Cosa si ottiene quando si incrociano una libreria maledetta, tre uomini sexy di fantasia e un misterioso omicidio da risolvere?
Dopo essere stata licenziata dallo stage di moda a New York, torno a casa con una sensazione di fallimento e vado a lavorare nella pittoresca libreria del villaggio. Forse, essere circondata da grandi della letteratura mi aiuterà a trovare una nuova strada.
Ma la mia vita tranquilla diventa più bizzarra della finzione: una misteriosa maledizione sulla Libreria Nevermore riporta in vita personaggi immaginari, in corpi che sono veri oggetti del desiderio. Ora mi ritrovo a fare duelli di poesia con l’impertinente corvo dai capelli scuri di Poe, a salvare i clienti da uno scontroso Heathcliff tatuato, e a ricevere consigli di vita dal galante ma malvagio James Moriarty. Il tutto mentre cerco di non innamorarmi dei tre splendidi uomini che dovrebbero esistere solo nella mia immaginazione.
Sembra fantastico, vero?
Beh (sic, N.D.R.), lo è.
Omicidi a parte.
Proprio così: omicidi. Si scopre che il mio pittoresco villaggio inglese è al centro di omicidi.
La mia ex migliore amica viene trovata morta con un coltello nella schiena e io sono la sospettata principale. Se voglio ripulire il mio nome dovrò fare come Agatha Christie. Riusciranno i miei fidanzati di fantasia a tenermi fuori dalla prigione?
I misteri della Libreria Nevermore sono ciò che si ottiene quando tutti i propri fidanzati letterari escono dal mondo dei libri e prendono vita. Se si mettono insieme un cupo antieroe, un maestro del crimine, un corvo impertinente e un’eroina con un cuore grande (e una collezione di libri ancora più grande) si ottiene questa appassionante serie di misteri paranormali dell’autrice bestseller di USA Today Steffanie Holmes.
Apre le danze Anna Lety con un “sì” senza riserve: Ho scoperto la serie della libreria Nevermore grazie a Katjia Mirri, a cui devo eterna gratitudine per aver consigliato quella che per me è diventata subito un droga.
Sono stata io ad aggiungere questa opzione al sondaggio e sono molto contenta che sia stata votata più di tutti. Spero che chi ha partecipato alla lettura condivisa abbia gradito.
Ci sono tanti aspetti di questi romanzi che mi piacciono (ne parlo in generale perché vale sia per il primo che per i seguiti).
Lo spunto fantasy alla base dei romanzi è accattivante: personaggi dei classici della letteratura “spuntano” magicamente nella libreria come esseri umani in carne e ossa. Nel primo episodio conosciamo l’Heathcliff di Cime tempestose, il Moriarty arcinemico di Sherlock Holmes, e il Corvo di Poe. Mi fa sorridere come questi personaggi si adattino tutto sommato facilmente ad essere catapultati in un mondo anni luce lontano dal loro, anche perché hanno perso tutte le persone che conoscevano e amavano. D’altra parte, avrebbe avuto forse meno attrattiva una clinica di recupero per personaggi di fantasia catapultati nel mondo reale.
Oltre che al fantasy, ci sono anche elementi gialli: in ogni episodio le vicende di Mina e dei suoi amici girano intorno a un fatto di sangue. Nel primo romanzo è coinvolta l’ex migliore amica di Mina, quella con cui lei stava costruendo il proprio futuro ma che l’ha pugnalata alle spalle per trarne vantaggio. E proprio una pugnalata alle spalle è quello che si becca la disgraziata. Il movente e la soluzione sono abbastanza semplici, soprattutto per chi è appassionato di thriller, ma c’è talmente tanta carne al fuoco che complicare la trama sarebbe stato eccessivo.
Questo primo romanzo è soprattutto una introduzione alla serie e alle avventure successive. Dà al lettore la possibilità di conoscere Mina e i suoi amici, oltre che gli abitanti di Argleton.
Di Mina mi ha colpito il modo in cui affronta la sua malattia agli occhi: all’improvviso ha scoperto di avere una malattia degenerativa, senza cura, che la sta portando alla cecità. A causa di questo problema, è costretta a lasciare il lavoro che ha sempre sognato e a tornare a casa; è proprio per questo che finisce a lavorare alla Nevermore. All’inizio Mina non accetta la propria condizione e vi si ribella, percependola coma un’ingiustizia. Nel corso dei romanzi successivi, la situazione evolverà in modo credibile, senza forzature; l’autrice stessa è ipovedente. L’ho scoperto dopo aver letto il primo romanzo e mi è sembrato di trovare una spiegazione a una sensazione che ho avuto durante la lettura ma che trovo difficile spiegare a parole. Forse è il modo in cui Holmes gestisce le descrizioni, e non è detto dipenda dalla sua condizione ma potrebbe anche spiegarsi banalmente con la traduzione.
Ci sono anche momenti di passione, soprattutto poi nei romanzi successivi: ho adorato questi passaggi, sono veramente bollenti ma mai esagerati. Spiegano alla perfezione le dinamiche interne alla libreria e non so proprio immaginare l’evoluzione dei personaggi senza queste parentesi.
Ho letto tutta la serie, un romanzo dopo l’altro, come fossero noccioline: lo stile scorrevole e avvincente di Holmes mi ha tenuta attaccata dall’inizio alla fine, spegnere il lettore è sempre stata un’impresa.
Tirata in ballo da Anna Lety, ecco l’intervento a gamba tesa di Katjia Mirri, anche lei con una valutazione tutto sommato positiva: Ho letto i primi sei libri. Premetto che non leggo mai le quarte perché, stringi stringi, non mi dicono nulla di quello che incontrerò davvero e che per me è importante, dato che sono solo strumenti di marketing. Al primo libro non avevo capito che era un romance/erotico. Scelgo i libri dopo aver letto l’estratto: se mi piace come è scritto mi affido alle mani dell’autorə. Anche a me ha dato fastidio trovare la protagonista, nel primo libro specialmente, arrapatissima ogni tre per due (non avevo idea del genere!), ed è vero che nel primo il colpevole lo si individua abbastanza presto. Per fortuna nei successivi le cose migliorano. La parte fantasy in realtà regge bene, c’è una linea più ampia ed è quella che tiene insieme l’intera vicenda e si sviluppa lungo i diversi libri e di certo non è evidente al primo volume. L’ho preso in ebook e ci sono alcuni refusi, incluso il trattino per l’andata a capo a metà delle parole (ecco cosa succede quando ci si affida a programmi meh per la scrittura e il passaggio tra formati). Però quello che mi è piaciuto è lo stile dell’autrice, il modo che ha di scrivere. Ogni libro e ogni autore ha il proprio pubblico.
Segue a ruota Fernanda Romani, con un “sì, ma…”: Idea di base non nuova, ma molto intrigante. Sviluppo…uhm…così così.
Allora, la parte più noiosa e irritante del libro sono i primi capitoli, nei quali la protagonista, avendo a che fare con due affascinanti maschioni (il terzo appare più avanti), non fa altro che eccitarsi ogni volta che uno di loro… respira. È tutto un susseguirsi di “Oh, cielo, Heathcliff mi ha ringhiato contro. Che calor!”; Oh, cielo, Morrie mi ha sorriso. Che calor!” (Non in questi termini, ma ci siamo capite)
E basta!
Poi, la trama gialla prende avvio e la cosa si modera un po’, ma non più di tanto. Questa caratteristica è ciò che rende la storia assurda e un po’ ridicola.
Ho avuto l’impressione che l’eccitazione esagerata della protagonista e tutta l’atmosfera erotica siano un elemento aggiunto apposta e forzatamente per rendere il romanzo moderno e ammiccante. Sarà anche un’opinione da vecchia signora, ma questo libro rafforza la mia opinione che al giorno d’oggi non si può scrivere più nulla che non sia infarcito di sesso, a costo di rendere assurda la protagonista.
Anni fa, ho abbandonato un personaggio che amavo molto per un motivo come questo.
Vabbè, ognuno ha i propri gusti.
Come ho già detto, il fatto che i tre maschioni siano personaggi usciti dai libri non è nuovo, ma comunque risulta molto interessante, anche se, secondo me, la storia trascura alcune implicazioni. Per esempio, se i personaggi sono usciti dai romanzi, come mai quei romanzi esistono ancora?
La trama mistery non è malvagia, anche se qualche sospetto sul colpevole l’ho avuto con un certo anticipo.
Il mistero più intrigante, quello per cui varrebbe la pena leggere il resto dei volumi, è senz’altro quello della libreria.
A parte gli aspetti irritanti, il resto risulta piuttosto piacevole. I problemi personali della protagonista suscitano empatia (come si può non simpatizzare con una che, oltre alla propria malattia, ha una madre così… refrattaria al fare una qualsiasi cosa intelligente?) e i suoi strani alleati finiscono per essere una simpatica banda.
Insomma, il mio parere oscilla tra “ Che romanzo assurdo!” e “Be’, dai, potrei leggerne almeno un altro”.
Anche Ely Elyxyz dice la sua con un commento favorevole al romanzo: Devo dire che nel complesso mi è piaciuto, anche se ci sono alcune parti che ho gradito di più e altre meno, con alcune scene secondo me poco plausibili al di là dell’aspetto sovrannaturale. Il giallo è interessante, anche se il colpevole si intuisce facilmente a mio parere, ma è il resto che cattura: i tre personaggi intriganti e controversi che abitano la casa, Mina e la sua caratterizzazione, la madre inaffidabile e le vecchiette impiccione del quartiere. Non ho familiarità con il reverse-harem, e non leggo quasi più storie het, ma l’ho apprezzato e ha quell’accenno di spicy che davvero non guasta. Inutile dire che l’evoluzione amorosa sarà intrigante e invoglia a leggere il seguito.
Quoth, fra tutti, è forse il personaggio che mi fa più tenerezza e vorrei offrirgli un abbraccio, ma anche gli altri due maschietti hanno bisogno di uno bravo.
La più sana del gruppo è la gatta, anche se mi resta il dubbio che sia troppo intelligente, con delle uscite ad hoc, per essere ‘solo’ un gatto.
La cosa curiosa è che la RP è una malattia molto rara, eppure è il secondo libro che leggo questa settimana ad avere un personaggio affetto da questa patologia.
Conto di leggere anche i successivi, tempo permettendo. Consigliata come lettura d’evasione.
Piera Nascimbene passa dalla parte del “ma anche no”: Onestamente devo riconoscere che non sono riuscita ad andare oltre la metà del libro. L’ho iniziato con interesse, ma procedendo non sentivo il piacere della lettura. Mina mi è sembrata un po’ superficiale, mentre stranamente non mi è dispiaciuto Heathcliff. Ho lasciato perdere perché sarebbe diventato pesante continuare. L’unica cosa bella è la copertina.
Sulla stessa lunghezza d’onda Barbara Morini: Purtroppo questo libro non mi ha colpita, nemmeno di striscio. Premetto che sono una divoratrice di fantasy, sci-fi, gialli e thriller perciò le mie aspettative in world building sono sempre piuttosto alte e in questa storia mancano completamente le basi. L’idea di combinare i personaggi dell’immaginario classico in un contesto moderno era buona. Per certi aspetti all’inizio del libro la protagonista ha il suo bel da fare a tenere insieme i pezzi della sua vita in frantumi dopo la diagnosi di una malattia degenerativa, e finisce in situazioni alquanto surreali trattate con una certa ironia. Ma la cosa si perde, o almeno io non sono riuscita a trovare nulla che mi tenesse incollata alle pagine o mi facesse voglia di proseguire con gli altri volumi; io, con diligenza, ho semplicemente concluso la lettura.
La cannonata finale la spara Laura Costantini: Due stelle e un mugugno. Capisco che questo libro, un romanzo a cavallo tra giallo, fantasy e chick-lit con ambizioni spicy, possa piacere molto. Non a me, probabilmente per un mio limite strutturale. Diciamo che come lettura lo consiglierei dai quindici ai vent’anni, non oltre. Mina è la classica eroina parlante, ci racconta cose le succede e cosa pensa. Il fatto che pensi molto spesso a cosa vorrebbe le facessero i suoi compari di libreria la rende degna sorella della protagonista delle Sfumature assortite. Ovviamente i suoi compari di libreria, Heathcliff, Moriarty e Quoth, sono tutti e tre dotati di un attributo sessuale a dimensione avambraccio e lei ci tiene molto a farcelo sapere, così come a tenerci informati su tutte le volte che le si incendia, metaforicamente, la biancheria intima per un ringhio (i suoi compari ringhiano molto, in alternativa gracchiano e lei si sbrodola comunque), uno sguardo, uno sfioramento di nocche. Parte gialla non pervenuta. Sono arrivata alla fine a fatica e mi terrò alla larga dalla libreria Nevermore con sollievo. Anzi, con un “grido d’ESULTAZIONE” (citazione testuale dal romanzo).
Piovono commenti!
Federica D’Ascani: Raga, devo essere sincera: a “un’enorme scaffale” ho iniziato a perdere concentrazione fino all’abbandono… Peccato, perché i presupposti c’erano ed è stato tradotto bene.
Mariella Salvemini: refuso? Uno solo spero. Solo che con tutto il resto che sto sentendo su questo libro, può essere il colpo di grazia. Mi dispiace un po’ perché me lo hanno regalato… Vabbè…amen.
Fleur Du Mar: Personalmente ho letto i primi capitoli e l’ho mollato. Purtroppo mi aspettavo un fantasy e così a occhio e croce mi sembra più un romance con molto spicy e un vago vaghissimo sentore fantasy. Non basta mettere un vampiro o un fantasma o altro per scrivere un fantasy. Esattamente come non basta un assassinio per scrivere un giallo.
Fernanda Romani: l’aspetto fantasy l’ho gradito, invece, ma ritengo che sia stato trattato con una certa superficialità. Quando decostruisci la realtà tramite il sovrannaturale devi stare molto attenta a ciò che crei, altrimenti rischi di dire sciocchezze oppure di lasciare buchi nel tuo world building.
Antonella Sacco: concordo con Fernanda, aggiungo che la trama gialla mi è sembrata molto banale, per me era chiaro chi fosse il colpevole dal primo momento in cui è comparso nel romanzo… L’idea di avere come personaggi i personaggi di altri libri – classici per lo più – è intrigante ma non basta a rendere una storia “fantastica” (in tutti i sensi). Anzi, alla fine la rende più difficile da scrivere perché – mio modesto parere – si dovrebbe essere all’altezza dei modelli (o, almeno cercare di avvicinarli…).
Mariella Salvemini: Quindi… ricapitolando, c’è un fantasy che può non convincere in pieno, una protagonista che si scioglie ad ogni sguardo virile e qualche refuso. Passo. Pure di corsa.
Laura Costantini: E vogliamo parlare del disprezzo con cui parla della madre in termini di body shaming? Da ex figlia di una madre in carne mi sono sentita offesa al pensiero di come l’autrice abbia potuto scrivere simili insulti in termini di disgusto. Una figlia disgustata dal corpo della madre…
Federica D’Ascani: Però qua c’è da fare un distinguo tra il personaggio che si vuole creare e quello che si pensa. Nel senso che se il personaggio è così che la pensa non si può censurare per sentore personale. Magari l’intento dell’autrice è proprio quello di creare questo tipo di rabbia nel lettore, caratterizzare la protagonista in questa maniera in modo che di lei si abbia una visione non proprio benevola.
Laura Costantini: non credo sia questo l’intento. Tutta la storia è un inno alla simpatia, avvenenza, sensualità, intelligenza e sagacia di Mina che parla in prima persona ed è sempre al centro di tutto. Un intento come quello di cui parli ha perfettamente senso, ma non in questo romanzo dove, anzi, la madre viene presentata nel peggiore modo possibile. Proprio dalla figlia.
Federica D’Ascani: comunque io noto che all’estero l’editing non va per la maggiore, proprio in generale. Perché se è così, e mi fido del tuo giudizio, una persona competente avrebbe perlomeno smussato (perché puoi dire le cose quanto ti pare a un autore, ma se quello non vuole cambiare non lo fa).
Giovanna Barbieri prova a metterci una pezza: Un fantasy per ragazzi, quindi. Certo, la copertina è molto bella.
Chiude, lapidaria, Fernanda Romani: un romanzo dove la protagonista è perennemente fradicia io non lo consiglierei a dei ragazzi, se non altro perché lo riterrei diseducativo. Gli adolescenti ci mettono un attimo a farsi delle idee sbagliate sulle donne.
E con quest’ultimo parere, il Gruppo di Lettura si congeda da voi.
Titolo: Una notte morta e tempestosa.
Autrice: Steffanie Holmes.
Genere: Fantasy (con molti distinguo…).
Serie: I misteri della Libreria Nevermore, volume I.
Editore: Bacchanalia House.
Prezzo: euro 3,99 (eBook); euro 16,63 (copertina flessibile).
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