Dominic Vidal ha 24 anni ed è nato da un grande matrimonio d’amore, quello fra il duca di Avon e Léonie de Saint-Vire. Certo qualcosa sembra non aver funzionato nella sua educazione perché è un ribelle con un caratteraccio infernale. O forse, come dice la madre, si tratta di un tratto genetico, ma non dipendente dal padre, soprannominato ai suoi tempi Satana, bensì dalla famiglia materna. O magari da entrambi, diremmo noi. La mia impressione personale è che Dominic cerchi a suo modo di distinguersi dal padre, celebre per il suo autocontrollo, e che in ogni caso gli incute una grande soggezione.

Vidal beve come una spugna, ma regge benissimo l’alcool (è pericoloso solo dalla terza bottiglia, afferma sconsideratamente), scommette su tutto, ma soprattutto alle carte e su corse di cavalli, che guida con grande perizia anche dopo una notte di veglia e bevute al tavolo da gioco con annesso duello. È un gran seduttore, ma per nulla dissimulatore o ipocrita. Il suo difetto maggiore è l’inclinazione a perdere il controllo e diventare violento.

Mary Challoner è il prodotto di una mésalliance (Matrimonio fra appartenenti a classi sociali diverse. NDR), come si diceva nel Settecento: è graziosa, ma niente di speciale, però è molto intelligente e quindi capisce benissimo che Vidal non ama la sua bellissima sorella Sophia e la corteggia per scopi rigorosamente libertini. Perciò non la sposerà mai, neppure per evitare uno scandalo, perché negli scandali ci sguazza da sempre.

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Nel tentativo di salvare Sophia dalla rovina, Mary ordisce una complicata sostituzione di persona e finisce per mettersi in un guaio, rischiando di essere stuprata da un Dominic imbufalito. Per evitarlo gli spara, svelandogli così la propria autentica natura e mettendo a punto in breve una vera e propria strategia per difendersi e controllarlo. Come fa? Innanzitutto si guadagna la sua attenzione e il suo rispetto con un coraggio senza piagnucolii (la stessa dote di Léonie, ammette Vidal: insomma Freud aveva davvero ragione) e anche con il suo equilibrio. Mary non perde mai la calma, è sempre garbata e finisce per fargli accettare quasi tutto quello che vuole. Del resto è con queste doti che le donne per millenni hanno resistito alla supremazia degli uomini. Non che ci fosse altro modo.

Mary gli rivolse un leggero sorriso. “Siete pericoloso” rispose con grande franchezza “non appena vi sentite contrastato. Vi trovo viziato, impetuoso e scandalosamente autoritario.”
E, incredibilmente, la passa liscia. Forse perché di tutto ciò Dominic è perfettamente consapevole e un po’ vorrebbe essere diverso, soprattutto per non far più soffrire sua madre (eh!).

Da questo momento in poi il viaggio proseguirà con lui alla ricerca di un pastore che li sposi per salvare la reputazione di Mary e lei che tenta in tutti i modi di evitarlo, sapendo che verrebbe sposata per dovere e che la loro unione non sarebbe gradita al duca di Avon per la disparità sociale. Certo non tutto fila liscio, per esempio quando a Rouen Mary sguscia via per vedere la cattedrale, rischiando di essere riconosciuta. Ma insomma, quando si è persone colte, si può mai lasciare la città senza aver visitato quella chiesa?

Da parte sua Vidal, autentico eroe romanzesco, non ha alcun amore per le avventure romantiche, come spiega a sua cugina Juliana: “Voi trovate molto romantico il fatto che io abbia rapito Mary, vero? Pensate che la cosa vi sarebbe piaciuta e non riuscite a immaginare perché lei dovrebbe esserne spaventata, non è così? Allora, riflettete, ragazza mia! riflettete un momento! In questo stesso istante, lasciate che ve lo ricordi, siete nelle mie mani. Che ne direste se ve lo facessi sentire? Se, giusto per incominciare, vi dicessi che dovete assolutamente mangiare la cena e ve la ficcassi in bocca con la forza?” “Non molto romantico, vero? E costringervi a mangiare sarebbe niente paragonato ad alcune altre cose che potrei costringervi a fare.”

“In realtà,” come dice Mary al duca di Avon in incognito, “Lord Vidal ha una pessima reputazione, ma  non è cattivo. È soltanto un ragazzo selvaggio, passionale, viziato.”

E naturalmente, come è d’obbligo in un romance, tutto si aggiusterà, non appena Dominic riuscirà a raggiungere e riacciuffare  la sua Mary dopo l’ennesima fuga.

“Se non mi sposerete, passerò la vita intera a tentare la vostra conquista; non mi placherò mai fino a quando non vi avrò avuta. Mai, capite?”
“E se vi sposo, signore?” chiese lei con le labbra tremanti in un sorriso. “Mi lascerete andare per la mia strada? Non vi avvicinerete se io non lo desidero? Non andrete in collera con me e non sarete un tiranno?”
“Ve lo giuro.”
“Oh, amor mio” sussurrò lei avvicinandoglisi con occhi  ridenti “vi conosco meglio di quanto vi conosciate voi stesso! Alla mia prima timida opposizione mi piegherete vergognosamente alla vostra volontà. Oh, Vidal, Vidal!”

Suppongo che immaginerete cosa stia succedendo a questo punto senza che io scenda nei particolari. Ma ricordatevi che si tratta di un rosa storico del 1932 e quindi non sbrigliate troppo la vostra fantasia.

“Mary” disse allora impetuosamente il marchese “farò in modo che quell’Hammond ci sposi subito.”
“Come volete, signore” rispose Mary Challoner senza tradire emozioni particolari.
“Ti sposerai” disse tranquillamente Sua Grazia ”a Parigi, all’Ambasciata.”
“Ma, signore…”
“Una tazza di caffè?” chiese Mary al marchese.
“Non ne prendo mai. Signore…”
“Se è volontà di Sua Grazia che voi vi sposiate all’Ambasciata, signore, io non mi sposerò in alcun altro luogo” affermò serenamente Mary Challoner.

Si tratta di uno dei romanzi indimenticabili della Heyer. Si potrebbe accusarlo di essere un po’ verboso, soprattutto nel lungo spiegone finale. Però mi ricordo il piacere che provavo nel riferire insieme a Mary tutti gli avvenimenti a quel signore anziano della cui identità lei era beatamente inconsapevole. Ma io no!

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Se il Duca di Avon vi ha incuriosito…

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La pedina scambiata. In una notte della Parigi pre-rivoluzionaria, il duca di Avon s’imbatte casualmente in un ragazzino in fuga dalle botte del fratello. Léon, così si chiama il fuggitivo, ha capelli incredibilmente rossi e occhi violetti e questi tratti richiamano al duca quelli di uno dei suoi più vecchi nemici, il conte de Saint-Vire. È subito chiaro che la decisione del duca, non a caso soprannominato Satana, di “comprare” il ragazzo per farne il suo paggio non è frutto di tenera compassione. Ma gli sviluppi della storia non sono altrettanto chiari, e ben presto si resta affascinati dalla sottile intelligenza di Avon, dall’impetuosità e coraggio di Léon, dagli intrighi e misteri che a poco a poco vengono alla luce.