Beatrice da Vela è docente di Latino e materie letterarie nelle scuole superiori. Pubblica narrativa e saggistica. I suoi libri più recenti sono il romanzo “Nocturnales. Le ultime giacobine”, Triskell edizioni), il saggio scritto a quattro mani con Benedetta Pintus “Siamo marea. Come orientarsi nella rivoluzione femminista” (Villaggio Maori) e la partcipazione all’antologia collettiva “Sono tornate. Racconti di mestruazioni e altri tabù” (Villaggio Maori). Amministra insieme a Benedetta Pintus il progetto di femminismo intersezionale “Pasionaria.it”.
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1.     Due righe per presentarsi?
Sono Beatrice (o Florelle, come pseudonimo in giro per il web). Le presentazioni non sono esattamente il mio forte, diciamo che per qualcuno ho scritto dei bei romanzi, per qualcuno dei saggi o ancora sono una delle femministe dietro a Pasionaria.it o. “semplicemente”, un’insegnante.

2.     Che genere scrive? Oppure, svolazza di genere in genere come una leggiadra farfalla?
Prediligo soprattutto il romanzo storico, perché è quello che mi diverte e mi dà più soddisfazione, ma non sono poi così esclusiva.

3.     Come scrive? Penna e quaderno? Oppure, tecnologia a tutto spiano?
Rigorosamente a penna stilografica su quaderni possibilmente belli da vedere e con carta di buona qualità. Scrivere è un piacere per i sensi, oltre che per la mente, quindi metto molta cura nella scelta degli strumenti per me più giusti.

4.     Quando scrive? Allodola, o gufo?
Decisamente sono un’allodola. Adoro le prime ore del mattino, sia d’inverno, quando fuori è ancora notte piena, sia d’estate per godermi l’alba.

5.     Coinvolta sempre in quello che scrive, oppure distaccata?
Dipende dalla fase della scrittura. In generale nella prima stesura sono più coinvolta, mentre in revisione cerco di essere il più possibile distaccata. Cerco, in generale, di mantenere un buon equilibrio.

6.     Scaletta ferrea, o sturm und drang? Cotroneo, o Bregola?
Per me la programmazione è fondamentale: ho sempre troppe idee nella testa, se non mi fermassi a ordinarle e scremarle, non riuscirei a concludere nulla.

7.     Metodica nella scrittura, oppure “quando-posso-non-so-se-posso”?
Tento di essere metodica, soprattutto quando ho delle scadenze, perché se non mi organizzo al meglio rischio poi di andare nel pallone. Certo, non sempre i programmi sono poi rispettati così rigorosamente perché la vita si mette nel mezzo e non posso dedicarmi alla scrittura a tempo pieno.

8.     Ama sempre quello che ha scritto (dopo aver terminato la stesura)?
No, anzi. Sono molto critica (qualcuno dice che sono la peggior critica, una sorta di Lisa Simpson troppo cresciuta) dei miei scritti e di me stessa. Non sono mai soddisfatta a pieno.

9.     Sa che ci sono scrittori con non rileggono mai quello che hanno scritto e pubblicato? Lei come si comporta?
Mi rileggo raramente, proprio perché trovo mille difetti in quello che faccio.

10.   Siamo curiosi: c’è qualcosa di autobiografico in ciò che scrive?
Non a livello conscio, ma poi credo che ogni scrittore, anche solo rispetto ai temi che sceglie di affrontare, metta sempre in gioco parti di sé.

11.   Legge molto? A noi piacciono i topi di biblioteca.
Leggo molto, sia saggi che narrativa. Quest’anno per ora ho una media che per i miei standard è bassa (quattro-cinque libri al mese), perché sono stata assorbita da molti impegni: non vedo l’ora che arrivino le ferie per poter dedicare più tempo alla lettura. Leggo un po’ di tutto, ma preferisco i romanzi di narrativa senza un genere specifico o i romanzi storici, i saggi su temi femministi, di storia o anche scientifici (amo molto la matematica e mi incuriosisce la fisica).

12.   I concorsi: nota dolente. Sì, o no?
Nì. Preferisco partecipare a pochi e ben selezionati, solo per narrativa edita, perché altrimenti mi rubano troppo tempo. In generale non ho molta fiducia nel rapporto costi-benefici che i concorsi possono offrire.

13.   Progetti per il futuro?
Al momento molti: un libro nuovo in cantiere con una casa editrice che amo molto, ma del quale non posso anticipare niente, se non che è una storia che spero vi farà emozionare e che intreccia microstorie e Storia. Poi uno storico puro, col quale ritorno a lavorare su un tema a me molto caro, quello dell’azione (troppo spesso dimenticata) delle donne nei grandi eventi della Storia, questa volta ambientato durante la Comune di Parigi. Questi sono i due progetti che al momento hanno forma più compiuta, ma ce ne sono moltissimi altri che aspettano solo il tempo giusto per spiccare il volo.

Grazie di averci fatto compagnia.
Grazie a voi. A presto.