Le puntate precedenti sono state pubblicate il 3 e l’8 aprile.

Non è rosa se non è ‘giovane’. Perché?
Perché il rosa viaggia molto sui social e chi è negli “anta” non li frequenta troppo assiduamente?
O perché, a prescindere dall’età del lettore, l’amore romantico viene visto solo come qualcosa che si perde invecchiando?
O ancora per un desiderio di tornare (o di continuare) a sentirsi adolescenti o poco più anche quando si hanno figli o nipoti?

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Riguardo all’argomento di oggi, pubblico l’email di una signora settantenne che padroneggia posta elettronica e whatsapp come una quindicenne: “Ti scrivo per ringraziarti e per complimentarmi per il bellissimo libro che hai creato! Hai ragione quando dici che la lettura del tuo romanzo consente ‘qualche momento di romantica evasione’ ! L’ho letto con molto piacere e ha suscitato emozioni che mi hanno riportato ai momenti belli della mia vita. In fondo certi stati d’animo si possono provare sempre, perché i sentimenti sono la vita!”

Aggiungo che, secondo me, i palpiti del cuore non hanno età e che si può leggere di tutto, sempre.

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Penso che l’innamoramento esista a ogni età: la differenza sta nel modo in cui viene vissuto dai personaggi. Se la protagonista ha vent’anni, affronterà l’amore in modo completamente diverso da come lo faranno una trentenne, una quarantenne e via dicendo. Penso che questa sia la differenza sostanziale nelle storie d’amore. Il mondo che gira intorno a una ventenne, le sue vicissitudini, esperienze, sogni, non sono quelle di una quarantenne. Si può descrivere una adolescente matura, ma certe caratteristiche proprie dell’età restano salde, così come alcune caratteristiche di una trentenne. Poi entrano in gioco le tematiche, quando ad esempio si vuole descrivere volutamente una donna adulta che si comporta da adolescente, o una situazione fuori dal comune, per sviluppare la contrarietà del contesto. L’importante è che i protagonisti e le circostanze siano approfondite e i personaggi verosimili. Penso che una scrittrice diciottenne non saprà parlare di una protagonista che si innamora a trentacinque anni, ma una cinquantenne è capace di immedesimarsi e scrivere una storia d’amore dove la protagonista ha vent’anni, perché ha già vissuto quelle sensazioni. Personalmente non riesco a leggere romanzi per adolescenti, ma gradisco gli amori dai vent’anni in su. 
Nei miei romanzi preferisco una fascia d’età in cui le protagoniste sono più mature, dove l’amore romantico è meno idealizzato, ma più passionale. I miei protagonisti maschili, invece, non hanno mai meno di trent’anni, perché altrimenti farei fatica a descriverli maturi.

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È da molto tempo che ho sviluppato un’insofferenza verso i romanzi che hanno protagonisti molto giovani. Il romance YA non l’ho mai letto, non mi coinvolge in alcun modo e comunque non amo il romance contemporaneo. Nello storico è piuttosto normale trovare protagoniste femminili giovanissime, visto che un tempo ci si sposava presto; questo spesso mi ha fatto storcere il naso, ma mi devo rassegnare. Dato che scrivo fantasy-romance, cerco sempre di mettere in scena personaggi non giovanissimi, poiché la mia insofferenza si aggrava quando si tratta di fantasy. Sembra che al giorno d’oggi non si possa scrivere un fantasy che non abbia dei protagonisti adolescenti, quindi io faccio… il contrario.

I miei personaggi di solito hanno dai trent’anni in su, in “Endora” c’è perfino una donna di cinquant’anni sposata a un quarantenne. Insomma, come ho già detto altre volte, scrivo quello che mi piacerebbe leggere

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Non so quanti lettori siano d’accordo, ma i sentimenti non sono un affare solo da ventenni. La verità è che sono l’unica parte di noi che non invecchia.

Visto che Babette ha ‘sponsorizzato’ la sua unione con Steve, lascio il mio pensiero alle parole di Nora:

“Per qualche secondo Nora rimase a osservare i due che si allontanavano. Avevano figli e nipoti e camminavano ancora mano nella mano come due giovani fidanzati.

“Ma anch’io ho la mia seconda occasione di felicità. Anch’io avrò tanti momenti belli da condividere con Steve.” 
L’amore e la passione non erano solo un affare da ventenni. Aveva messo da parte dubbi e paure per accettare la proposta di matrimonio che Steve le aveva fatto. Aveva deciso di rischiare e di rimettersi in gioco, e la vita l’avrebbe ricompensata per questo. 
”Audentes fortuna iuvat, rammentò a se stessa.”

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Il rosa non ha età, in fin dei conti sin da bambine sogniamo il principe azzurro. Non sono mai stata una persona da pizzi e merletti, ma più da zucchero a velo e palloncini.

Certo ad ogni età la sua storia, che sia sfumata dal rosso oppure dal nero poco conta. Sono nuova nel filone “rosa” e ho iniziato con qualcosa dalle tinte tenui. Qualcosa di dolce e frizzante, nel quale ho riversato molto di mio. Mio marito è di Bergamo, io di Salerno. Ci siamo conosciuti in Sicilia e dopo sei anni a fare su e giù per l’Italia, ora siamo sposati e abbiamo due pesti per figli. Quindi cosa vi devo dire: c’è qualcosa di bello per tutti e le storie d’amore non hanno età.

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Negli USA, ci sono autrici che pubblicano romance solo con protagonisti cinquantenni (è un intero filone); a volte il lui arriva anche ai sessanta (ma è sempre in gran forma, e lei dimostra dieci anni di meno). A volte, invece, la loro storia è in background, ma sempre importante.

Ne ho letti alcuni e devo dire, forse anche per simpatia anagrafica, che sono dei romance piacevoli da leggere, spesso anche hot. E poi è difficile che i protagonisti, vista l’età, si comportino come degli imbecilli, cosa che spesso capita con i giovanissimi (se leggete in inglese, Apples should be red di Penny Watson è molto carino). 
Come lettrice NON leggo roba giovanilistica e come scrittrice NON scrivo roba giovanilistica. Proprio non mi interessa (soprattutto se vira verso il tragico). Mi perdo una fetta di pubblico? Amen. Ne troverò un’altra.