Parigi, anno di grazia 1633. Scavata al centro di un enorme pentacolo inciso sulle nude, gelide lastre del pavimento, la vasca occupava il centro della cripta, sotto una volta sostenuta da imponenti colonne. Le linee del pentacolo, intricate ma armoniose, si incrociavano disegnando una stella a dodici punte decorata da rune draconiche che la maggior parte degli stregoni non sapeva o non osava nemmeno pronunciare. Le fiamme, che gettavano un bagliore rossastro nell’oscurità, avevano la stessa sfumatura del sangue fumante che riempiva la vasca. Una vecchia dai lunghi capelli biondi screziati di grigio si avvicinò al pentacolo. Lasciò cadere ai suoi piedi il velo che la ricopriva e restò nuda, offrendo la pelle smorta e le carni molli del suo corpo consumato alla luce erubescente dei ceri. Poi si immerse nella vasca per abbandonarsi al viscido calore di un sangue che non si sarebbe mai intiepidito, affondando pian piano nel suo bagno fino a sparire. Di colpo il pentacolo reagì e le fiamme scarlatte raddoppiarono di grandezza, divorando i ceri a vista d’occhio. La superficie del bagno di sangue si increspò, iniziando a ribollire. A quel punto ci fu un’esplosione accecante e silenziosa, e tutto ebbe fine. Quella che riemerse in tutta la sua altezza era una donna giovanissima dal volto leggiadro, con capelli biondi da ragazza, il corpo liscio, la vita snella e le curve perfette. Mentre il sangue le scivolava addosso come su una tela impregnata d’olio per restituirla a una immacolata bellezza, uscì dalla vasca e, con un battito delle palpebre, nascose gli occhi da rettile che il rituale aveva rivelato. In questo modo completò la trasformazione nell’adorabile viscontessa di Malicorne, che con il suo fascino malizioso incantava la Corte e la Regina. Nel suo sguardo si poteva ancora leggere una sapienza antica e crudele che tradiva non solo la sua età ma la sua razza, perché il sangue di drago che le aveva restituito la giovinezza scorreva anche nelle sue vene.


Titolo: Le lame del cardinale.
Autore: Pierre Pevel.
Genere: Fantasy.
Editore: Mondadori (Collana Omnibus).
Prezzo: euro 10,99 (eBook); euro 18.69 (cartaceo, copertina rigida, pagine 328).

Chi non ricorda I tre moschettieri, il romanzo di cappa e spada per antonomasia? É sufficiente nominare la Parigi di Luigi XIII, il cardinale Richelieu, la rivalità tra i moschettieri del re e le guardie del cardinale, e subito la nostra mente evoca duelli, intrighi di corte e missioni segrete. Bisogna riconoscere a Pierre Pevel, autore di questo libro, il merito di aver attinto a piene mani dalle atmosfere di Dumas e averne ricavato un buon fantasy sword & sorcery.

La Francia del 1663 descritta da Pevel appartiene a un mondo ucronico dove la magia è praticata in modi oscuri e i draghi fanno parte della vita quotidiana. Ce ne sono di tutte le specie: draghetti minuscoli usati come animali domestici, grandi draghi utilizzati come mezzi di trasporto e anche draghi evoluti che hanno imparato ad assumere sembianze umane e complottano per conquistare il potere.

In questo contesto, facciamo conoscenza, per buona parte del libro, con i membri di un gruppo d’élite, le Lame del Cardinale, sciolto da tempo, disonorato e sacrificato per opportunità politica. Richelieu ha di nuovo bisogno di loro per una missione segreta e, per due terzi del romanzo, assistiamo alle vite alternative che questi personaggi si erano costruiti e che devono lasciare per riformare la squadra. Non tutti hanno vite limpide; c’è chi fa l’istruttore di scherma, chi vive di debiti di gioco, chi continua a eseguire compiti di spionaggio e chi fa il sicario, mentre l’unica donna del gruppo, pur essendo nobile e agiata, rimpiange azione e avventura e non vede l’ora di tornare “in servizio”.
L’autore si prende il suo tempo per raccontarci la vita che ognuno di loro lascerà in nome della fedeltà al Cardinale ma, anche se questa scelta narrativa, in un primo tempo, può apparire un po’ sconcertante, viene ampiamente giustificata dal ritmo variegato della trama. C’è il tempo della riflessione e quello dell’azione  e i numerosi punti di vista servono a Pevel per darci un quadro completo della situazione, incastrandoli perfettamente l’uno con l’altro. Colpi di scena e duelli non mancano, così come la magia.
I draghi evoluti complottano nell’ombra, compiono sacrifici e rituali di eterna giovinezza e corrompono umani di ogni rango con la promessa del potere.
Mentre assistiamo a tutto questo, l’autore non ci fa mancare ghiotte citazioni dal romanzo di Dumas. Rochefort è anche qui l’anima nera di Richelieu, odioso e inquietante. Invece, in una breve parentesi tra i moschettieri del re, ritroviamo Athos, in una fugace apparizione, sempre asciutto e di poche parole.
Pierre Pevel ha saputo sfruttare bene archetipi e stereotipi nel costruire una bella storia. In realtà si tratta di una trilogia, di cui questo libro è il primo volume. Autoconclusivo, ma con un cliffhanger finale che apre la porta a ulteriori sviluppi e avventure.

Cinque stelline.

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