Arduhinus è un romanzo storico ambientato attorno all’anno Mille. Ma che si tratti di romanzo o di romance e qualunque sia l’epoca, scrivere storico vuol dire prima di tutto curare l’ambientazione.

Non esiste romance che non sia una storia d’amore, e un romanzo storico sarebbe noioso se non ne presentasse almeno una. In “Arduhinus” è l’amore tra il re e la sua concubina Isolda. Ma come poteva essere a quell’epoca? Nei libri di storia, amore e sesso non sono trattati. Nessuno sa cosa accadesse tra le lenzuola… lenzuola? Esistevano già?

Non di cotone, almeno fino alla scoperta dell’America. Prima il cotone era conosciuto in Europa, ma non le tecniche per lavorarlo. I nobili come biancheria da letto avevano tele di lino, un lusso, mentre la gente usava grezzi teli di canapa. C’è chi sostiene che il Canavese, dove regnò Arduino, si chiami così perché la parola “caneva” indicava il luogo dove la canapa era messa a macerare.

Isolda, figlia di uno dei secundi milites che sostengono Arduino, con il marito avrà dormito tra lenzuola di canapa, e avrà conosciuto quelle di lino una volta diventata l’amante del re. Ma tra quelle tele la donna è una preda, un passatempo, o si sente amata e considerata? Scrivere storico vuol dire anche non attribuire ai personaggi sentimenti che all’epoca non esistevano.

Mogli e concubine

Nel Medioevo, e anche in seguito, il matrimonio non ha nulla a che fare con i sentimenti. La scelta del partner compete alla famiglia e ne derivano importanti conseguenze per tutti.

La moglie di Arduino, Bertha, è della casata dei signori di Genova, antenati degli Este e dei Malaspina: un ottimo matrimonio per lui, figlio cadetto del conte di Pombia. I suoi successi si devono anche all’aiuto del suocero, che lo rifornisce di truppe e di un’arma innovativa, la balestra.

Le donne si sposano presto e se hanno la fortuna di non morire di parto, a trent’anni sono vecchie. I maschi hanno altre donne. Un ottimo esempio è Carlo Magno, due secoli prima, con le sue cinque mogli, svariate concubine e venti figli, dieci maschi e dieci femmine: fa le cose in grande!

Arduino di moglie ne ha una sola, ma donne certo più di una. Nel romanzo tratta la moglie con rispetto e le altre con allegria, fino a che Isolda non gli ispira un sentimento mai provato prima. È verosimile, nel X secolo? E Bertha non s’inferocisce a vedersi soppiantata nel letto del re? Beh, questo sì: ci rimane male, ma non può certo chiedere il divorzio.

“Amor scortese”

Una tra le più antiche espressioni d’amore nella letteratura europea è il “Romanzo della rosa” di Guillaume de Lorris (XIII secolo). Le sue pagine ci restituiscono il sentimento di adorazione dell’uomo verso l’amata, chiamato in occitano “fin’amor” e in seguito “amor cortese”. Non è amore platonico, ma un desiderio fisico, ossessionante, adultero per definizione: l’uomo si sottomette alla donna ed è disposto ad aspettare, a conquistarla con il suo coraggio e la sua nobiltà d’animo.

Esistono però poesie d’amore molto più antiche, nate in Spagna all’epoca dell’emirato arabo di al-Andaluz (IX secolo): le jarchas. Il soggetto è una donna innamorata che si rivolge all’uomo (oppure a madre, sorelle, amiche) esprimendo un’emozione fortissima e di grande sofferenza, causata dalla lontananza dell’amato o da come si comporta. Ne emerge l’immagine di un uomo indifferente, sempre sul punto di partire o di abbandonare la donna, se non di maltrattarla. Qualcuno ha definito questo rapporto “amor scortese”.

Pare che sia il contatto con il mondo andaluso a diffondere questo tipo di poesia nel mondo occitano, di cui la marka di Iporegia (Ivrea) costituisce l’estrema propaggine orientale. Con un capovolgimento di ruoli, però, dove tocca all’uomo soffrire e nobilitarsi attraverso il desiderio inappagato. Nel romanzo, è proprio la resistenza di Isolda a provocare questo cambiamento nell’animo di Arduino.

Eros e peccato

Ci s’immagina spesso il Medioevo come un’epoca buia dove uomini e donne non si lavano, non si spogliano, la nudità è tabù e il sesso qualcosa di vergognoso: ma non è affatto così.

Il bagno caldo o il bagno di vapore (“stufe”) è una pratica frequente per i più agiati, mentre il popolo si lava nei fiumi o nelle fontane. Spesso le “stufe” sono luoghi dove le prostitute esercitano il loro mestiere in modo decoroso. Lo spettacolo della nudità, che dalla Riforma protestante in poi farà scandalo, nell’età di mezzo dev’essere abbastanza normale.

Il clero stabilisce regole severe per i rapporti tra coniugi: non di domenica, né durante la Quaresima e così via, per un totale di 250 giorni all’anno off limits! Ma predica bene e razzola male, anche perché è frequente che chierici e vescovi siano “uxorati” (sposati) o con concubine, e figli. Solo con le riforme dell’XI secolo si stabilisce l’obbligo del celibato, e questo dopo molte resistenze.

Il clou della libidine si tocca a Roma, dove nel X secolo il papato attraversa un periodo chiamato “pornocrazia”. Marozia (892-955), concubina di un Papa e madre di un altro, domina la città per un ventennio. “Bella come una dea, focosa come una cagna, viveva nel cubicolo del Papa e non usciva mai dal Laterano” scrive di lei Liutprando da Cremona.

Soltanto i monaci dedicano la loro intera esistenza a Dio… in teoria, perché i monasteri sono luoghi dove fioriscono i rapporti omosessuali. I codici miniati traboccano di immagini erotiche: sante che affrontano il martirio esponendo la carne nuda alle torture, o le piaghe di Cristo raffigurate in una forma che evoca francamente la vulva. La descrizione di esperienze mistiche è decisamente hot.

Se questo accade tra gli uomini di Dio, figuriamoci se la dimensione erotica non si esprime con vigore nella vita Arduino! Egli è scomunicato e maledetto non per trasgressioni in materia di sesso, ma perché ha il coraggio di opporsi alle milizie dei vescovi e agli eserciti imperiali.