La casa museo di Henrik Ibsen, a Oslo (ai tempi del drammaturgo chiamata Christiania e parte del Regno di Svezia), si trova in Henrik Ibsens Gate, al numero 26, di fronte al Palazzo Reale e a qualche centinaio di metri dal Teatro Nazionale della capitale norvegese.

Proprio del cancello d’ingresso ai giardini del Palazzo Reale Ibsen era l’unico, oltre ai reali ovviamente, a possedere la chiave e lì, in perfetta sintonia con la natura, poteva passeggiare in piena tranquillità per trarre ispirazione per le sue opere.

In questa magnifica casa ricco-borghese Ibsen trascorse gli ultimi undici anni della sua vita in compagnia della moglie Suzannah, che fu sempre musa ispiratrice e ferrea incitatrice del marito allorché questi tendeva a distrarsi dai suoi impegni letterari con la pittura. La casa è davvero splendida, sontuosa, molto moderna per il suo tempo (e anche per il nostro, oserei dire) e dotata di tutti i comfort, anche una vasca da bagno che Henrik pare usasse due volte al giorno.

ANGOLI DEL GRANDE SALOTTO

Si accede alla casa vera e propria passando da una reception / biglietteria che ospita una piccola mostra con alcuni abiti dello scrittore, i suoi famosi occhialini tondi, il suo cilindro e anche il Bookshop del Museo con tutte le opere ibseniane in norvegese e in inglese. Non mancano inoltre calamite, tazze e tazzine con l’effige del Nostro e segnalibri con la sua famosa silhouette nera, di profilo, a sottolineare il “pancino”…

NON POSSONO MANCARE LIBRI E SOUVENIR

Per accedere alla casa vera e propria è necessario calzare delle soprascarpe blu (come quelle indossate sulle scene del crimine, per intenderci) per non rovinare i pavimenti e i tappeti.

Il Museo conserva intatto lo studio dell’artista e vanta diversi altri ambienti restaurati rispettando lo stile e le tonalità del tempo. Tra le altre cose, è possibile visitare anche la stanza da letto, molto sobria, in verità, in cui il drammaturgo – dotato di carattere pungente e aspro – pare abbia pronunciato le sue ultime parole in punto di morte, “Tvert imot!” (Al contrario!), poco prima di spirare il 23 maggio 1906, allorché la cameriera gli aveva chiesto se si sentisse poco bene…

LA CAMERA DA LETTO

La guida, una simpaticissima ragazza norvegese che parla inglese fluentemente (come tutti in Norvegia, del resto), è stata molto contenta di rispondere alle varie domande di noi turisti ammaliati dai mobili, dalle lampade, dalle stufe di maiolica o ghisa – una per ogni camera – e si “sentiva” che amava Ibsen e… spettegolare sulle sue manie. Per esempio che era uso fare il bagno due volte al giorno, come già ricordato; che scriveva sempre sotto un mega ritratto di Strindberg – che “odiava” e rispettava – perché sentirsi sul collo il fiato del rivale gli serviva da sprone a fare sempre meglio; che “temeva” la moglie Suzannah che lo metteva in riga, ecc.

TOELETTA E VASCA DA BAGNO

In verità, alla morte della moglie Suzannah, nel 1914, gli arredi della casa vennero un po’ sparsi in altri musei norvegesi. Dopo la morte della madre, infatti, il figlio Sigurd donò lo studio e la camera da letto del padre alla città di Christiania; la sala lettura al Museo della Contea di Skien e la sala da pranzo a Grimstad, il piccolo villaggio a sud di Oslo dove si trova la farmacia in cui Ibsen aveva lavorato da giovane e che era già stata trasformata in un Museo nel 1909. Acquisita infine dallo Stato norvegese nel 1990, dopo essere stata per un bel po’ uno studio dentistico, sono stati recuperati molti arredi originali – quelli dello studio, del salotto e delle camere da letto -, ma la cucina è del tutto fake benché rispecchi esattamente quella dei coniugi Ibsen, con tanto di dispensa per le immancabili patate e le uova.

LA CUCINA (RICOSTRUITA)

Nella Casa Museo c’è adesso (in quello che era il giardino sul retro) un vero e proprio teatro che attende fondi statali per diventare operativo e rappresentarvi le opere di Ibsen in varie lingue. Speriamo succeda presto!

IL TEATRO

Alcune foto ritraggono il “lato B” del Palazzo Reale e, soprattutto, i giardini reali, lungo i cui viali passeggiava Ibsen e dove si trova una statua “giovanile” dell’attuale regina consorte di Harald V, Sonja, che adesso ha 86 anni. Lì sulla roccia, scolpita in una mise molto casual.

I GIARDINI E LA STATUA DELLA REGINA SONJA, MOGLIE DI HARALD V

In conclusione ricordo che la Norvegia è stata in unione con la Danimarca dal 1381 al 1814, per poi passare in unione con la Svezia dal 1814 al 1905, quando divenne nuovamente indipendente sotto Haakon VII di Norvegia.

Il biglietto di ingresso alla casa museo di Ibsen costa circa 15 euro ma è gratuito se si possiede la Oslo Card, che è una sorta di abbonamento (valido tre giorni) comprensivo di accesso a tutti i mezzi di trasporto e ai musei più importanti. Molto conveniente davvero.

Henrik Johan Ibsen è stato un drammaturgo, poeta e regista teatrale norvegese.

È considerato il padre della drammaturgia moderna, per aver portato nel teatro la dimensione più intima della borghesia ottocentesca, mettendone a nudo le contraddizioni.

Wikipedia

Vi presentiamo TELEFONA QUALCHE VOLTA, di Maria Concetta DiStefano, appena uscito per Edizioni Hogwords.

Può una telefonata rimettere in gioco certezze e incertezze di una vita?
Se arriva da un centro oncologico per fissare un appuntamento di approfondimento per “vederci chiaro”, sì.
È quello che succede alla protagonista del romanzo che, nei tre giorni che la separano dall’appuntamento, in uno stato di comprensibile ansia, rivede tutta la propria vita concentrandosi soprattutto sul legame conflittuale con la madre e si sforza di trovare alibi alle colpe e agli errori di entrambe.

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Maria Concetta Distefano è nata a Ragusa, ha frequentato il Liceo Classico “G. Carducci” di Comiso e si è laureata in Lingue e Letterature Straniere a Pisa. Per circa trent’anni ha insegnato inglese presso l’istituto tecnico “Russell-Moro” di Torino. Da qualche anno è in pensione anticipata per dedicarsi pienamente alla scrittura, sua grande passione, e alla pittura. Vive con il marito a Torino. Già traduttrice dall’inglese di “gialli” Mondadori e di “rosa”, già collaboratrice di Confidenze e Confessioni Donna, scrive da più di trenta anni per la rivista Intimità e per la rivista online Atlante delle Residenze Creative dove pubblica articoli su caffè letterari e luoghi artistici. Suoi racconti e poesie sono presenti in varie antologie di premi letterari quali, ad esempio, “Voci di Donne” di Savona, “Fascino, Mistero e Seduzione” di Sassello (SV), “D come Donna” di Segrate, “Ninfa Camarina”, “Sotto i cieli di Torino”, “Premio città di Rivoli, Club des Poètes”, “Ossi di seppia”. Nel novembre del 2003 una sua storia, La stanza etnica, è stata inserita in una raccolta di dieci storie al femminile – Confidenze del cuore – nella Collana Oscar Mondadori Varia; nel dicembre 2004 un’altra è stata pubblicata in una raccolta, Io allo specchio, racconti di donna, a cura di Natalia Aspesi e Vincenzo Cerami, edita dalla Sperling & Kupfer; nel 2007 un suo racconto è stato pubblicato nel volume Il prima e il dopo edito da Baldini Castoldi Dalai. Nel 2010 ha scritto il leporello della “befana” della Ferrero. Tre sue lettere sono state finaliste al Festival delle lettere di Milano e, nell’edizione 2013 del Festival, la sua “Lettera dal cassetto” è stata vincitrice del primo premio. Il suo racconto Ci vediamo a Chisinau è stato pubblicato nell’antologia Lingua Madre 2008; Le rrughe di Tanusha nell’antologia Lingua Madre 2012, Registro del professore nell’antologia Lingua Madre 2015. Sue fotografie sono state selezionate per mostre itineranti sempre nell’ambito del Concorso Lingua Madre (2017, 2019,2020, 2021, 2022). Un suo racconto, Seduto sedato, si trova nella raccolta Ti amo, ti odio. (Confidenze/Mondadori, giugno 2015). Emma e il gigot d’agnau è stato inserito nell’Antologia La pelle non dimentica 2018 per Le Mezzelane Casa Editrice, Emilia detta Emy nell’antologia La pelle non dimentica 2019 e Tragedia in due atti nell’antologia Oscure Presenze 2019 sempre edita da Le Mezzelane Casa Editrice. Liberty a Torino nell’antologia di AA.VV. Racconti dal Piemonte 2018 per la casa editrice Historica. Dopo la pioggia nell’antologia Il grande racconto di Klimt, Edizioni della Sera, maggio 2019. Vendesi nell’antologia Il grande racconto di Renoir, Edizioni della sera, ottobre 2019. Tokyo nell’antologia Cinquantatré vedute del Giappone, Idrovolante Edizioni, 2020 e Erectus… Sapiens… Volans… in I figli di Icaro, Idrovolante Edizioni, 2020; Io e il ‘virius’ in Bambini in pausa, Meligrana Editore, dicembre 2020; “tre drabble” nell’antologia #drabble: 60 storie in 100 parole, edizione iParolanti 2020; Carthago delenda est in Estate in 100 parole, Giulio Perrone Editore, giugno 2022; il racconto Delinquenti! nell’antologia Una storia al giorno, Giulio Perrone Editore, novembre 2022; il racconto Il rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento in Cartoline da Torino, Giulio Perrone editore; il racconto Mango (CN) nell’antologia Piemonte Sulle vie del vino, Giulio Perrone Editore, ottobre 2023. Occasionalmente collabora con la casa editrice Edisco di Torino per la produzione di Easy Readers (Letture semplificate di capolavori della letteratura inglese e americana). Ad aprile 2017 è uscito il suo primo romanzo, Le amiche del ventaglio, Edizioni Hogwords. La vita in piazza, sequel/non sequel de Le amiche del ventaglio, è uscito nell’agosto 2019, sempre con Edizioni Hogwords. Questo non è un libro sul Covid, scritto a sei mani con due amiche scrittrici e con illustrazioni originali di un’amica pittrice, è uscito a maggio 2021 per i tipi de Le Mezzelane Casa Editrice. Telefona, qualche volta… è uscito a settembre 2023 con Edizioni Hogwords. A ottobre 2023 ha partecipato, con una serie di suoi disegni colorati con tecnica mista, a una mostra collettiva di pittura a tema Secret Garden, presso la sede torinese del MAU – Museo di Arte Urbana.