Sono nato a Torino nel 1973. Sono sposato e ho due figli.
Laureato in Scienze dell’Educazione, avrei dovuto fare il formatore, ma, a causa delle misteriose curve della vita, da una ventina d’anni lavoro come informatico presso l’Università, proprio all’ombra della Mole Antonelliana. Felicemente, direi.
Ho sempre amato la bicicletta e i libri, ma, non avendo alcuna speranza di sfondare con la prima, ho cominciato a scrivere gialli: Il cane che avrebbe dovuto chiamarsi Fido (2017), La stella a sei punte (2018), Ultime volontà di Musini Arturo (2020), Una vita di troppo (2021), tutti editi da Il Ciliegio Editore. Nessuno tratta di argomenti ciclistici, magari in futuro, non si sa mai.
Il mio racconto La finale è stato pubblicato nell’ambito del concorso “Racconti dal Piemonte”, nell’omonima antologia di Historica Edizioni.
La stella a sei punte e Ultime volontà di Musini Arturo hanno ottenuto una menzione d’onore al concorso letterario “La Quercia del Myr”, edizione 2019 e 2020.
Sono un “prudente” appassionato di montagne. Prudente nel senso che non le scalo, ma al massimo ci passeggio o, questo sì, ci vado in bici. Proprio a causa di questa passione, ho ambientato alcuni romanzi e racconti in Val di Susa, dove ho la fortuna di avere un buen retiro, in cui purtroppo sempre meno spesso riesco a ritirarmi.
Su questa scia è nato il mio racconto lungo “Misterioso omicidio di un terrapiattista”, auto-pubblicato in e-book e cartaceo on-demand su Amazon, che vede protagonista uno dei miei due personaggi preferiti: il maresciallo dei carabinieri Giovanni Calitri, comandante della caserma dell’Arma di Bardonecchia.
L’altro personaggio che prediligo è Riccardo Martini, un pensionato tanto rompiscatole quanto curioso, principale attore del mio giallo d’esordio “Il cane che avrebbe dovuto chiamarsi Fido”. Martini sarà il futuro co-protagonista del primo libro che pubblicherò con Oakmond Publishing nel 2021, intitolato “Il padre imperfetto”.
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