi nella mia attività di scrittore.

11.  Hai mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconti qualcosa della tua esperienza?
Sì, ho partecipato a diversi concorsi letterari. In passato lo facevo spesso. Poi, col tempo, ho diminuito progressivamente. Ora ho smesso.
Non ne ho mai vinto uno, ma sono riuscito a collezionare qualche terzo posto e qualche menzione di merito.
Ti racconto una delle mie esperienze in merito ai concorsi letterari. L’esperienza che mi fece dire: “Basta!”
Qualche anno fa, spedii un mio romanzo già pubblicato a un concorso per romanzi editi. Dopo alcuni mesi, ricevetti una mail in risposta: il mio libro aveva ricevuto una menzione di merito.
Così, mi recai alla giornata di premiazione. Ritirai il mio premio  e rimasi per tutto il tempo della cerimonia. Premiarono in tutto una decina di scrittori. Sette dei quali di una casa editrice che aveva pubblicato anche il Presidente della giuria.
Quella composta dai miei lettori è l’unica giuria che voglio soddisfare. Se loro apprezzano il mio lavoro, sono felice. Viceversa, mi arrabbio a morte con me stesso.

12.  A cosa stai lavorando ultimamente?
Allora… La mia pentola è sempre piena di roba, proprio come la mia testa.
Ho un romanzo ultimato, pronto per essere pubblicato. Sto solo attendendo il momento giusto per il lancio. Si intitola “Il Discepolo”, è il sequel di “La morte ha l’oro in bocca”. Con quello si chiude definitivamente la vicenda del Killer della Cravatta. Troveremo il commissario Walker cambiato, dopo una profonda crisi depressiva.
Inoltre, stiamo lavorando all’editing di un nuovo romanzo, che vede nuovamente il commissario Walker alle prese con un nuovo serial killer.
Ho ultimato inoltre la prima stesura di una nuova avventura che vedrà protagonista Roberto Marazzi, lo scrittore best-seller.
Infine, ho appena “steso” la bozza di un altro romanzo. Una sorta di esperimento, diciamo. Ho deciso di scriverlo, dopo una chiacchierata con un vecchio collega, il quale mi ha fornito l’idea. E al quale credo proprio che dedicherò l’intero romanzo.
Per il momento ho “soltanto” questo nel mio pentolone. Ma a breve, sono sicuro che ci butterò dentro dell’altra roba. Ve lo posso garantire.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato, Nicola.
Grazie a te e ai lettori del tuo Blog. Spero di non avervi annoiato (troppo).