Superati i trent’anni, Magnolia ha smesso di sognare. Anche se vive in un quartiere residenziale di Torino con un marito ricco e famoso, la sua vita è completamente infelice.
Alice, la loro bimba di sei, anni presenta una grave forma di disabilità degenerativa agli arti inferiori e Alberto è freddo, cinico ed egocentrico.
Dopo l’ennesimo litigio, la donna decide che è arrivato il momento di prendere in mano le redini della sua vita e parte insieme ad Alice alla volta del Salento, dove esiste una tenuta in cui si pratica l’Ippoterapia, preziosa per la malattia della bambina.
Qui Magnolia ritrova Ettore. Lui è il suo primo amore, l’uomo che le ha fatto scoprire “l’amore”: quello vero e mai sopito.
Tra i due pulsa ancora qualcosa di molto forte, ma non sarà affatto semplice ricucire uno strappo profondo durato vent’anni e affrontare un marito che non accetta di essere stato lasciato da sua moglie…
Dietro le quinte…
La stesura di questo romanzo non è stata affatto semplice. Avevo iniziato a scriverlo esattamente quattro anni fa, in questo stesso periodo dell’anno. Non avevo scritto che pochi capitoli quando mi proposero di pubblicare con You Feel Rizzoli e così accantonai momentaneamente il progetto. Subito dopo, nacque la mia seconda bambina e tra notti insonni, poppate e pappette, non avevo molto tempo da dedicare alla scrittura, anche se la storia di Magnolia era ormai entrata nel mio cuore. Sentivo che dovevo scriverla e che era importante per me, prima di tutto. Così, appena mi fu possibile, ripresi in mano carta e penna, perché è proprio così che iniziai, e ritagliando piccoli spazi al mio quotidiano, la sera o durante i riposini delle bambine, recuperai poco per volta la storia di questa donna forte e fragile allo stesso tempo, una donna come tante, eppure unica.
Ci ho lavorato per mesi, con fatica e con tenacia. Ho scritto e cancellato più volte. Ero arrivata a conoscere così bene Magnolia, Ettore, Alice e tutti i personaggi del romanzo che invece di agevolarmi nella scrittura mi risultava difficile scegliere cosa raccontare, cosa invece tacere lasciandolo intuire al lettore e come rendere al meglio la loro caratterizzazione. Volevo che emergesse un senso di autenticità. È vero, “La strada per la felicità” è un’opera di fantasia, ma le vicende di Magnolia, le sue emozioni e le sue contraddizioni possono essere quelle di ognuna di noi. Con questo romanzo ho scavato tra le ombre e le pieghe di un matrimonio non felice e di un elemento potenzialmente distruttivo, la disabilità di una figlia, per poi far emergere come la speranza di un nuovo inizio sia sempre possibile. Da anni lavoro con le donne e per le donne in difficoltà, e quando capita che una di loro scopra il proprio coraggio, la propria forza, ecco avvenire davanti a me un piccolo miracolo: perché è in quel momento che leggo nei loro occhi tutto il loro desiderio e la volontà di riappropriarsi di una vita normale e felice.
Forse è proprio questo il senso del romanzo – senza alcuna pretesa di insegnamento che non mi è mai piaciuta – la capacità di fidarci di noi stesse, del nostro intuito e della nostra voce interiore per riguadagnare il tempo perduto: liberarsi da un rapporto, voltar pagina, rompere le regole, fermare il mondo perché siamo noi, la nostra vita.
Silvia Mango è lo pseudonimo di Silvia Bardesono, avvocato torinese specializzata in diritto di famiglia e minorile, impegnata nella lotta alla violenza contro le donne. Il suo primo romanzo, “Tre cuori e un bebè”, nel giro di pochi mesi ha scalato la classifica di vendita di Amazon, arrivando ai primi posti. Alcuni suoi racconti sono inclusi nelle raccolte “La cucina dei giovani Holden”, a cura di Stefania Bertola, e “100 storie per quando è veramente troppo tardi”. Nella collana Youfeel-Rizzoli ha pubblicato il romanzo “Lovangeles” (2014) e “Il mio nome è Patty Boom Boom”.
Ringrazio ancora Babette per l’ospitalità e per avermi dato modo di parlare di Magnolia e di questo romanzo così importante per me.
E chissà che sia riuscita a incuriosirvi un pochettino! 🙂