Marion vive nella più bella isola del mondo, con un marito candidato alla santità e due figli maschi che la mantengono giovane. È una lettrice onnivora e ama qualsiasi genere, purché sia in grado di darle emozioni. Scrive quello che vorrebbe leggere e non inizia un nuovo romanzo se non ha già la cover come ispirazione. Odia gli epiloghi e adora i cliffhangers. Contrariamente al resto del pianeta, le piace soffrire in spasmodica attesa del capitolo successivo di una serie e pensa che gli spoiler siano un reato da condanna penale. Le tematiche che affronta nei suoi libri sono: la diversità in ogni sua forma e quanto questa sia fonte di arricchimento, la paura di vivere e amare e la difficoltà ad accettarsi per quello che si è, andando oltre i giudizi della gente.

Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Scrivo urban fantasy, romance contemporanei e new adult sport romance. Attualmente ho una serie fantasy la Dark Side (Dominio e Cospirazione) che si concluderà con il terzo volume (Rivoluzione) che sto scrivendo in questo periodo. È una serie corale con elementi distopici, ma con una forte connotazione “rosa”. In un prossimo futuro una mutazione genetica ha creato un gruppo di reietti che è stato confinato in quella che è oramai l’ex Alaska, oggi chiamata i Territori. Tra intrighi, violenza e passione le storie dei personaggi si dipanano in un susseguirsi di colpi di scena. La mia seconda serie, la LivingNY, è multigenere, il primo romanzo, Big Apple, assomiglia molto a un chick lit, il secondo e terzo volume (che compongono la dilogia di Point Break) sono invece romantic suspense. Il mio ultimo libro, La storia che volevamo, edito da Hope Edizioni, è uno sport romance. Ho scelto questi generi perché sono anche quelli che leggo di più, ma non mi precludo scelte diverse in futuro.

Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Rigorosamente tutto sul PC, non riesco a pensare con carta e penna. In me la tecnologia scorre potente.

C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Di solito la notte sono molto più produttiva, ma sfrutto anche dei momenti durante la giornata.

Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Mi diverto immensamente, ogni emozione è intensa e scrivere può essere considerata una droga, economica e salutare.

Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Assolutamente a vista nei romance, la mia editor mi odia per questo, tenta da anni di farmi elaborare le linee temporali; più organizzata e metodica nel fantasy, ma perché sono molto più complessi e chi li ha letti sa di cosa parlo.

Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Incostanza e ispirazione, ci sono giorni che non mi stacco dal PC e altri nei quali lo ignoro, anche perché non posso rinunciare all’altra grande passione: leggere.

Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Sull’immediato sono ipercritica, ma basta una notte di sonno e, quando rileggo, spesso mi do il cinque da sola; la modestia va dosata sapientemente, troppa è presunzione, poca può portare alla demotivazione.

Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Assolutamente sì, mi piace rivivere le emozioni; d’altronde scrivo quello che vorrei leggere, quindi come potrei non farlo?

C’è qualcosa di autobiografico nei suoi libri?
No, ma ovviamente rispecchiano la mia visione del mondo. La diversità come valore è la tematica portante di qualunque mio scritto, insieme all’accettazione di se stessi e, perché no, al potere salvifico dell’amore.

Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è una lettrice assidua? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Sono d’accordo. Leggere è fondamentale, io sono una lettrice onnivora fin da bambina. Non leggo quanto vorrei e sono anche una che non tiene conto della quantità. Un libro ti può sfamare per settimane, dipende dallo stato d’animo.

Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
Ho partecipato con Big Apple al concorso della Leggere Editore indetto nel 2016 e sono arrivata tra i cinque finalisti. Tuttavia, ci hanno messo troppi mesi in più del previsto a dare i risultati e io, nel frattempo, ho pubblicato come self, cosa che mi ha automaticamente esclusa. Non me ne sono pentita un solo secondo.

A cosa sta lavorando ultimamente?
Adesso sto lavorando principalmente al terzo volume della serie fantasy.

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