C’è chi pensa di cavarsela con quattro righe di biografia, quando
ti fai viva chiedendo un’intervista. È il caso di Elisabetta Motta, autrice per
la Collana YouFeel-Rizzoli di due romanzi d’amore, “Incontro veneziano” e “Mora
selvatica”.
L’importante è restare attaccati alla giugulare della malcapitata,
fino alla resa della stessa. E arriva l’intervista. Comincio a pensare che
rispolverare i metodi di Torquemada non sia un’idea poi così sbagliata.

1 Primi
“vagiti” come scrittrice? Non mi guardare così, queste domande mi vengono
spontanee. Demenziali? Non hai sentito il resto.
Prima di tutto desidero ringraziarti per questa intervista e
manifestare il mio orgoglio di fare parte di un’associazione al femminile come
EWWA che ha come obiettivo la solidarietà professionale e che è sempre più in
crescita. I miei primi “vagiti” come scrittrice? Sì, Babette, lasciamelo dire,
sono nata con Youfeel. E in modo del tutto imprevisto, nel senso che avevo
cominciato a scrivere i primi capitoli di Incontro
veneziano
al rientro da un viaggio a Venezia con la mia famiglia, ma non
perché avessi intenzione di pubblicarli. Scrivevo per me, spinta da un bisogno
di farlo. E, invece, eccomi qua a parlare dei miei romanzi. Dopo il primo, ho
scritto di getto e pubblicato anche il secondo, Mora selvatica.
2 Parlacene
un po’. Non le solite cose, per piacere! Voglio vederti scavare un po’.
Mora selvatica è un’intensa storia d’amore ambientata nella splendida Costa
Smeralda. In poco meno di cento pagine ho cercato di racchiudere le emozioni,
le sensazioni che mi trasmette un luogo a me caro, dove ogni anno trascorro
parte delle mie vacanze estive. In Mora
selvatica
si percepiscono i colori, i profumi, il soffio del maestrale, il
rumore del mare e il sapore della mora che ha un significato ambivalente nella
narrazione. Spero di essere riuscita, a mia volta, a trasmettere tutto questo.
I miei protagonisti soffrono, affrontano le dure prove che la vita ha riservato
loro, ma alla fine si riscattano e ritrovano la felicità e l’amore.
Tutti e due i miei romanzi fanno parte del mood emozionante della collana Youfeel e, ti avverto, qualche
lacrima potrebbe scappare durante la lettura, ma spero di regalare anche un
sorriso e la magia di un sogno. Leggere per credere!
3 Qual è il
tuo genere preferito come scrittrice e perché? Domanda ovvia, dal momento che
hai scritto due romance…
Il mio genere preferito è ovviamente il romance contemporaneo.
Sono traduttrice di romanzi rosa e quindi non potevo che scrivere storie
d’amore. Non ho un autore in particolare a cui mi ispiro, ma sono i luoghi a
determinare le mie storie e i miei personaggi. E naturalmente adoro il lieto
fine. Senza quest’ultimo, a mio avviso, non si assapora il gusto di un amore
che, altrimenti, lascerebbe un sapore amaro in bocca.
4 Il tuo
lavoro principale, quello che ti dà da mangiare in attesa di vendite da
sfracelli con YouFeel, è quello di traduttrice. Di romanzi rosa, dicevi prima. Quali
difficoltà linguistico/culturali trovi più divertenti?
Tradurre è la mia grande passione. Ho scelto di fare la
traduttrice già sui banchi di scuola e la mia determinazione mi ha permesso di
realizzare questo sogno subito dopo avere terminato gli studi. Tradurre è un
lavoro che richiede impegno, dedizione e precisione. E non è così semplice. Si
è sempre alla ricerca della parola giusta per avvicinarsi il più possibile a
ciò che vuole esprimere l’autore. È un vero e proprio esercizio di stile.
Tradurre è anche riscrivere in prima persona e avvicinarsi a mondi e a culture
diverse. Questo è uno degli aspetti che amo di più del mio lavoro perché mi
permette di scoprire cose a volte davvero curiose e che magari neppure
conoscevo.
Le difficoltà non sono poi tali! È divertente tradurre alla
lettera delle espressioni particolari, giusto per ridere un po’ fra una pagina
e l’altra, anche se poi mi rimetto in carreggiata e traduco come si deve.
Qualche esempio? In Italia diciamo “In bocca al lupo”, ma gli inglesi
preferiscono “Break a leg”, cioè “Rompiti una gamba”. Per non parlare dei cani
e dei gatti che piovono dal cielo nella frase “It’s raining cats and dogs”.
Noi, invece, preferiamo “Piove a catinelle”.
5 Prossimo
romanzo?
E’ una domanda che mi si rivolge spesso ultimamente. Per il
momento è tutto molto nebuloso. Di sicuro, mi piacerebbe scrivere un altro
Youfeel. Ci sto pensando, tanti lettori me lo hanno chiesto, e spero presto di
mettere ordine nella mia testa e tirare fuori le idee che sono già in fermento
per la prossima storia.

 

Grazie ancora Babette!
Marco Ravelli, affermato ingegnere romano e titolare di un’importante
impresa di costruzioni, decide di mettere in vendita la sua villa di Porto
Cervo, una casa che racchiude per lui ricordi di un passato doloroso. A
rispondere all’annuncio è Giulia Boschi. Bellissima e affascinante, sguardo
magnetico e sorriso incantatore, Giulia entra nella vita di Marco con
l’intensità di un forte maestrale. L’attrazione immediata che scatta tra di
loro fin dal primo istante si trasforma ben presto in una perfetta sintonia. Ma
il triste passato di Marco, così come le ferite che hanno recentemente segnato
la vita di Giulia, rischiano di compromettere anche il futuro. È vero che il tempo
aiuta a lenire il dolore, ma sarà possibile per Marco e Giulia ritrovare la
felicità?
Un’intensa storia d’amore e di sentimenti, dolce e aspra nello stesso
tempro, come una mora selvatica.
Lucy, ventitreenne inglese, riceve come regalo di laurea dalla adorata
nonna un soggiorno a Venezia. La città la incanta dal primo momento, con il suo
fascino elegante e senza tempo, ma a conquistare veramente il suo cuore è
l’attraente Michele Falieri, il giovane proprietario di Villa Sartori, l’hotel
in cui lei trascorre la sua indimenticabile vacanza. Quell’uomo, nobile di
origini e di aspetto, è un concentrato di stile, eleganza e fascino, ma è altrettanto
misterioso e nasconde un passato doloroso. Cedere alla passione è bello ed
eccitante, dimenticarla si rivela impossibile. Ma troppi chilometri li
dividono, troppi ostacoli si frappongono tra loro. Cosa succederà quando Lucy
tornerà alla vita frenetica di Londra, tanto diversa dall’esistenza quasi
fatata che ha conosciuto a Venezia? Nella città più magica al mondo una
dolcissima storia d’amore può solo conoscere un lieto fine.
Elisabetta Motta dice di sé…
Sono nata a Catanzaro ma vivo a
Roma da molti anni. Subito dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere
Moderne, conseguita nel 1990 all’università La Sapienza di Roma, ho
incominciato a lavorare come traduttrice letteraria per Abramo Editore e successivamente
è iniziata la mia lunga collaborazione, sempre come traduttrice, con le riviste
Intimità e Love Story, un’esperienza che continua ancora oggi, affiancata di
recente da quella di autrice di racconti pubblicati dai due settimanali.
Dal 2008 è iniziato il mio
rapporto professionale con Harlequin Mondadori per cui traduco i romanzi della
collana Jolly.
Dall’aprile 2014 sono autrice
Rizzoli dei seguenti romanzi in formato digitale:
Incontro veneziano, collana
Youfeel, luglio 2014
Mora selvatica, collana Youfeel,
settembre 2014
Sono sposata, ho due figli e amo
viaggiare. Sono proprio i luoghi che visito e le persone che conosco a ispirare
i personaggi e le storie che scrivo.
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