Non facevo che leggerne, in un romanzo su cui ho lavorato negli ultimi giorni, quindi non potevo non cercare la ricetta. L’ho trovata, l’ho modificata a mio piacimento (come al solito: sperimentazione! Tanto, ho tre cavie, in famiglia…) e preparata. La prossima volta li farò con il golden syrup, come da ricetta originale (anglosassone), ma queste caramelle (che un po’ appiccicose restano lo stesso) vengono comunque benone! La differemza sta nell’alveolatura, che col miele è più compatta.

Stavolta, Federica D’Ascani si esprime in italiano (peccato!), lasciando da parte il suo romanesco home made. Comunque sia, voi iscrivetevi lo stesso al Gruppo Facebook (QUI) o piacizzate la Pagina (QUI).

La ricetta è facile, ma vi serve un termometro per alimenti.
Mettete in un tegame dalle sponde alte e antiaderente 150 g di zucchero di canna (va pure bianco, viene lo stesso), 30 g di acqua e 40 g di miele d’acacia. 
Portate a bollore mescolando di continuo, poi smettete di mescolare, abbassate la fiamma e portate a 150 gradi. A questo punto, spegnete il fuoco, mettete un cucchiaino raso di bicarbonato di sodio e girate velocemente per poco, il tempo che… avvenga la magia! Già, perché tutto cambierà colore assumendo una tonalità toffee.
Versate in una vaschetta foderata di carta forno all’incirca di 20/25 cm e lasciate freddare senza toccare assolutamente nulla: se livellate le bolle scoppiano e addio alveolatura.
Una volta freddo, spezzate in pezzi e riponeteli in una scatola a chiusura ermetica, che sia latta o vetro.
Pare che una volta pronte, si possa mettere sulle caramelle del cioccolato fuso!

Di Federica D’Ascani vi presentiamo il saggio-memoire “L’abuso invisibile: Perché nessuno si rende conto che “lasciarlo subito” non è possibile”.

Ciao, sono Federica. Sono una editor di romanzi, una scrittrice, una moglie, una madre… e da un bel po’ di anni una membra onoraria del club “Sono scesa nell’inferno, sono risalita, mi sono sentita dire trecento volte che me la sono cercata perché sono sostanzialmente un’inetta, sto cercando ancora oggi di accettare tutto quello che mi è accaduto, perdonandomi di giorno in giorno, e a fronte di questo desidero fortemente mandare a quel paese chiunque dica che è stata colpa mia.”

Inizia così questo mio saggio/memoire. E sì, lo ammetto, il nome del club è un po’ altisonante… ma era meglio di qualcosa tipo: “Non giudicate, anche se ci siete passati. Che poi, se ci siete passati, non giudichereste mai, quindi…”. Perché sarebbe stato… com’è che dicono? Arrogante. Sì. Ma sentite cosa vi dico: ringraziate il cielo se non sapete, se tirate a indovinare, se cercate di “immedesimarvi”.
Se studiate in maniera forsennata e vi avvicinate del due percento alla realtà. Perché quella è brutale, inimmaginabile, quasi fantascientifica. Potreste non sapere, per esempio, che quando si parla di relazione tossica ci si riferisce letteralmente alle sostanze che gli ormoni rilasciano durante l’abuso, drogando la vittima a sua insaputa. Oppure che esistono vari tipi di soggetti abusanti, dallo psicopatico all’istrionico, dal narcisista al borderline. E che a seconda della persona in cui ci si imbatte, l’inferno può essere più o meno vicino e con dinamiche del tutto opposte l’una all’altra.
Per dirvene un’altra, sapevate che non è quello che io chiamo “Mr Poppante” a costringere la compagna ad allontanarsi da tutti, isolandola, ma che è la compagna stessa a volerlo perché indotta psicologicamente, e inconsapevolmente, a farlo? E che i narcisisti quando fanno sesso con qualcuno si stanno praticamente masturbando?
Dal momento che si continua a chiedere alle vittime: “Ma per quale motivo non lo hai lasciato subito?”, io ho deciso di rispondervi una volta per tutte. Spiegandovi perché è impossibile farlo.
Per chiunque.