spingere un lord piacente e ricco, come il duca di Brightwater, a fermare la
propria carrozza per dare un passaggio a una povera ragazza di provincia,
sudicia e abbigliata in modo vistoso? La noia, senza dubbio. Poi la giovane
Stephanie Gray racconta di essere stata derubata di ogni avere mentre era in
viaggio per riscuotere un’eredità, ma lui, pur affascinato, non le crede. È
invece più incline a divertirsi, senza preoccuparsi della propria reputazione.
Sennonché, tutto quello che lei gli ha detto si rivela vero e con stupore il
duca si accorge che ha un solo modo per riparare al danno fatto: sposarla!
parlare di politica…ma di cappelli! Ecco, direte voi, la nostra vecchietta è
definitivamente rimbambita; chiamiamo la Neurodeliri, la ricoveriamo e
cerchiamo un’altra che ci fabbrichi recensioni di rosa storici. Aspettate! Giù
quelle manacce! Lasciatemi parlare! Via quella camicia di forza!
piumato”. E che cappello! Rosa fucsia, con tre piume variegate che lo ehm…
arricchiscono ulteriormente. Degno di figurare sul capo di un’attrice
scostumata, non certo sulla testolina vezzosa della figlia di un vicario. Questo
vistoso capo di abbigliamento e l’equivoco che ne consegue sono la molla da cui
scaturisce tutta la gustosa vicenda. Torniamo ad Antonio Di Pietro: che c’azzecca
il titolo italiano con quello originale? Come se all’epoca fosse straordinario
vedere una signora abbigliata con un mantello! Voglio il nome e il cognome
(assieme alla testa su un vassoio) di colui/colei che ha scelto il titolo.
visto-già letto” non tolgono molto ad una storia leggera (fino ad un certo
punto) ma piacevole. Decisamente migliore (e più divertente) la prima parte,
quella che si regge sull’equivoco in cui cade il controllatissimo – nobilissimo
Duca di Bridgewater: il nostro furbissimo (evvai con i superlativi assoluti!) crede
che Stephanie Gray sia un’attricetta di facili costumi e non la morigerata
figlia di un vicario assurta a grande ricchezza grazie al testamento del
defunto nonno.
chiuso, imprigionato negli obblighi del suo rango Alaistar Munro (non
preoccupatevi, è sempre lui: il Duca), abituato ad una vita in cui l’autocontrollo
la fa da padrone, a scapito dei sentimenti. Uno spirito libero, genuino, puro
ed innocente Stephanie. Si incontreranno alla fine? Lei un po’ più accorta, lui
disceso dal piedistallo scomodissimo dal quale si staglia? Certamente, siamo
alle prese con un romanzo rosa, non con la Critica della Ragion Pratica! Il lieto
fine arriva, condito anche da qualche scena “hot alla Mary Balogh”, cioè per
niente erotica ma dolcemente sensuale.
più; sono tremenda, lo so).
“La dama col mantello” è il quarto romanzo della serie “Dark Angel”, composta da:
1. Caro angelo inatteso (Dark angel),
2. La sposa di Lord Carew (Lord Carew’s bride),
3. Un amore inaspettato (The famous heroine),
4. La dama col mantello (The plumed bonnet),
5. L’ideale di moglie (The ideal wife),
6. Un gioiello raro (A precious jewel),
7. Sposa a Natale (A Christmas bride).
Prossima uscita a febbraio 2014.
N. B. L’elenco è stato comunicato dall’editore italiano, ma non corrisponde a quanto letto sul sito di Mary Balogh. L’autrice, infatti, inserisce nella serie i volumi 1, 2, 3, 4 e 7. Il settimo, poi, compare nuovamente in una trilogia che comprende i volumi 5 e 6.
Misteri dell’editoria sui quali non oso spendere nemmeno una parola!
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