La cosa più pericolosa da dire a un’autrice che si accinge a presentare il libro in uscita è: «Fai tu. Mi fido.»
Sono esattamente queste le parole che ha detto Babette Brown dandomi la disponibilità per un post di segnalazione uscita / presentazione della nuova creatura. Poiché stavamo chattando, lei non ha visto la mia espressione, né sentito la risata da scienziata pazza.
«Fai tu. MI FIDO»???
L’ha voluto lei e quindi…
Immaginatemi marzulliana: mi faccio domande e mi do risposte.
Come nasce l’idea di trasporre personaggi vittoriani in epoca contemporanea?
Kiran e Robert, i protagonisti della serie “Diario vittoriano”, mi mancavano da morire. Poi i Måneskin hanno vinto il Festival di Sanremo ed è cominciata la campagna d’0di0 verso di loro. Dato che i miei ragazzi vittoriani di vere e proprie persecuzioni dai benpensanti se ne intendono, ho voluto inserirli in un contesto attuale ed è nato “Give me wings to fly – Una storia rock”, scritto e pubblicato da self-publisher senza alcuna pretesa. Invece il riscontro è stato ottimo.
E questo avveniva nel 2021. Perché un sequel nel 2024?
Colpa di un contest natalizio lanciato da un gruppo FB che frequento. Lì si divertono a mandare gli #scrittoriallosbaraglio. Si avvicinava il Natale 2022 e proposero di scrivere un racconto legato a una lettera a Babbo Natale. Di solito non partecipo a queste iniziative e non perché le snobbo, anzi. Ma il tempo è sempre poco e non mi va di scrivere qualcosa che non renda giustizia al mio percorso come autrice. Quella volta accettai e nacque “RedShoes Freddie” un ragazzino di sedici anni, cacciato di casa dal padre perché gay, costretto a vivere in strada con due sole consolazioni: un paio di anfibi rossi della Doctor Martens e la passione per la musica di KL and the Victorians (che è la band voluta da Kiran non più conte di Lennox). Il racconto piacque e mi diede la sensazione che ci fosse ancora molto da dire riguardo alla band, a KL, a Robert e al chitarrista che li ama entrambi: Stan Van Hold. Nasce così il nuovo romanzo “I don’t care if I die – Una storia rock”.
Un titolo che è tutto un programma. Cosa deve aspettarsi chi andrà a leggere?
Un poliamore tutto al maschile (e adulto, Freddie non ne fa parte). E so che questo per molt* è un ostacolo, ma era già ben chiaro nel primo volume. Una storia di accoglienza e rinascita, ma anche di sofferenza fisica e spirituale. Una disamina dei meccanismi per cui chi si sente “normale” ritiene che la sua sia la sola “normalità” possibile. Una riflessione sui social network e sul ruolo dei media nella spasmodica corsa a caccia di like e di clic. Quest’anno festeggio i miei trent’anni nel mondo del giornalismo e spesso mi è stato chiesto di scrivere romanzi che svelino i retroscena di carta stampata e tv. Non ho intenzione di farlo, ma in “I don’t care if I die – Una storia rock” c’è molta verità, da quel punto di vista. Che altro? Chi vorrà leggere troverà linguaggio esplicito e termini offensivi, perché chi pratica l’0m0f0bia non guarda per il sottile e di certo non si cura della sensibilità delle persone che offende.
Quale parte della storia ti è risultata difficile?
Diciamo che la storia narrata in questo romanzo è tutta abbastanza difficile. Poche volte mi è capitato di piangere mentre scrivevo una scena. E qui è successo. Però la difficoltà maggiore è rendere la musica con le parole e raccontare un video cercando di far visualizzare immagini, ritmo, storyboard, emozioni. Sono curiosa di scoprire se ci sono riuscita.
Prometti angst…
Sì, ma anche sollievo e un pizzico di erotismo, sempre per come lo scrivo io: esplicito, ma non andrologico. E prometto anche un’altra cosa: questo volume, come il precedente, è di fatto autoconclusivo. Ma qui c’è un gancio per il terzo, che arriverà. Ma con calma.
Ultima domanda, altrimenti non la finisci più: perché una threesome?
Perché adoro Raistan Van Hoeck, il vampiro creato da Lucia Guglielminetti, e ho voluto che incontrasse Kiran e Robert. Stan Van Hold, il chitarrista dalla lunga chioma bionda e dal carattere ombroso è dichiaratamente ispirato a Raistan. Lucia, che ha betato il testo di entrambe le storie rock, mi dice che ho saputo tener fede alle caratteristiche salienti del suo Olandese. E nel romanzo in uscita troverete il testo di una splendida canzone – Mistress – scritta proprio da Lucia. La musica abbiamo potuto soltanto immaginarla.
Ok, mi pare sufficiente. Chiudiamo?
Sì, con un enorme grazie a Babette Brown per questa opportunità.
Tour trionfali, dominio sulle classifiche, premi in tutto il mondo. Sono passati due anni dalle vicende di “Give me wings to fly” e il successo della band non conosce soste né confini. Esattamente come le critiche di chi vede in KL e i suoi musicisti un esempio fuorviante per i ragazzi e le ragazze che li seguono e li adorano. I social network fanno il resto, vomitando odio e giudizi contro il paradiso queer creato tra le mura di Palazzo Lennox. Anche il morale interno ne risente. Una defezione importante colpisce al cuore la Band, mentre dei dubbi agitano il rapporto a tre che unisce il frontman, Stan Van Hold e Robert Stuart Moncliff. Loro che si sono tatuati una promessa di amore eterno con un triskele formato dalle parole Rise – Keep – Survive si trovano ad affrontare una crisi peggiore della campagna omofoba scatenata dal pamphlet di un politico conservatore. Non bastasse, qualcuno agisce nell’ombra per distruggere KL e tutto ciò che rappresenta.
Potete acquistare il romanzo QUI.
Laura Costantini dice di sé: giornalista e scrittrice, romana, boomer apprendista digitale, amante del fantasy, del weird, del gotico. Scrivo a quattro mani, ma anche a due, pubblico con CE e in self, mi piace spaziare tra i generi: dallo storico al giallo, dal thriller allo steampunk, dal fantasy al noir. Con una certa propensione per le protagoniste fuori dagli schemi e per le tematiche queer. Il mio sito è www.lauracostantini.it, ma mi trovate su FaceBook, InstaGram e Tik Tok.
Credits: l’immagine che raffigura Laura Costantini è opera di Federica Soprani. La copertina del romanzo è opera del duo Dany & Dany.
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