Sono un’insegnante di lettere e, caso più unico che raro tra i miei colleghi, amo il genere horror. Spesso, noi docenti tendiamo a considerare la letteratura horror (che pure piace tanto ai ragazzi) un genere minore, dimenticandoci che le sue radici affondano in periodi molto lontani. Ciò che cambia, ai nostri giorni, è il diverso rapporto che noi abbiamo con la morte e con il soprannaturale. Per gli antichi era naturale fare un viaggetto nell’Ade, parlare con i defunti, incontrarli, tentare di riportarli nel mondo dei vivi. Tutto ciò non veniva considerato orrifico.
Anche in età medioevale la nera signora era la quotidiana compagna degli uomini, ma pur se le sue apparizioni nei testi di quel periodo sono frequenti (ricordate tutti “I trionfi della Morte” della seconda metà del XIV secolo?) non è corretto parlare di letteratura dell’orrore prima della seconda metà del Settecento.
Certo, il Medioevo dell’horror potrebbe essere maestro. La descrizione che Boccaccio fa della peste del 1348 è degna di entrare di diritto tra le migliori pagine della letteratura dell’orrore di tutti i tempi (e Manzoni la conosceva bene) -1-, per non parlare poi dell’Inferno dantesco, dei suoi diavoli, della città di Dite e delle pene atroci alle quali i dannati erano condannati. E che dire, poi, delle iconografie che attraversavano il mondo medioevale?
L’orrore era profondamente correlato agli uomini di quel tempo. I processi alle streghe, i roghi, le torture, gli atti di cannibalismo, avvenuti durante i lunghi periodi di carestia, ci parlano di un’epoca in cui ciò che noi consideriamo horror costituiva più o meno il pane quotidiano. Gli uomini di allora erano, purtroppo, abituati a convivere con la morte onnipresente, con il dolore, la fame, la crudeltà gratuita. I corpi degli impiccati lasciati a decomporsi appesi alle mura delle città sono stati, per secoli, uno spettacolo normale, come le urla disumane dei condannati bruciati sul rogo. Chi non ricorda che a Giordano Bruno -2- fu messa una museruola, per impedirgli di urlare mentre bruciava, dato che l’ambasciatore francese, le cui finestre davano sull’attuale piazza di Campo dei Fiori, si era lamentato a lungo per la puzza della carne bruciata e per le urla che da lì provenivano? Alla puzza non si poté rimediare, ma alle urla sì.
La letteratura dell’orrore, così come noi la conosciamo, nasce quando l’Illuminismo e la ragione trionfanti, che stanno per squarciare per sempre il velo delle tenebre, della superstizione e dell’oscurantismo, inciampano in uno dei più grandi bagni di sangue che la storia conosca. La Rivoluzione Francese prima e l’avvento di Napoleone poi, segnano per sempre la fine delle velleità razionaliste dell’uomo. Ecco che, proprio nel periodo in cui la ragione e la scienza sembrano aver sconfitto le tenebre della religione e dell’oscurantismo, l’irrazionale esplode più violento che mai nella vita dell’uomo.
Mi sono spesso chiesta il perché di tutto ciò. Io credo che una delle spiegazioni possa essere questa: la ragione, il razionale, la scienza, ci pongono dinanzi al nostro essere mortali, finiti. Dinanzi al nostro essere formiche in un universo immenso e infinito, dove non c’è più posto né per Dio, né per degli esseri speciali, fatti a sua immagine e somiglianza. È duro, per chi si è sempre sentito il padrone dell’universo, accettare di essere solo una delle tante specie animali che popolano un piccolissimo pianeta. La letteratura horror (quella seria) cerca di recuperare il Dio che non è più nei cieli. Perché, nonostante tutto, l’uomo porta ancora in sé una scintilla di divino e questo, da Lovecraft -3- a King -4-, gli scrittori di genere lo sanno molto bene.
OoO
-1- “Peste nera” è l’espressione con cui viene conosciuta l’epidemia di peste che imperversò in tutta Europa tra il 1347 e il 1353 uccidendo almeno un terzo della popolazione del continente.
Milano fu una delle città più gravemente colpite dalla peste del 1630. È questa la peste che viene ampiamente descritta da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi e nel saggio storico Storia della colonna infame.
-2- Giordano Bruno (1548 – 1600). Filosofo, denunciato come eretico, fu arrestato dall’Inquisizione, processato e condannato al rogo. Fu arso vivo in Roma, a Campo de’ Fiori.
-3- Howard Phillips Lovecraft (1890 – 1937). Scrittore, poeta, critico letterario e saggista statunitense, riconosciuto tra i maggiori scrittori di letteratura horror insieme ad Edgar Allan Poe e considerato da molti uno dei precursori della fantascienza angloamericana.
-4- Stephen Edwin King (1947) è uno scrittore e sceneggiatore statunitense, uno dei più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare horror, dell’ultimo quarto del XX secolo. Scrittore prolifico, ha pubblicato oltre ottanta opere, fra romanzi e antologie di racconti, vendendo più di 500 milioni di copie.
Grazie per le note esplicative, Babette, a volte do le cose per scontate e non dovrei.
Bella sintesi, Macrina, grazie! Sto leggendo e apprezzando proprio in questi giorni i tuoi “Piccoli orrori”, complimenti!
A me il genere horror piace perche’ l`ignoto terrifico, anche se so che non esiste, spaventa la parte primordiale e irrazionale del mio essere!