Giappone – Periodo Kamakura, anno 1330 – Le parole che il fedelissimo samurai Haka mormora sul letto di morte sono un enigma e diventano un tarlo che rode la mente del suo signore.
Alla ricerca di indizi che possano far luce sul mistero, Momokushi ripercorre la storia dell’amicizia con l’amico e guerriero, scavando nel passato e visitando i luoghi che sono stati testimoni delle loro imprese di gioventù.
Ma ciò che Haka ha mantenuto celato per oltre cinquant’anni non è solo un segreto in grado di sconvolgere una vita, ma è anche la più struggente dichiarazione di amore che un essere umano possa lasciare in dono.

Titolo: L’ombra di cenere.
Autrice: Linda Lercari.
Genere: Romanzo storico.
Editore: HarperCollins Italia (30 novembre 2016).
Pagine: 124.
Prezzo: euro 3,49 (e-book).

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Fino al 14 del mese non sono riuscita a finire nessuno dei libri iniziati. Bruttissimo segno. Così, quando ho aperto l’iPad per affrontare la lettura del romanzo di Linda Lercari, ero rassegnata a un ulteriore insuccesso. Mi sono detta “La sinossi è interessante: le do spago fino a pagina 30”.

La pagina 30 è arrivata, la cena anche, nessuna intenzione di chiudere l’iPad per mangiare in santa pace. Coperta di briciole di pane e bucce di pera (per fortuna, la birra non si è rovesciata! Sì le mie cene si caratterizzano spesso per essere indecenti), ho spento la TV che mi infastidiva e mi sono dedicata completamente alla lettura.

Forse, avrete cominciato a capire che il libro mi è piaciuto. Bene, vi dirò che ho letto il manoscritto che Linda ha mandato a HarperCollins Italia: non ancora editato, quindi. Ho trovato solo qualche refuso e un errore di poco conto. Ho controllato la terminologia usata (si parla di spade, abbigliamento, cultura giapponese) e non ho trovato pecche. Questo per dire che già prima di arrivare alla Casa editrice, il romanzo era praticamente pronto per la pubblicazione. Una dimostrazione ulteriore (ne abbiamo tutti bisogno, visti gli ultimi romanzi in circolazione, vero?) che buoni scrittori continuano a esistere. Siate bravi, Linda Lercari & Co: clonatevi, per piacere, così ci ritroveremo con un bel numero di autori competenti in giro.

La storia è semplice, ma non banale: un fanciullo, angariato dai familiari e dai vicini, trova salvezza presso la corte di un giovane nobile. Diventerà il guerriero più formidabile e il migliore amico di questo Signore della guerra. Una lunga vita trascorsa come un’ombra e che, nemmeno alla fine, svelerà il segreto custodito per moltissimi anni. Due parole, pronunciate in punto di morte, costringeranno l’amico di sempre a una ricerca -dolente e angosciata- che porterà alla rivelazione finale.

L’ambientazione scaturisce dal racconto. Così accade per le usanze, per i riti della vita quotidiana. Un esercizio di stile che ho molto apprezzato, perché rifugge dalla banalità dell’infodump.

Personaggi magistrali, delineati dai gesti e dalle parole, dai silenzi e dagli sguardi. Guerrieri, servi e contadini. Donne – spesso concubine bellissime e dame di corte raffinate-, ma anche megere spietate.

Guerre, battaglie, uccisioni; banchetti e feste di corte; la vita sublime del Palazzo e quella umile dei villaggi. Su tutto, splende il legame di amicizia e complicità fra due persone che vivono l’una accanto all’altra. La prima pronta a dare tutta se stessa, la seconda beatamente ignara del prezzo che quella generosità comporta ogni giorno, ogni minuto.

Un’ottima prova per Linda Lercari. Cinque stelline.