Ambientazione: è un problema? O una sfida affascinante per lo scrittore? Laura Costantini dice la sua.
Quando io e la socia abbiamo cominciato a scrivere (era il 1978) di fatto mettevamo nero su bianco i nostri sogni di adolescenti. Cominciammo con un’astronave in viaggio verso un buco nero (e ci documentammo su dove gli astronomi collocassero il più vicino, comunque un’ipotesi, la loro, e comunque non c’era Internet all’epoca, ma ci documentammo).
Proseguimmo con un circo in viaggio in tutta Europa (e ci documentammo su città, usanze, strade da percorrere, distanze, ponti, fiumi, modelli di auto, senza dimenticare tutto l’armamentario strettamente attinente all’attività circense, e non c’era Internet all’epoca, ma ci documentammo).
Le location italiane non ci attiravano e continuarono a farlo per molti anni ancora. Decenni, direi. Perché nel frattempo diventammo grandi. E arrivò Internet a facilitare il compito, anche se la Biblioteca Nazionale di Castro Pretorio a Roma non si batte. La nostra prima pubblicazione, di cui quest’anno ricorre il decennale (non ve ne importa un fico secco farcito di mandorle, lo so, ma quest’è), fu un romanzo ambientato in Irlanda, sulla baia di Kenmare. All’epoca non c’eravamo mai state, ma ci documentammo a tappeto su qualsiasi aspetto potesse tornare utile alla storia: credenze celtiche, rituali di stregoneria, pub, rapporto tra pecore da lana e numero di abitanti, distanze da percorrere, condizioni delle strade, interventi necessari a restituire la vista a una persona. E via così.
Non bastò. Non facemmo errori. Italiani che vivevano in Irlanda ci fecero i complimenti per aver saputo restituire l’atmosfera, i colori, l’Irlanda stessa. Ma non bastò. Perché, e noi non lo sapevamo ancora, gli esordienti erano considerati, e lo sono ancora, colpevoli di esterofilia. Per cui, se non avete mai pubblicato un romanzo, accertatevi di ambientarlo nel vostro quartiere. Perché dovete scrivere di ciò che conoscete. E va da sé che voi/noi, poveri neofiti (allora lo eravamo) della scrittura narrativa, conoscessimo a malapena il citofono del nostro palazzo. E di quello dovevamo parlare, per essere credibili.
Il titolo di questo piccolo sfogo la dice lunga sulla nostra reazione. Nel 2008 tenemmo a battesimo la casa editrice del giovanissimo Francesco Giubilei, Historica, con un romanzo ambientato nel Wyoming (e ci documentammo su tutto, dall’allevamento all’estrazione in situ dell’uranio alle stazioni radiofoniche di zona). E così abbiamo continuato. Non è che non amiamo il nostro paese e la nostra città. A Roma abbiamo dedicato due gialli molto apprezzati e abbiamo in cantiere un romanzo storico. Ma documentarci, fare ricerca è la nostra passione. Ricreare mondi, situazioni, periodi storici… Si chiama fantasia. Puoi applicarla in una stanza chiusa oppure su un pianeta alieno. A te, lettore, riconosciamo il diritto di decidere se la storia ti piace o non ti piace, se è scritta bene o con i piedi. Ma, sia chiaro, non sei tu a decidere cosa noi siamo in grado di raccontare.
——————————————–
Laura Costantini è una degli Amici del Blog.
Potete trovare QUI il suo saggio “Scrivere non è un mestiere per donne”.
Concordo in pieno. Quando iniziai a scrivere, pochi anni fa, scrissi un racconto western. e la persona a cui lo sottoposi per avere un parere mi disse “Perché scrivi queste sciocchezze? ” E mi rifilò la solita tiritera trita e ritrita sui principianti che vogliono sempre ambientare le loro storie all’estero. Tutto questo senza preoccuparsi minimamente di sapere se conoscevo quello di cui avevo scritto. Infatti io sono un’appassionata del Far West e, pur non essendo un esperta, conoscevo l’argomento di cui avevo voluto scrivere. Purtroppo c’è tanta gente che interpreta alla lettera l’esortazione “Scrivi di ciò che conosci” e pensa che significhi “scrivi solo del tuo cortiletto e non occuparti d’altro”. La morte della fantasia, insomma. Poi bisogna precisare che “fantasia” non significa “scrivo quello che mi pare e voi ci dovete credere”, quella è solo superficialità. Io scrivo fantasy e questo non mi esime dal documentarmi su tutto ciò che riguarda aspetti precisi della storia, tipo gli armamenti, aspetti che bisogna conoscere per essere credibili. Per tutto il resto: viva la fantasia!