«Mi ha abbandonato… Mi sento… Dio, mi sento così…»
«Abbandonata? Chi?» chiede Marito, senza guardarla. Lei sa che lui non la sta prendendo in considerazione, ma se manterrà lo sguardo vitreo e fisso, forse lui si impietosirà. Deve provare: non c’è un grammo di umiltà nell’uomo che ha sposato?


«Teresa… Matesi… Mi ha abbandonato. Ha deciso che non scriverà per Pasqua» replica lei, labbro tremolante, lacrime agli occhi (ao, e non sbatte le ciglia per qualche secondo ammazza quant’è difficile!), voce spezzata.
«Eh, dovresti prenne esempio… Ce stanno i panni da stende…» ribatte lui, facendo zapping.
«Stennili te!» lo rimbecca lei, incrociando le braccia (vorrebbe dire sotto al seno, ma quello è… be’, non è, quindi che lo dice a fa?!).
«Io ho lavato i piatti, ho spazzato e messo in ordine i giochi de tu fijo…» cita, laconico, senza scomporsi.
«Uffa, come sei autoritario!» si lamenta lei, ringraziando il cielo per quella fortuna. Tra i due, lo spirito casalingo non appartiene di certo a lei. «Vabbe’, dai, mo me alzo e vado. Tanto Attila dorme…»
«E te credo, dopo che è stato tutto il santo giorno a corre a destra e a manca per tutti i padiglioni de Romics… N’ho visto na mazza, a sta appresso a lui!»
«Ce stavo pure io, eh?» gli fa notare lei, schioccando le labbra.
«Eh, lo so… intendevo tutti e due.»
«Nun me pare…»

«Dicevi de Teresa?» cambia argomento lui. Lei assottiglia lo sguardo e medita di andare avanti, ma perderebbe, lo sa, quindi evita e accetta di buon grado.
«Devo fa un pezzo de Casa D’Ascani, ma non so da che parte comincia’» risponde, sporgendo le labbra in avanti per concentrarsi.
«Una come te che non sa de che parla’?»
«Simpatico…»
«No, davero… Vabbe’, scusa, parla de… La dieta prima de Pasqua!»
«Sei serio, amo’?» lo apostrofa lei, arcuando un sopracciglio. «Io? Che se me fossi dovuta vestì da cosplayer avrei potuto fa Isidoro? Io, che so tre anni che ogni lunedì grido “anoressia mode on” davanti alla lonza che c’ha regalato tu padre? Famme er piacere…»
«Vabbe’, però potrebbe essere uno stimolo… Ah proposito. La stai a fa la cyclette?»
«Uhm…»
«No, ve? Quer coso è diventato n’artro armadio, pe tutta la robba che c’hai messo sopra.»
«La cyclette è figa, ma me fa male il sedere dopo un po’. Il sellino non è ergonomico!» protesta lei, gesticolando verso quello che sembra più n’omo morto che na bicicletta senza ruote.

«C’hai lo step…»
«Ma è vecchio… E poi quello potenzia solo i polpacci, le cosce, il culo… Me serva quarcosa che me fa fa tutto…»
«Vattene a camminà ar mare…» propone lui, ma ha quel sorrisetto ironico di chi sa che sta parlando con un muro di gomma. Non è che non c’ha ragione, è che…
«Da sola mi prende a male… E se poi uno stalker mi nota per due mattine di fila e mi segue?»
«Non ce devi anna’ alle sei de mattina, eh?»
«Ma più tardi c’è un sacco de gente e io me vergogno. Ndo vado a camminà tutta nfagottata?»
«E allora non te lamenta’!»
«Ma io non me sto a lamenta’, sei te che hai tirato fori la storia della dieta a Pasqua! Io manco ce stavo a pensa’!»
«Vabbe’, quindi de che parli?»
«Non lo so…» geme lei, tirando le ginocchia al petto. «Uff… Ormai senza traccia è un problema. M’ero così abituata a esse tornata alle superiori, tipo…»

«Pensa che belle abitudini…» commenta lui, alzando gli occhi al cielo.
«Non capisci la poesia, la fitta di nostalgia di andare a scuola, seguire i prof…»
«Io me ricordo solo la fitta allo stomaco ogni vorta che dovevo fa finta de sta male…»
«No comment…»
« Non me pare, stai ancora a parla’…»
«Sai che c’è?» sbraita lei, alzandosi di colpo. «Parlerò delle uova di Pasqua! Sì, parlerò di quelle e di come mi ricordino la strage nelle Ferriere Kitchner del 1906!»
«Ferriere de che?»
«It.»
«Non te…»
«Nel libro di King, It fa fuori un sacco di bambini durante la caccia all’uovo. È il primo interludio del….»
«Non mi sembra molto pasquale…»
«Non capisci.»
«Ok. Ok, come te pare… Senti, che fanno stasera pe televisione?»
«Non lo so… però vado a prende i canestrelli, così almeno facciamo lo spuntino dolce dopo cena…»
«”Anoressia mode on”…» la prende per i fondelli lui.
«Taci o te ce manno a te.»
«Ti amo tanto, amore, e sei bellissima…»
«Ecco.»

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