Ogni scrittore ha le proprie fissazioni, quale è la mia? Un’opera di narrativa si regge su quattro pilastri: personaggi, ambientazione, trama e tema.
Tutti sono ugualmente importanti, tutti sono collegati, ma quale resta più impresso, quasi sempre, al lettore medio (attenzione! Medio non vuol dire mediocre)? Restano i personaggi perché sono il ponte fra il lettore e lo scrittore.
Forse non ricorderemo tutti i dettagli di Via col vento, ma ricordiamo Rossella. Perché la serie di James Bond ha avuto successo? Per lui, soprattutto per lui.
Uno degli obiettivi di uno scrittore è costruire personaggi che restino impressi.
Non so se ci sono riuscita, ma ne ho costruito uno vivo da più di venti romanzi e due che dopo tre hanno preteso un’altra storia. E raramente chiedono un noir di Masella, ma un Mariani, e cominciano a chiedere un Maritano (sperando di avere anche Ardini come extra). In modo poco serio cercherò di raccontarvi alcuni trucchi e trucchetti, parlando anche di pittura e scultura, cinema e cucina.

Metti i tuoi personaggi in posa, foto o ritratto ricordo. Chi sta al centro e in prima fila? Il più importante. È una regola che la pittura conosce da sempre. Un esempio? La famiglia di Carlo IV, Goya. Quando scrivi un romanzo, è essenziale che tu conosca l’ordine di importanza dei personaggi per rappresentare con più dettagli chi è in prima fila. Attenzione! Fornire più dettagli non vuol dire informazioni sull’aspetto fisico, ma far entrare il lettore nella vita del personaggio. In un punto seguente indicherò alcuni trucchi, per ora focalizzati sull’ordine di importanza.
Come ho lavorato? Semplice: nei Mariani, è sempre Antonio in primo piano e gli altri membri del gruppo ruotano. Nei Maritano, è sempre Tea. Per evitare un fraintendimento, non sempre l’io narrante è il protagonista, esempi? Watson non lo è nei Sherlock Holmes, Marlow non lo è di Lord Jim.

Ora concentrati su un personaggio. Devi mostrare come ragiona un personaggio e cosa lo emoziona. Come fare? È utile metterlo in relazione con altri personaggi o con un ambiente. Sì, la parola chiave è RELAZIONE. Visualizza un foglio bianco e disegna tanti cerchi, all’interno di ognuno scrivi il nome di un personaggio e poi lega i cerchi con frecce.  Freccia nei due sensi di marcia e pensa a quale emozione o sentimento domina la freccia. Tipico dei romance. Lui ama lei e lei lo disprezza. Funziona anche nei romanzi “non rosa”, perché in qualsiasi storia i sentimenti sono importanti. Nei noir è anche utile visualizzare il grado di collaborazione fra i due.
Come ho lavorato? In Mariani e le ferite del passato, è importante nella trama il diverso rapporto con la Petri e Paciani, ma la sua difficoltà nel rapportarsi con Paciani dovrebbe anche evidenziare che quei due hanno una diversa scala di valori.
Un trucco efficace per attirare l’attenzione su un personaggio? Mi spiego facendo riferimento a un dipinto: 3 maggio 1808, Goya. La camicia bianchissima, onestamente poco realistica per un uomo tenuto prigioniero, è un colpo di luce: ci impieghiamo un po’ prima di guardare il resto. Il viso è appena sbozzato, ma quell’uomo resta impresso e non dimentichiamo il gesto “da crocifisso”. Quindi è utile qualcosa che attiri l’attenzione e costringa il lettore a memorizzare un gesto, un modo di parlare.
Come ho lavorato? Dell’aspetto fisico di Teresa conosciamo soltanto la gran testa di capelli rossi e ricci che le ha sempre impedito di passare inosservata. Di Ardini? La cura nell’abbigliamento e la scelta di indumenti grigi. La cicatrice sul polso è nata per caso, quando ho scritto la prima stesura del primo romanzo dovevo indossare tutori al polso per ore.

Ora cominciamo il lavoro serio. Il lettore vuole immedesimarsi nel protagonista, come dargli una mano? La maggior parte degli scrittori di narrativa usa questo trucco: comincia in media res, se conosci il latino; comincia con maiunagioia, se sei social. In parole povere, metti il tuo protagonista nei guai. Esempi: in Via col vento, Rossella ha tutto, ma non l’uomo di cui è infatuata. In Emma la protagonista è rimasta sola perché la sua amatissima istitutrice si è sposata. In Persuasione Anne deve lasciare la sua casa. In Edipo Re abbiamo la pestilenza. In Una questione privata Milton deve trovare Giorgio.
Come ho lavorato? Come comincia, Morte a domicilio, il primo Mariani che ho scritto? “Chi si piace ha buoni risvegli. Non ho buoni risvegli. Neppure buone giornate”. E Primo, il prequel scritto anni dopo? Antonio è stato appena destinato a Genova e trova morto ammazzato un amico di famiglia. Il primo Maritano, Nessun ricordo muore? È il giorno di San Valentino e Tea trova la parola TROIA scritta sulla serranda del suo bar. E nel quarto, Un posto per morire? Tea non è entrata nella chiesa in cui si sta celebrando un funerale, ha preferito restare fuori al freddo. Ma l’esempio migliore è il terzo del ciclo Maritano, Le porte della notte: un’ondata sta travolgendo la protagonista e quello che precede, le tracce che ha trovato, viene raccontato dopo, in un dialogo. Ovviamente nei romance seguo la stessa regola ed è molto più facile.

Facciamo il punto: il protagonista è nei guai (malato, infelice, incerto) e gli altri personaggi come se la passano? Che tutti i personaggi siano nei guai smorza l’attenzione sul protagonista. Negli anni Sessanta erano di moda i film catastrofici, in cui si intrecciavano tante storie, ma alcuni personaggi erano più importanti, lo sceneggiatore li mostravano un attimo prima della catastrofe permettendoti di capire la loro situazione personale (o felicissima o infelicissima).
Come faccio? Difficile spiegarlo in breve: nei noir cerco di dare agli altri una “vita normale”. Anche nei romance. L’importante è non appesantire l’inizio con angosce di altri. Aspetta un po’, verranno bene quando l’effetto “sofferenza del protagonista” è già ben assimilato.

Ora dobbiamo muovere il protagonista. Muovere non vuol dire farlo andare avanti e indietro (che serve) ma mostrare la sua evoluzione. Ne parlerei in due contesti: evoluzione in un singolo romanzo ed evoluzione in una serie. Cominciamo analizzando un singolo romanzo. È essenziale che il protagonista o i protagonisti all’inizio e alla fine di un singolo romanzo non siano identici e l’evoluzione sia motivata. Attenzione: nessun cambiamento è assoluto ma relativo agli altri personaggi e all’ambiente. Per chiarire faccio un esempio: Rossella non è cambiata di un filo, prepotente e infantile all’inizio e alla fine, neppure tre matrimoni, una guerra e la morte di una figlia sono riusciti a farla maturare, ma il brodo di cultura in cui è immersa è cambiato.
Ogni volta che ho concluso la lavorazione di un romanzo mi chiedo se il protagonista o i protagonisti sono cambiati e se il cambiamento è ben coordinato agli eventi narrati nella trama. Come ho affrontato Mariani e le ferite del passato? All’inizio, Antonio, reduce dal gravissimo incidente che aveva concluso Mariani e le giuste scelte, non riesce a lavorare. Per lui tutto è sfumato, senza profondità, gli altri personaggi sono soltanto nomi. Quando c’è l’inversione di rotta? “Risalgo in auto: via Piave, via Rosselli, via Zara, la strettoia di via Albaro. Di nuovo a sinistra in via Trento. Trovo un posto. Scendo. Qui ho abitato quando Fran e io abbiamo vissuto separati. È qui che voglio tornare? No, ne sono certo. Dal bianco al nero, tutti i grigi possibili. E il rosso del sangue sparso. C’è un’umidità appiccicosa che sa di renfrescumme. Ogni luogo ha i propri odori. Avevo scelto di abitare qui perché comodo per la Questura o perché dalle finestre vedevo i forti e la valle del Bisagno? Non avevo Fran e mi ero aggrappato al lavoro e alla mia città. Se non ricomincio a vivere, è senza senso che non mi sia lasciato trascinare dalla corrente.”
Era un bassorilievo ed è diventato un altorilievo. Come ho affrontato Un posto per morire? L’indagine (e il romanzo) procede e per Teresa tutto perde profondità. I percorsi diventano soltanto nomi di strade. L’altorilievo si è trasformato in bassorilievo.
Perché in due romanzi, scritti a neppure un anno di distanza, ho effettuato scelte tanto divergenti? Questo è un problema molto delicato: portando avanti due serie, entrambe noir, entrambe ambientate negli stessi anni e nella stessa città, ho sentito subito la necessità di renderli il più possibile diversi. Divergenti. Cosa differenzia i due protagonisti? Il dato fondamentale è che Antonio Mariani è “aperto” all’esterno, verso gli altri. Le sue chiusure sono momentanee, eccezionali. Ritornando all’esempio del foglio bianco, quello dei nomi nei cerchi e nelle frecce, da Antonio partono frecce in abbondanza. Da Teresa che è “chiusa”, ripiegata su se stessa, ne partono poche e a fatica.
Quando ho parlato di come costruire un personaggio protagonista, ho dimenticato un punto importante e che mi tocca da vicino. Se il protagonista è anche io narrante, è difficilissimo gestirlo se ha forti difficoltà nell’instaurare rapporti con gli altri.Quando ho cominciato la serie Maritano-Ardini, ho scelto lei invece di lui come io narrante perché lui era anaffettivo, non empatico. Così ho scritto i primi tre, ma nel quarto lei sopravvive soltanto, non vive. Le hanno tolto Paola. E quindi mi sono cimentata nell’impresa ardua di un protagonista, io narrante, chiuso in se stesso. Questo discorso prelude a quanto scriverò dopo.
Può accadere che in una serie cambi il ruolo fra due personaggi principali. In Un posto per morire Tea e Marco non sono più fissi nei ruoli dei romanzi precedenti, se continuerò la serie dovranno rinegoziare il loro rapporto.

Vantaggi e problemi dei personaggi seriali. Vantaggi? I lettori si affezionano e comprano le storie successive. E si può fare affidamento su alcuni personaggi di contorno già abbozzati. Ovviamente se un romanzo non è piaciuto non compreranno gli altri e, se è piaciuto, si aspetteranno che i successivi siano all’altezza o migliori: non sempre si riesce. Ora un piccolo elenco di problemi: ogni storia deve essere diversa dalle precedenti, ovvio. La difficoltà peggiore è un’altra: non sempre un lettore comincia dal primo romanzo della serie, ma da uno a caso, quindi è necessario fornirgli alcune coordinate rapide. Niente “io ti spiego”, odioso in qualsiasi contesto, ma tocchi rapidi e sfumati. Supponiamo di prendere un Mariani: la prima volta in cui nomino Francesca cerco di far sapere che è la moglie…
Inoltre, il protagonista di una serie, se scritta in ordine cronologica, non può restare identico dal primo romanzo all’ultimo, deve cambiare. Da Morte a domicilio a Mariani e le ferite del passato, Antonio è cambiato, come era cambiato da Primo a Morte a domicilio. Da Nessun ricordo muore a Le porte della notte è cambiato il rapporto fra Teresa e Ardini. E in Un posto per morire troviamo lei diversa: ferita. È lui a cercare di avvicinarla: le porge una sigaretta accesa (replicando i gesti che lei aveva fatto spesso per lui, sotto la neve in Nessun ricordo muore), il plaid, la tiene fra le braccia togliendola dal bagno gelido. Il problema fra loro è che nessuno dei due sa esprimere i propri sentimenti.
Mi è stato chiesto se Mariani e Maritano potranno mai incontrarsi. Lo escluderei.

Altri trucchi per dare corpo ai personaggi: qualche qualità e qualche difetto. Anche nei dolci si mette un pizzico di sale. Mia nonna metteva un pizzico di zucchero nella passata di pomodoro e quando lessava i piselli. Un piccolo consiglio: anche nei fantasy e nella fantascienza troppe capacità “non umane”, “insolite” disturbano. Funziona dare al personaggio degli attrezzi di scena: Antonio fuma, mangia e prende tanti caffè. Teresa mangia quello che capita, in Le porte della notte le pizze con Paola e Ardini sono un tentativo di normalità, mentre in Un posto per morire sono finzione.

È gennaio e Antonio Mariani è ancora in congedo per malattia a causa dell’incidente di novembre quando ha rischiato di morire travolto dal Cerusa esondato. Trascina le giornate nell’apatia, sente e patisce la freddezza della moglie Francesca, evita anche di girare per la città che ha sempre amato. Accetta quindi, con un senso di liberazione, la richiesta di sua madre Emma di andare a Nizza Monferrato per parlare con Giuditta, la figlia di Noemi, deceduta nell’inverno e amica di Emma dai tempi della guerra, quando una era staffetta partigiana e l’altra viveva nascosta perché ebrea. Noemi, prima di morire, aveva raccontato alla madre di Antonio come alcuni suoi parenti, i Pinto, poco prima della fine della guerra fossero stati individuati e quindi deportati. Un loro nipote, Samuele, aveva minacciato di vendicarsi sul responsabile della loro deportazione o sui suoi discendenti. Ora Emma ha bisogno dell’aiuto di Antonio, della sua esperienza di commissario di polizia, perché nelle alture di Bolzaneto sono stati barbaramente uccisi una giovane donna e il suo bambino: discendenti di chi aveva denunciato i Pinto. Quell’antica storia è collegata al duplice omicidio? Antonio ottiene di rientrare in servizio al più presto e chiede che gli venga affidata l’indagine… Forse riuscirà a ritrovare la lucidità e la voglia di andare avanti. Il lavoro è stato spesso la cura dei suoi mali.

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Il capitano Alberto Terracini è morto in montagna a causa di un incidente e ha lasciato in eredità un rustico a Ormea a Teresa Maritano, l’ex moglie. I loro rapporti non erano buoni, tutt’altro: Tea rifiuta di approfondire i motivi della decisione del suo ex e di andare al rustico. Ma quando, alcuni giorni dopo, a Genova viene ucciso, con un colpo d’arma da fuoco alla nuca, il capitano Massimo Urso, Max, amico e commilitone di Alberto, si reca a Ormea, al rustico. Prima di essere una barista, Tea era un ottimo ispettore di polizia e ora cerca risposte a domande che neppure sa come porsi; trova tracce che non la convincono. In realtà vorrebbe capire il vero motivo di un’eredità così inaspettata; quel rustico doveva essere lasciato non a lei, ma a Max, perché i due militari erano molto più che amici. Scoprire la verità sul loro rapporto era stata la causa della fine tumultuosa del suo matrimonio e di un difficile divorzio. Quando Tea si rende conto che le indagini a Genova non hanno fatto neppure un passo avanti, decide di andare a raccontare quello che sa sul legame fra i due capitani e a mostrare le strane tracce trovate a Ormea. E darà inizio a una strana indagine anche sul proprio passato perché dovrà incontrare di nuovo altri uomini che hanno segnato la sua vita.

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