Valeria Corciolani, Acqua passata (Amazon Publishing)

Una colf dai fianchi robusti e dalla mente sottile capace di leggere la realtà più lucidamente di Sherlock Holmes.

Chiavari. In un vicolo della placida cittadina ligure, uno sconosciuto viene rinvenuto in fin di vita. Poche ore dopo, Alma Boero, quarantenne dallo sguardo acuto, poche parole e selvatica fierezza, trova il cadavere di una giovane editor nel palazzo dove lavora come colf.

A indagare sui casi è l’ispettore Jules Rosset, che resta presto folgorato dalle intuizioni della giunonica colf e dalla sua capacità di fotografare le persone scandagliandole attraverso le loro abitudini, la loro spazzatura, il loro modo di sistemare i calzini e dalle piccole e grandi manie che ogni essere umano custodisce gelosamente.

Quando alle indagini si aggiunge un nuovo mistero, Rosset capisce di avere per le mani uno strumento impareggiabile per sbrogliare la matassa di quegli eventi all’apparenza slegati tra loro e per evitare le reticenze investigative del questore: una colf insospettabile, discreta e affidabile, che può infilarsi nelle pieghe più intime delle vite altrui. Ma Alma – quattro figli, una suocera e un ex marito – è uno strumento tutt’altro che facile da usare.

Un giallo anomalo * * * *

Manco a dirlo si tratta sempre di un romanzo corale. E continua anche il vezzo di collegare due capitoli di seguito, usando la stessa parola come ultima dell’uno e prima dell’altro. Ma la fisionomia nell’insieme è diversa. Innanzitutto si tratta di un giallo in senso stretto, anche se confesso che la soluzione non mi pare del tutto convincente, o forse semplicemente avrei preferito qualche spiegazione in più. Contemporaneamente dietro si avverte la presenza di tutta una filosofia della vita e dei rapporti umani e familiari. Motivo conduttore, come al solito e più del solito, Chiavari, stavolta con la pioggia e la bomba d’acqua. Ma c’è anche attenzione per un verso al mondo editoriale, per l’altro a fenomeni sociali come il cyberbullismo.

Insomma un romanzo densissimo, per giunta con due protagonisti fuori dal comune: lui è l’opposto del superinvestigatore tradizionale e per questo ha deluso qualche lettore, a causa di tutti i suoi difetti, eppure è affascinante per la sua profonda, realistica umanità, lei invece è una superwoman sotto le sembianze di una domestica mulatta, abbandonata dal marito con quattro figli ed una suocera maniaca lombrosiana a cui provvedere.

Molto curiosa la scelta stilistica di frantumare la frase per imitare i salti logici del nostro pensiero, in quest’epoca all’insegna della fretta. Scelta su cui si potrebbe discutere soprattutto per l’uso della punteggiatura, che certo non poteva essere quella della regola in un periodare così frammentato.

Manca la storia d’amore fra i due protagonisti (a meno che l’autrice pensi ad una serie, cosa che personalmente gradirei molto), ma di amore ce n’è tanto, di vario tipo e genere, compreso quello malato.

Insomma, nell’insieme, un romanzo notevole.

Maya Banks, Orizzonti sconosciuti (Leggereditore)

Grace Peterson è disperata: vive in clandestinità, in una perenne fuga da uomini malvagi e pericolosi determinati a sfruttare la sua straordinaria capacità di guarire gli altri. Il dono che la rende speciale – un’infallibile abilità telepatica che condivide con la sorella – è svanito nel nulla, lasciandola ora completamente sola e vulnerabile. La missione di riportare a casa Grace sana e salva è affidata a Rio, misterioso e implacabile membro del kgi, un uomo freddo e risoluto ma del tutto impreparato di fronte a quella donna ferita e confusa, che ne scalfirà la dura corazza. In Rio, Grace troverà un rifugio sicuro, e per la prima volta anche una speranza. Ma la missione è tutt’altro che semplice. Il pericolo a cui Grace sperava di essere sfuggita si è fatto più imminente che mai, trascinando lei e Rio verso un orizzonte nuovo e sconosciuto, in cui nessun posto può essere ritenuto sicuro. Seduzione, avventura e adrenalina conditi con un alto tasso di suspense.

Un RS paranormale * *

RS molto paranormale, violento, un po’ eccessivo anche nel suo genere, a causa del finale troppo favolistico, melodrammatico e affollato di personaggi, ma certo di lettura molto piacevole.

Purtroppo il testo sembra non essere stato affatto revisionato perché contiene numerosi errori: refusi, sviste di punteggiatura e, ahinoi!, di grammatica. In particolare l’uso indifferenziato del pronome ‘gli’ sia per il maschile sia per il femminile rende di difficile decifrazione e rovina irrimediabilmente alcune belle scene di sesso.

Per cui tre stelle all’autrice, una di meno alla casa editrice.

Catherine Bybee, Non proprio mia (Amazon Crossing) – Not Quite Series II

Katelyn “Katie” Morrison, splendida ereditiera di una catena di hotel, sembra proprio avere tutto, ma quando al matrimonio di suo fratello si imbatte in Dean Prescott – l’unico uomo che abbia mai amato – si rende improvvisamente conto che nella sua vita c’è un vuoto incolmabile. Dopo la cerimonia, c’è una sorpresa ancora più inaspettata ad attenderla: una neonata abbandonata sulla soglia di casa sua. Decisa a tenere con sé la piccola finché non avrà scoperto chi è la madre, Katie sarà troppo impegnata per lasciare che Dean le ronzi intorno… soprattutto quando le sue attenzioni risveglieranno dentro di lei sensazioni che pensava ormai sopite…

Dean Prescott sa che Katie gli sta mentendo riguardo alla neonata. Non dovrebbe importargli di cosa sta combinando la donna che gli ha spezzato il cuore… e soprattutto non dovrebbe provare ancora dolore a causa sua. Eppure Dean non riesce a ignorare il bisogno di proteggere Katie, o magari il desiderio di starle vicino ogni volta che ne ha l’occasione. Ma quando insieme risolveranno il mistero che circonda la piccola, la seconda possibilità che avranno di essere felici potrebbe andare in frantumi per sempre.

Carino***

Lo spunto iniziale della vicenda e soprattutto la soluzione del mistero in proposito (che noi lettori scopriamo quasi immediatamente, molto prima di Katie e Dean) non sono davvero plausibili, ma, dopo un avvio un po’ lento e faticoso, non posso negare che la narrazione mi ha catturata e un paio di volte addirittura commossa.

Le recensioni dell’Artiglio Rosa (Teresa Siciliano)