Ho L’impressione che i libri pubblicati dalle case editrici entrino più difficilmente (tranne alcune eccezioni) nella classifica di Amazon e ottengano meno recensioni rispetto ai titoli self. Io stessa ho conseguito i risultati migliori pubblicando in proprio, e mi sono chiesta da che cosa dipendesse. Ero convinta che la chiave del successo di molti autori indie fosse costituita da:
1. un controllo diretto sulla propria opera;
2. una maggiore flessibilità per velocità di pubblicazione, contatto con lettori, libertà nella scelta del prezzo;
3. la possibilità di adattare e aggiornare in continuazione il proprio lavoro in base ai commenti ricevuti.
Ma sarà tutto oro quel che luccica?
Il self-publishing è davvero una buona alternativa per gli autori, addirittura preferibile alla pubblicazione con una casa editrice, o ci sono altri aspetti da considerare?
E le case editrici sono davvero così “obsolete”, o stanno nascendo nuove realtà editoriali che conciliano i vantaggi del self con un nuovo modo di fare editoria?
Non è facile rispondere a queste domande, noi comunque ci proviamo con Alessandra Zengo, editor e consulente editoriale (per maggiori informazioni vi rimando al suo sito).
V. Bentrovata Alessandra, grazie per essere qui con noi. Partiamo da una domanda canonica: quali sono i vantaggi del self-publishing? Cosa offre in più agli autori rispetto alle case editrici e cosa invece nega loro?
A. Royalties più alte, statistiche di vendita in tempo reale, pagamenti ravvicinati e puntuali, possibilità di auto-gestirsi: scelta cover, titolo, quarta, frequenza di pubblicazione, genere ecc., senza limitazioni.
Il “lato oscuro” del self-publishing è che diventare imprenditori di se stessi non è cosa per tutti, e servono competenze in settori molto diversi, non ultime pianificazione e gestione. Anche scegliere una grafica per la copertina diventa problematico se non hai qualche conoscenza pregressa sull’argomento.
L’altro problema è l’investimento: un autore può fare tutto da solo e risparmiare, ma non sull’editing, che deve affidare necessariamente a qualcun altro. L’editing, però, è la parte più costosa nel processo di produzione di un libro.
V. Perché pubblicare con casa editrice? Cosa offrono le CE agli autori che il self non potrà mai dargli?
A. Se riesce a trovare una casa editrice piccola ma seria, l’autore non deve più preoccuparsi di editing, copertina, impaginazione, stampa e distribuzione. In questo modo non perde tempo altrove, e può scrivere di più o dedicarsi meglio alla promozione. Le case editrici che offrono questo (il minimo sindacale, a mio parere) e a un livello soddisfacente, però, sono sempre meno. Ecco perché il self-publishing, oltre a togliere terreno sotto le scarpe degli editori a pagamento, fa lo stesso con una certa piccola editoria che non esercita più alcuna attrattiva su autori che conoscono almeno un po’ questo mondo.
V. Spesso si parla di maggiore “reattività” al mercato del self-publishing rispetto alle case editrici, certo questo è un aspetto difficile da battere, ma pensi che esitano nuove realtà editoriali che cercano di sopperire a questa mancanza facendo propri i meccanismi del self (dai canali di distribuzione digitale, all’utilizzo del KU su Amazon, fino alla possibilità per l’autore di monitorare personalmente le vendite), e quanto queste le case editrici indipendenti possano fare la differenza nel panorama editoriale italiano?
A. Le case editrici non fanno propri i meccanismi del self-publishing (come potrebbero?), ma tengono conto delle sempre maggiori esigenze degli autori, che ora hanno una validissima scelta oltre all’editoria tradizionale. Kindle Unlimited è sfruttato anche dagli editori, e i canali di distribuzione sono gli stessi, per esempio.
È ovvio, comunque, che il self-publishing dia, proprio per la prossimità che c’è tra autore e lettore, più l’idea di ciò che il pubblico vuole, o vorrà. Non a caso dal 2014, e ancora di più negli anni successivi, molte case editrici hanno deciso di acquisire diversi romanzi già auto-pubblicati. Un po’ perché costano poco o niente (all’estero, invece, i self-publisher si fanno pagare a peso d’oro), un po’ perché hanno già lettori affezionati, un po’ perché si è consolidato il trend del “successo della rete”, che viene proposto con costante regolarità.
Le case editrici indipendenti, comunque, self-publishing o meno, sono fondamentali per mantenere l’editoria sana. Hanno la possibilità di fare libri diversi, di costruire e portare avanti un progetto, di mantenere un contatto diretto con gli acquirenti. Non è nemmeno pensabile, o auspicabile, un’editoria fatta soltanto da scrittori che si auto-pubblicano e grandi gruppi editoriali.
Abbiamo già avuto qualche esempio di editore che, dopo le vendite stratosferiche di spazzole e vampiri, ha cercato di scimmiottare la grande editoria, andando alla ricerca di nuovi bestseller commerciali. Non è finita bene, se non con un divorzio da GEMS, la morte di una collana che era partita molto bene e un ritorno alla narrativa letteraria. Sembra che “il ritorno alla qualità” abbia salvato la nave, ma solo parte dell’equipaggio.
V. La mia impressione è che stiano nascendo nuove case editrici giovani, innovative e intraprendenti, attente alle nuove tendenze di mercato che sfruttano i meccanismi del self-publishing a proprio vantaggio anziché osteggiarlo, fornendo però la sicurezza di una pubblicazione con casa editrice. Mi vengono in mente la neonata Delrai Edizioni, che ultimamente si sta distinguendo, o la GoWare, che permette ai suoi autori di avere un contatto e un controllo più diretto sulla propria opera, ma anche la Butterfly Edizioni di Argeta Brozi. Pensi che questo nuovo modo di fare editoria rappresenti il futuro di questo settore, o rimarrà un fenomeno limitato alla piccola e media editoria?
A. Il nuovo modo di fare editoria, al momento, non sono le piccole realtà, ma l’ibridazione: gli scrittori che un po’ si auto-pubblicano, un po’ pubblicano con le case editrici. E se Saviano decidesse di rifiutare il prossimo contratto milionario con Mondadori o Feltrinelli per produrre da solo il nuovo progetto? E se lo seguissero a ruota altri “grandi” che hanno sempre aiutato il fatturato degli editori a rialzarsi, o almeno equilibrarsi?
Immagino, comunque, che ci saranno più esempi di case editrici nate da (ex) self-publisher, come Malia Delrai. È una cosa nuova per noi, in Italia, ma non all’estero. L’unico quesito irrisolto, come sempre, riguarda la qualità della proposta e del lavoro redazionale che c’è dietro a questo tipo di progetto letterario. I self-publisher di successo sono gli stessi che hanno qualità e competenze tali per scegliere, confezionare e proporre bei libri, oltre che venderli?
V. Come di consenso, tre consigli in pillole per tutti gli autori in cerca di una collocazione per il proprio testo. A cosa prestare attenzione?
A. Ecco qui:
1. Controllare sempre la linea editoriale e le collane della casa editrice a cui ci si vuole rivolgere. Meglio ancora: leggere e visionare alcuni libri già pubblicati per vedere come sono dentro (le storie) e fuori (tutto il resto).
2. Scrivere un’e-mail corretta e curata, accompagnata da una proposta che lo sia altrettanto. La sinossi deve essere una sinossi, e non un testo pubblicitario: sintetica, esaustiva, informativa.
3. Leggere bene il contratto editoriale, per evitare spiacevoli situazioni dopo. Si parte sempre con le migliori speranze e aspettative, ma è meglio tutelarsi da subito. Non è raro che una casa editrice non paghi, o abbandoni l’autore lungo la strada, o gli impedisca di gestire la propria “carriera” come preferisce.
Grazie Alessandra per essere stata qui noi, in bocca al lupo per i tuoi progetti.
Ottimi spunti di riflessione, che non esaurito velocemente con una sola lettura del post. Però una cosa mi ha colpito nella premessa: possibilità di adattare e aggiornare in continuazione il proprio lavoro in base ai commenti ricevuti. Cosa intendi?
Risponde Valentina: Io intendevo che su Amazon e le altre piattaforme self è possibile ricaricare il file in qualunque momento e trovare la nuova versione online entro 12 ore. Quindi se un lettore segnala ad esempio dei refusi, è possibile correggerli e ricaricare il file. O anche pubblicare una nuova versione del libro, in maniera molto semplice, in quanto tutte le volte che aggiorniamo il file Amazon invia un’email a chi l’ha acquistato che potrà scaricarla gratuitamente dal proprio KIndle.