Quasi tutti quelli che scrivono narrativa cominciano con un racconto: è davvero più facile di un romanzo? Maria Masella, notissima scrittrice di romance e noir, ci parla di tavoli da bistrot…
Per rispondere in modo sensato è necessario capire quale è la sostanziale differenza, al di là della lunghezza, fra un racconto di una ventina di pagine e un romanzo di almeno duecento. Se un racconto fosse un tavolo, sarebbe uno di quelli da bistrot, rotondo e con una gamba sola, mentre il tavolo-romanzo avrebbe quattro gambe solide e robuste, tipo pizzeria. Ma che c’entra un tavolo con un’opera di narrativa? C’entra, c’entra…
1) deve stare in piedi
2) deve sollevarsi da terra. A entrambi i punti provvedono le gambe (o la gamba) dei tavoli.
Un’opera di narrativa deve
1) essere coerente (stare in piedi),
2) comunicare qualcosa di nuovo alle lettrici e ai lettori invitando a continuare la lettura (sollevare da terra chi legge).
E quali saranno gli elementi (o l’elemento) a governare coerenza e comunicazione? Le idee. Ed è qui che differiscono veramente racconto e romanzo: il primo si regge su un’idea, come il tavolo da bistrot si regge su una gamba, mentre il secondo ne vuole quattro.
Scendiamo nei dettagli e provate a visualizzare un tavolo da bistrot. Una gamba sola, solida, ma ramificata dove tocca terra e dove sostiene il piano. Ed è una banale nozione geometrica che in ognuna delle due posizioni siano necessarie tre ramificazioni. Quindi un’unica idea, solida, su cui si intreccino i tre elementi portanti di qualsiasi storia, dal capolavoro del grande scrittore al primo tentativo dello stesso grande scrittore: personaggi, ambientazione, trama. Quindi per imbarcarsi in un racconto ti basterà una sola idea che coinvolga dei personaggi (uno è sufficiente), che agisce (anche il pensiero è azione) in un luogo-tempo specifico (anche se non lo nominerai dovrai sapere quale è).
Con una sola idea un racconto di venti pagine si costruisce, a condizione di avere qualcosa da dire, ma questa è la premessa di tutte le premesse. Se non si ha niente da dire, niente da comunicare e si vuol fare solo teatrino, è meglio astenersi.
Un romanzo di almeno duecento pagine non vive su un’idea soltanto, per quanto solida. Sì, l’autore ne ha avuta probabilmente una iniziale, come l’accensione di una miccia, ma questa ha dato l’avvio alle altre che sono state tutte sviluppate. Ci sarà più possibilità (e necessità) di approfondire personaggi e ambientazione, possibilità (e necessità) di costruire una trama articolata. Chiediamoci se questa possibilità-necessità è un aiuto o un ostacolo per chi comincia a cimentarsi in narrativa.
Secondo me è più un ostacolo che un aiuto. Per quale motivo? In una storia breve è più semplice tenere tutti gli elementi sotto controllo: personaggi, ambientazione e trama. In una storia più lunga capita che uno degli elementi finisca per prevalere sugli altri e il tavolo zoppica; esempi: capita di scrivere molte pagine piene zeppe di eventi (e siamo soddisfatti perché la trama avanza alla grande), ma non c’è nessuna evoluzione dei personaggi che vagano da un’avventura all’altra come statuine. Dal lato opposto, pagine e pagine di macerazione interiore, iniziata e finita senza motivo e soltanto perché quelle pagine erano scritte bene. Come l’ambientazione: o ignorata o ritenuta degna di minuziose descrizioni. L’ambientazione porti avanti la trama e contribuisca all’approfondimento dei personaggi. Mai descrizioni anonime, ma sempre cosa provano i nostri personaggi in un ambiente (ambiente spazio tempo, non solo spazio!). E come affrontare quel grande momento in cui dopo aver scritto racconti si tenta il romanzo? Dimenticando i ritmi del racconto, dimenticandone la sintesi. Sapendo che ci si possono permettere, anzi sono necessari, momenti in cui cala la tensione. Un racconto è la 100 metri, un romanzo è una maratona, non puoi correrla tutta al massimo. Soprattutto affrontare il PRIMO romanzo, probabilmente una schifezza che amerai di profondo amore, quando avrai non una sola idea, ma più d’una (per esperienza almeno tre sono necessarie) e riuscirai a prevedere come saldarle.
Quando avrai acquistato pratica potrai cominciare la stesura di un romanzo anche con una sola idea, ma ti conoscerai abbastanza da sapere come chiamare le altre idee.
Nota: le idee arrivano. Se le chiami con voce forte e chiara. C’è chi legge, chi ascolta musica, chi guarda quadri o statue, chi sfoglia elenchi telefonici o mappe di città, chi gira per le strade, chi telefona, chi parla con amici: l’importante è essere aperti, dimenticarsi.
OoO
Maria Masella su Amazon: http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss_2?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=Maria+Masella
molto bello questo articolo, chiaro e istruttivo 🙂
Letto e salvato. Una lezione importante