Mainstream VS Narrativa di genere: quale preferite (leggere/scrivere)? E perché?
Santa Wikipedia ci viene in soccorso.
MAINSTREAM: il termine è usato, in genere, in vari campi della cultura e delle arti, come la musica, il cinema, la letteratura, la scienza, l’economia, il mondo dell’informazione, ecc. Il significato specifico dipende dal singolo ambito, e variabile può essere anche la sua connotazione in termini di valore, positiva, negativa, o addirittura dispregiativa, a seconda del contesto. Ad esempio, in letteratura l’attributo mainstream porta con sé un giudizio di valore positivo, indicando solitamente la produzione letteraria “non di genere”, raffrontata alla narrativa di genere, spesso considerata “di bassa qualità”, in contrapposizione “all’alta qualità” della narrativa letteraria.
NARRATIVA DI GENERE: La narrativa di genere, o letteratura di genere, è la produzione letteraria e narrativa (romanzi, racconti) scritta con l’intento di rientrare in uno specifico genere letterario. Nell’editoria contemporanea, “genere” è un termine elastico usato per accomunare opere con similitudini di personaggi, temi e situazioni, ad esempio il romanzo d’appendice, il giallo, il romanzo rosa, l’horror la fantascienza, che si sono dimostrati attraenti per particolari gruppi di lettori. I generi si evolvono, dividono e combinano, man mano che i gusti dei lettori cambiano e gli autori cercano nuovi modi per raccontare storie.
Un argomento del mercoledì nel Gruppo di Babette Brown. Concludo con questi interventi di scrittori e lettori.
Libri non di genere… uhm. Credo di aver letto solo qualche paio di saggi sulle crociate, manuali vari e (mi pare) un libro di un autore italiano che in effetti non si capiva bene di che cavolo parlasse (ma non ricordo ne il nome e nemmeno il titolo, solo che ai tempi me lo consigliavano tutti perché era così beeeeelo… infatti mi è rimasto impresso, va). Anche se forse questo libro misterioso era anche lui di genere… dimenticabile.
In ogni caso a parte manuali e saggi, cosa è non di genere? Non mi è mai stato molto chiaro. Ora mi spulcio un po’ il gruppo alla ricerca perché sono sicura che ne avrete parlato.
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Sono una lettrice insaziabile e onnivora. Leggo di tutto, purché sia ben scritto. Da piccola, dopo la morte di mia madre, ho passato alcuni anni in collegio. Trascorrevo la notte chiusa in bagno a leggere. Era la più grande trasgressione che potessi fare. Leggere, per me, ha sempre significato trasgredire. A casa dello zio, dove passavo l’estate, esisteva una biblioteca immensa, ma quasi tutti i libri mi erano proibiti, perché ero troppo piccola e non avrei potuto capire. Inutile raccontarvi delle mie notti in cerca di volumi proibiti. Una volta, la sedia su cui ero salita è caduta e sono rimasta appesa allo scaffale in alto. Cadendo, mi sono rotta un braccio (ce l’ho per vizio). Non ho mai detto a nessuno come avevo fatto. I miei, mi avrebbero dato il resto. Leggo di tutto, ripeto, purché la storia mi affascini e lo stile mi prenda. Odio la scrittura sciatta, trascurata, di chi si sente scrittore e non è neppure scribacchino. Da ragazza ho sognato con Salgari e con Verne, poi ho avuto il periodo del rosa, della fantascienza, del fantasy e del giallo. Adoro i classici. Quelli che non muoiono mai. Il mio romanzo preferito? LA GERUSALEMME LIBERATA. La storia di Clorinda e di Tancredi è emblematica: io sono quello che ti ama ma sono anche quello che ti uccide. Eros e Thanatos spesso coincidono. Nulla a che fare con i femminicidi dei giorni nostri, naturalmente. Lì c’è solo orrore. Adoro la commistione dei generi. Un bel rosa con una punta di noi mi affascina, un noir con una storia d’amore mi prende.
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Io ho sempre amato i generi ma sono anche una lettrice onnivora. Nel corso degli anni ho modificato i miei gusti; da giovane amavo il romanzo d’avventura, il giallo e il western. Poi sono passata alla fantascienza, al romance storico e infine al fantasy. Malgrado questo sono sempre stata una lettrice onnivora, quindi ho frequentato anche il mainstream. Ero un’assoluta americanofila e quindi mi è capitato di leggere Hemingway, Scott Fitzgerald, Faulkner ( che trovo insopportabile) trascurando gli autori italiani. Con il tempo ho cambiato atteggiamento verso gli autori di casa nostra ma i classici ho continuato a trascurarli, tranne qualcuno, per esempio Buzzati e Calvino. Io sono una persona che, prima di ogni altra cosa, guarda la storia, quindi se una trama mi colpisce non mi preoccupo di sapere a quale genere appartiene un libro. Però mi capita di scartare a priori un romanzo, senza leggere la trama, se appartiene a un genere che non mi interessa.
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Ringraziamo Gli Amici del Mag per l’articolo!
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