Quanti di noi hanno un libro nel cassetto? Quanti sentono il bisogno irrefrenabile di condividere con gli altri i propri pensieri e trasmettere loro qualcosa di importante?

Gli ingredienti per un buon libro sono pochi: idee semplici (ma chiare), immaginazione e una buona competenza linguistica. Ma ciò che fa davvero la differenza secondo me, non è cosa si cucina ma come vengono abbinati gli elementi. Come direbbero i giudici di Masterchef, la presentazione è fondamentale la per la buona riuscita del piatto.

Questa rubrica è pensata per tutte quelle persone che vogliono fare il famoso salto di qualità, accostandosi alla scrittura in modo “professionale”. Lo vuole fare in maniera semplice, senza alcuna pretesa, attraverso le parole e l’esperienza di autori che questo percorso lo hanno già intrapreso con successo. Questo perché sono convinta che la scrittura non sia solamente ispirazione e talento, ma anche (soprattutto) studio e impegno.

Grazie e buon proseguimento,

Valentina G.Bazzani

Lo diceva Stephen King nel suo On Writing, Autobiografia di un mestiere: “scrivi con la porta chiusa, riscrivi con la porta aperta”.

Cosa significa? Significa che se una volta terminata la prima stesura del vostro romanzo, pensate che sia un capolavoro, un raro esempio di perfezione e che non abbia bisogno di essere modificato e perfezionato… probabilmente state commettendo un grosso errore e dovreste rifare i vostri calcoli.

Un libro quando esce dalle mani dell’autore è ancora un diamante grezzo, coperto di sabbia, sedimenti e terra. Non un gran bel vedere in verità. Spetta a un’altra persona raffinarlo, lavorarlo affinché ne esalti le qualità e lo faccia diventare un gioiello. Questo professionista del “talento” è l’editor.

Ma chi è l’editor e cosa fa? Ne parliamo con Stefano Mancini, editor, giornalista e autore affermato. (Su Amazon lo trovate QUI).

Bentrovato Stefano. Grazie per essere qui con noi. Quindi, chi è l’editor e cosa fa (o non fa)?

Grazie a voi per ospitarmi. Allora, l’editor è quella figura, sempre più importante nel panorama letterario, che si occupa di lavorare in seconda battuta sui testi di un autore, occupandosi di perfezionarli. In che modo? Lavorando ovviamente sulla parte stilistica e grammaticale, ma anche e soprattutto sulla trama, sui dialoghi, sui personaggi e sull’ambientazione. L’editor infatti è quel professionista abituato a scovare i difetti di un testo e metterli in luce, al fine di permettere all’autore di vederli e quindi di intervenire per correggerli, migliorando così il libro. Ha anche il compito di scovare i pregi e allo stesso modo di esaltarli. Il tutto, mantenendo inalterata la voce propria dell’autore. In qualche modo si può dire che l’editor lavori nell’ombra.

Secondo te questa figura professionale indispensabile per ogni autore, è vista con un po’ di diffidenza dai giovani aspiranti scrittori?

In parte sì, purtroppo. E per vari motivi. Tanto per cominciare molti sono convinti che l’editor sia solo uno che “cerca di spillare soldi” al prossimo e incauto scrittore, senza rendersi conto che invece è un professionista il cui lavoro è, di fatto, indispensabile. Un bravo editor fa il suo lavoro con onestà e il massimo dell’impegno. E quando riconsegna il libro all’autore gli fornisce un “prodotto” di qualità nettamente migliore rispetto alla versione precedente.

Altro motivo che genera diffidenza è che da parte dell’autore c’è sempre una sorta di “tutela” nei confronti del proprio libro. Si ha quasi paura di affidarlo a un estraneo, temendo che possa snaturarlo e/o rovinarlo. Un bravo editor, invece, quasi non si fa vedere, sebbene il suo intervento contribuisca in maniera determinante al miglioramento di un libro.

Infine, c’è ancora la credenza che l’intervento dell’editor non sia utile, quando invece è semplicemente indispensabile. È bene, per sottolineare ancora di più questo aspetto, ricordare che anche i più grandi e stimati scrittori hanno dalla loro uno (se non più d’uno) editor che lavora per loro e con loro.

Tre ingredienti per un editing “perfetto”.

Competenza, capacità e professionalità.

Oltre che essere editor e giornalista, sei anche un autore affermato. Questo ti ha aiutato nella professione? Secondo te un editor deve essere anche uno scrittore, se sì perché?

Diciamo che mi ha aiutato, ma solo in minima parte. Cerco sempre di scindere le due attività. E, per rispondere alla seconda parte della domanda, non tutti gli editor sono scrittori, almeno quanto non tutti gli scrittori sono editor. Io ho la fortuna di poter vedere il lavoro da entrambe le prospettive. E ci tengo a precisare che, come scrittore, io stesso mi affido a editor professionisti pagati per migliorare e perfezionare i miei romanzi.

Tre consigli “in pillole” come editor o come autore, scegli tu, a tutti gli aspirati scrittori.

Non mi piace molto dare consigli, in verità. Ci provo, però, con la massima umiltà. Quello che mi sento di dire, a qualcuno che voglia cimentarsi nella stesura di un romanzo, è di farlo con il massimo impegno e dedizione. Molti credono che scrivere un libro sia una passeggiata. È invece un lavoro e come tale ha le sue difficoltà, sebbene a mio giudizio resti il più bello di tutti. Per essere tale, però, deve essere fatto con la dovuta determinazione. E come editor non lo dirò mai abbastanza: leggete e rileggete almeno tre o quattro volte i vostri testi a distanza di tempo tra una lettura e l’altra. Solo così potrete essere certi di dare al vostro editor un testo quanto più possibile pulito.

Grazie Stefano per essere stato con noi, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri. E un grazie speciale a tutti voi, lettori, scrittori e editor.

Grazie a voi per l’ospitalità “virtuale”.

OoO