Ho fatto di nuovo ipnosi regressiva.

Nella mia vita precedente, chi scriveva recensioni doveva studiare le tecniche di scrittura come gli autori. Non perché una recensione è la scheda di valutazione tecnica approfondita di un editor che seleziona opere per una collana o un concorso, ma non è nemmeno un riassunto con rigo finale “Mi è piaciuto/non mi è piaciuto” come si vede in giro da quando i blog nascono come funghi per ricevere libri gratis o collaborare con case editrici con cui si vorrebbe pubblicare.

Una recensione dovrebbe accennare alla trama solo in apertura, per poi passare a mettere in luce in maniera oggettiva i pregi e/o i difetti della struttura, dello stile, dell’idea, dei dialoghi, delle caratterizzazioni, del coinvolgimento emotivo, e in chiusura tirare le fila sui motivi per cui un libro è consigliato oppure no. Se in mancanza di queste capacità di valutazione si aggiungono parzialità e pregiudizi, di recensioni vere e proprie ormai in giro ce ne sono poche.

Altro discorso sarebbero quelle che su Amazon sono state denominate recensioni, ma hanno finito col diventare commenti soggettivi dei lettori. E stanno bene lì, non sui blog dove l’approccio dovrebbe dimostrarsi un pochino più competente e smaliziato. Si può così arrivare a casi estremi come quando mi è capitato di ricevere una recensione da un blog il cui succo, al di là del riassunto, era: “Scritto bene, però a me i libri sulle streghe non piacciono, quindi non mi è piaciuto.” Ma allora perché te lo sei fatto assegnare? 😀

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I romanzi di Anonima Strega potete trovarli QUI.